martedì 8 ottobre 2013

Robert Capa: cronache di guerra sul suolo italiano


Robert Capa:  cronache di guerra sul suolo italiano


3 ottobre 2013- 6 gennaio 2014

Museo di Roma – Palazzo Braschi
di Rosa Orsini (blogger)
Inaugurata il 2 ottobre a Palazzo Braschi in presenza delle autorità ungheresi e della Sovrintendenza Capitolina, la mostra espone per la prima volta in Italia 78 fotografie scattate da Robert Capa, al secolo Endre Friedmann, uno dei più celebri fotografi del xx secolo se non di tutti i tempi.
Con l'occasione si celebra un doppio anniversario: il centenario della nascita del celebre fotografo (nato a Budapest nel 1913), considerato il padre del fotogiornalismo, e il settantennio dello sbarco delle truppe anglo-americane in Italia.
Nell'ambito dell'anno culturale Ungheria- Italia 2013 il governo ungherese ha pensato di proporre un soggetto unico nel suo genere per suggellare il legame umanistico tra i due popoli. La scelta, meditata con l'intento di trovare un punto in comune con la storia italiana, è caduta sul lavoro di un artista carico di quell'umanità e quella sensibilità propria dei popoli dell'Europa orientale.

autorità
Come ha sottolineato il Vice Sottosegretario di Stato per gli Affari Economici del Ministero elle Risorse Umane d'Ungheria Ferenc Bathò da secoli intercorre una profonda amicizia tra i due popoli che si intende rafforzare. Varie sono state le iniziative in ambito culturale che hanno visto esporre in Italia le opere dei loro grandi artisti moderni e contemporanei e oggi sono orgogliosi di portare a Roma un grande e talentuoso artista della loro terra che con i suoi scatti fotografici ha immortalato scene di vita che appartengono alla storia italiana.
Considerato il padre del fotogiornalismo, al quale seppe dare una nuova veste e una precisa direzione, Robert Capa fondò nel 1947 a Parigi la Magnum Photos, che diverrà una delle più importanti agenzie fotografiche del mondo. Capa fu un grande corrispondente di guerra. In quarant'anni di vita, tragicamente conclusa nel 1954 per lo scoppio di una mina in terreno vietnamita durante la prima guerra d'Indocina, ha immortalato con le sue foto i momenti drammatici dei cinque grandi confitti che hanno insanguinato i primi cinquant'anni del secolo scorso. Capa, ossia “Squalo”, soprannome che gli venne attribuito dagli amici e che divenne il suo nome di battaglia, fu presente sempre in prima linea, vivendo tra i soldati sui campi di battaglia, pronto a cogliere con il suo obiettivo l'anima degli uomini che parteciparono tragicamente alle atrocità della guerra, militari e civili, uomini e donne, vecchi e bambini. Dotato di una personalità fuori del comune, Capa amava profondamente la sua professione. Fotografare il mondo era la sua ragione di vita. Fu quindi cronista e testimone oculare di momenti che sono passati alla storia. Oggi possiamo guardare queste immagini come frammenti di uno specchio in cui si riflettono mondi interi e gli orrori delle guerre che hanno imperversato nei cinque continenti.
Ma cosa lega Robert Capa all'Italia? E' presto detto. Durante la sua breve vita Capa scattò circa settantamila fotografie in 23 paesi che furono teatro di guerra. Alcune di queste, nello specifico 78, furono scattate sul suolo italiano durante la seconda guerra mondiale. Infatti, in veste di corrispondente di guerra accreditato presso le truppe americane, Capa fu protagonista dello sbarco delle truppe anglo- americane ad Anzio per liberare l'Italia dagli orrori commessi dal nazifascismo.
Oggi quella realtà così lontana prende nuovamente vita attraverso questa interessantissima mostra che vede esporre le suddette foto al Museo di Roma di palazzo Braschi, fiore all'occhiello dei musei della capitale che per l'occasione apre finalmente al pubblico, dopo un lungo restauro, i saloni del secondo piano predisposti per l'allestimento delle mostre temporanee. Le fotografie fanno parte della Master Selection, una raccolta di 957 scatti selezionati dal fratello di Robert Capa, Cornell e dal biografo Richard Whelan tra le migliaia realizzate nell'arco della sua attività di fotoreporter, di cui esistono soltanto tre copie al mondo oggi conservate presso l'International Center of Photography di New York, il Tokyo Art Museum e il Museo Nazionale Ungherese di Budapest. Quest'ultimo ha prestato le sue, acquistate nel 2009 dall'International Center of Photography di New York, per l'allestimento di questo importante evento, curata da Beatrix Lengyel, capo ufficio dell'Archivio Storico Fotografico del Museo Nazionale Ungherese, che ha visto la partecipazione della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, del Ministero delle Risorse Umane d'Ungheria, dell'Ambasciata d'Ungheria e dell'Accademia d'Ungheria a Roma, e che rimarrà in mostra fino al 6 gennaio 2014.
La guerra vista attraverso la lente di un obiettivo fotografico, scatti che fissano momenti esaltanti e terrificanti, di gioia e di dolore. Scene drammatiche di vita vissuta e quel sottile confine tra la vita e la morte che si delinea tra le macerie dei bombardamenti, tra le strade disastrate, sui campi di battaglia, negli ospedali di fortuna accampati nelle chiese. Immagini tanto forti quanto ricche di una profonda umanità che ci cattura e ci emoziona perché risveglia in noi l'orrore della guerra e la compassione per le vittime.
Capa ha immortalato la salita dei paracadutisti dalla Tunisia alla Sicilia, la resa di Palermo, l'assedio di Troina, i funerali degli studenti napoletani, le difficoltà sulla via verso Montecassino, l'Italia sconvolta dal secondo conflitto mondiale, ormai prossima alla miseria e alla disperazione, che festosamente accoglie le truppe anglo americane, finalmente libera dalle atrocità nazifasciste.
Un tuffo nella storia del nostro paese attraverso immagini in bianco e nero catturate da un obiettivo, uno vetro trasparente che riflette le espressioni di gioia e di dolore dei volti segnati dalle atrocità della guerra, siano soldati o civili, italiani, americani e tedeschi, protagonisti attivi e passivi, vittime e carnefici. Capa fotografa soggetti inconsapevoli di divenire loro stessi la storia del nostro paese perché la storia è fatta di uomini, di vicende umane spesso tralasciate dalla cronaca, e non di semplici frasi scritte sui libri. Cosicché anche lui attraverso le sue fotografie diventa parte della nostra storia Ecco dunque svelato il trait d'union dei due paesi che oggi con orgoglio e commozione presentano al pubblico questo grande personaggio della cultura ungherese.