domenica 19 aprile 2015

Gli "Smalti" di Franco Fortunato esposti alla galleria Vittoria di Roma


SMALTI D'AUTORE. IL PITTORE FRANCO FORTUNATO PRESENTA A ROMA I SUOI ULTIMI LAVORI.

 

CERAMICHE SMALTATE DOVE RIPRODUCE ALCUNI DEI SUOI SOGGETTI CONSUETI.


“Smalti” Franco Fortunato
Galleria Vittoria
Via Margutta 103, Roma

(testo Rosa Orsini)

Fino al 4 maggio la galleria Vittoria di Roma dedica una personale all'artista Franco Fortunato intitolata “Smalti”. Il famoso pittore romano ripropone i temi classici della sua produzione pittorica, trasponendo i soggetti che lo hanno reso famoso nel panorama internazionale sulle superfici smaltate delle ceramiche, incorniciate ed assemblate in piccole composizioni. Fortunato, nel corso della sua lunga carriera di pittore, scultore ed artista poliedrico, subisce il fascino della ceramica cui affianca la cuerda seca o corda secca, una tecnica di decorazione introdotta in Spagna durante la conquista araba, oggi utilizzata per ottenere degli oggetti di particolare brillantezza. Dopo lunghi anni di studio e di sperimentazione della materia, incoraggiato e sostenuto dai suoi amici e colleghi, presenta i suoi lavori nella prima personale dedicata esclusivamente agli smalti, da cui prende il titolo la mostra.
Conosciuto per le raffigurazioni dei paesaggi architettonici dei comuni toscani del XIII e XIV secolo, nonché per i cicli pittorici ispirati ai grandi personaggi della letteratura, tra cui “Pinocchio” (tema svolto nel 1994 e ripreso nel 2004) e il “Piccolo Principe” (del 2005), considerati i capolavori della narrativa per ragazzi in quanto celano tra le righe importanti messaggi sociali ed educativi, Fortunato si differenzia per la linearità e la purezza figurativa del disegno. I suoi lavori sono stati esposti in numerose mostre sia in Italia che all’estero come Svizzera, Francia, Gran Bretagna, Argentina, Stati Uniti e Canada.
L'accostamento a Magritte, di cui spesso viene accusato, gli va stretto. Comprensibile in quanto la sua immaginazione creativa spazia e attinge alle infinite fonti generate dalla cultura del nostro paese, da cui perviene ad una personale sintesi metafisica e surreale che differenzia la maturazione del suo percorso artistico.
Nel corso della carriera, infatti, il suo lavoro si è sviluppato anche nel campo della grafica, della scultura e della ceramica per approdare nel 2012 alla scenografia, collaborando alla realizzazione de Il Corsaro di Giuseppe Verdi, messo in scena al Teatro Verdi di Trieste nel Gennaio 2013, anno del bicentenario verdiano. A questo primo lavoro hanno fatto seguito le scenografie de Il Flauto Magico.
Piccole e preziose opere d'arte. Ecco come si presentano i suoi smalti sui quali riproduce i soggetti dei suoi lavori più famosi. Il diario visivo di un viaggio in un mondo onirico e surreale, dove imperano le vedute architettoniche dei comuni trecenteschi, tema ricorrente della sua produzione, cui accosta piccole tavole smaltate in cui riproduce ambientazioni elaborate e fantasiose: alberi dalle chiome rotonde e gigantesche che ospitano piccoli borghi seminascosti, come nidi di uccello tra i rami intrecciati, e città fortificate che diventano isole la cui sagoma si riflette nel mare turchese.
Ai temi suddetti si aggiunge un altro soggetto: il naufragio della Querina. La vicenda narra la drammatica sorte della nave mercantile veneziana, partita da Creta nel 1431 al comando di Pietro Querini, e del suo equipaggio. Diretta nelle Fiandre, non giungerà mai a destinazione. Doppiato Capo Finisterre, spinta a nord dai venti contrari, verrà sommersa da una tempesta che distruggerà ineluttabilmente l'imbarcazione.
Ecco quindi i suoi capolavori trasposti sulla superficie smaltata, che sostituisce la consistenza della pittura ad olio con la pastosità dell'argilla, colorata con smalti ceramici diluiti nell'acqua e cotta in forno ad una temperatura di 960 gradi. L'effetto finale lascia stupefatti: lo smalto conferisce al soggetto quell'effetto di lucidità che sublima l'opera.
L'uomo si affianca infine all'artista nel ricordo commosso del suo amico ormai scomparso Gianni Bruni cui dedica la prefazione della mostra. Un omaggio a colui che lo ha incoraggiato ad abbracciare la ceramica come linguaggio espressivo e a lasciarsi condurre senza esitazione nei meandri oscuri e segreti di una tecnica antica nel tempo quanto meravigliosa.

Domanda: Lei ha alle spalle una lunga carriera come pittore, ormai affermato ed apprezzato, Nel tempo ha voluto riportare alcuni dei soggetti che ha rappresentato su tela anche sulla ceramica. Il bisogno di riproporre lo stesso tema con una tecnica diversa da cosa nasce?
Fortunato: La questione sta solo nel fatto che mi piace la ceramica. Questa materia, questo materiale, ed i suoi pimenti hanno, non lo dico io poiché è una cosa millenaria, un fascino e un impatto molto forte. Per cui mi sono voluto cimentare. Quando ho cominciato a gestire il materiale ho voluto, e non potevo fare altrimenti, trasferire i miei temi, le mie immagini più consuete, e proporle a chi mi conosce da tanti anni.

D: La ceramica cui affianca la cuerda seca è una tecnica complicata da eseguire?
Fortunato: La caratteristica principale è il passaggio del fuoco. Ciò significa che tutte le cose che faccio a mano prima, devono passare poi attraverso un forno che cuoce alla temperatura di 960 gradi. Una temperatura inimmaginabile, che brucia quasi tutto, per cui non si può prevenire cosa ne uscirà fuori. Perciò quando si apre la porta del forno, dopo che la temperatura è scesa, e ci vuole molto tempo affinché ciò avvenga, si hanno delle sorprese. Quelle che vede esposte sono delle sorprese. Soprattutto perché i colori cambiano e ciò avviene proprio a causa del processo fisico chimico prodotto dal calore. Ma bisogna dire che lo smalto produce un risultato che è affascinante di suo, anche se non ci sono immagini. Una forza che ha solo la ceramica.

D: Riguardo alla tematica, per entrare nella sua filosofia, i soggetti rappresentati nei quadri richiamano alla mente i comuni del '300. C'è quindi uno sguardo al passato, una fascinazione data dalla nostra cultura. Il tema è indubbio e riconoscibile. Ma non si può non notare anche un'influenza surrealista, onirica se non addirittura metafisica. Cito ad esempio De Chirico, Dalì.
Fortunato: Il riferimento al '300 è dichiarato. Per quanto riguarda il surrealismo, De Chirico l'ho guardato come l'hanno guardato tutti ma mai con particolare attenzione. Mi sono nutrito da molte fonti, ho guardato alle figurazioni del '300 e del '400. Non mi sono nutrito di De Chirico e tanto meno di Magritte a cui mi hanno attribuito una forte somiglianza. Non è così. Le mie fonti stanno nel '300 italiano, senese piuttosto che fiorentino.

D: L'ultima domanda. Porterà in giro questa mostra?
Fortunato: Questa qui è la prima occasione che mi si presenta di fare una personale di sola ceramica, anche se ci sto lavorando da tempo. La ceramica l'ho già esposta in vari luoghi d'Italia ma in mostre collettive. Comunque ho altre cose in calendario per i prossimi mesi.

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