architettura

18 ottobre 2014

RICHARD DEACON/ERIC PARRY

3-2=1 Bridge, Bangle & Cornice

Meeting Achitecture
Architecture and the Creative Process

The British School at Rome

Via Gramsci 71, Roma
dal 13 ottobre al 4 novembre


(testo e foto Rosa Orsini)

Parte il secondo anno del programma interculturale organizzato dalla British School at Rome dedicato all'architettura e all'aspetto interdisciplinare che la pone in correlazione con altre modalità artistiche. Quest'anno Meeting Architecture inizia con una mostra incontro dedicata a due importanti figure contemporanee dell'arte e dell'architettura: gli inglesi Richard Deacon e Eric Parrry.
Introdotta da una conversazione sul tema avvenuta il 13 ottobre scorso all'interno delle sale della prestigiosa scuola britannica, una sede monumentale sulle pendici di Valle Giulia, la mostra intitolata “Bridge, bangle & cornice” propone al pubblico una documentazione varia e esauriente sui progetti esposti supportata da un video in cui Deacon e Parry parlano della loro collaborazione e di come sono stati realizzati i lavori. Accedendo da un piccolo ingresso al numero 71 di via Gramsci ci troviamo di fronte un piccolo allestimento dedicato ai tre importanti progetti che hanno interessato la città di Londra: il Millenium Bridge (1996), il St. James Gateway (2008-2013) e il Finsbury Square building (1999-2001).

Richard Deacon e Eric Parry vantano una lunga e prestigiosa carriera che li ha visti protagonisti sulla scena internazionale da quasi un trentennio e che ha fatto guadagnare loro anche prestigiosi incarichi accademici.
Richard Deacon, gallese, classe 1949, scultore e scrittore, professore di arte all'Accademia di Belle Arti a Dusseldorf, vive e lavora a Londra. Nel 1987 è vincitore del Turner Prize, premio di arte contemporanea annuale organizzato dalla Tate Gallery, intitolato in onore di William Turner e riservato ad artisti britannici al di sotto dei 50 anni di età. Oggi Deacon è tra gli artisti più conosciuti e apprezzati. Ha rappresentato il Galles alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2007, partecipandovi invece personalmente nell'edizione del 2012. Una carriera lunga trent'anni riassunta in un'importante retrospettiva intitolata “The missing part” presentata in Francia e in Germania nel 2010-2011. Il suo lavoro è raccontato anche dal film di Claudia Schmidt “Richard Deacon – in between”. Su commissione di Louis Vuitton ha realizzato Upper Strut, inaugurata a Singapore nel 2011, mentre a Winterthur nel 2013, su commissione degli amici del Museo di Winterthur, ha realizzato Football.
Eric Parry, (classe 1952) uno dei più famosi architetti del Regno Unito, vive e lavora a Londra dove nel 1983 ha fondato lo studio Eric Parry Architect, Ha realizzato molti progetti nella città londinese riguardanti soprattutto la riqualificazione urbana del centro cittadino come il complesso St Martins-in-the-fields in Trafalgar Square (2002-2008). E' Membro di prestigiosi comitati tra cui il Royal Academy Architecture Committee, il Mayor's Design Advisory Panel e il Consiglio della British School at Rome.
Una carriera prestigiosa in parte raccontata attraverso questi lavori realizzati in collaborazione con Richard Deacon in un incontro intervista mediato da Eric de Chassey, storico dell'arte francese e Direttore dell'Accademia di Francia a Roma- villa Medici.
All'interno della sala impera una maquette, ossia un plastico, una struttura reticolare in acciaio che riproduce in scala il ponte pedonale che attraversa il Tamigi. Il progetto presentato per il concorso del Millenium Bridge (1996) prevedeva il collegamento tra la city con la banksite e la Tate Modern.
Le pareti laterali sono dedicate al progetto per il St. James Gateway (2008- 2013) nel cuore di Piccadilly Circus, con l'esposizione di schizzi, fotografie e sezioni a matita appesi su una gigantografia della piazza. Arricchiscono la documentazione le lettere di corrispondenza tra gli artisti. Bellissima la parete sul lato opposto, composta da pannelli colorati. Rappresentano la cornice ornamentale ideato da Deacon per decorare la facciata dell'edificio. Un lavoro integrativo del progetto che ha interessato una sezione lunga 25 metri, qui riprodotto da una piccola selezione di disegni che però suggerisce pienamente l'idea complessiva della vivacità dell'effetto scenografico.
Per finire, sullo sfondo l'immagine della facciata del Finsbury Square building (1999-2001) affiancato da documenti e da un piccolo plastico realizzato in legno. La mostra rientra nel programma culturale realizzato dalla British School a Roma che prevede una serie di appuntamenti incentrati sul rapporto e sulla ibridazione tra architettura e gli altri processi creativi. Mostre studio e conferenze vedranno partecipare tra l'altro importanti nomi come Jean Louis Cohen, Wouter Vanstiphout, Dante Ferretti, Alfredo Pirri e Thomas Schűtte. Un fitto calendario di appuntamenti che si protrarrà fino alla fine di maggio 2015.

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Calatrava; la metamorfosi dello spazio



 Braccio di Carlo Magno- San Pietro

Roma


fino al 20 febbraio 2014

(testo e foto Rosa Orsini)

Nato a Valenzia il 28 luglio 1951, Santiago Calatrava è considerato uno tra gli architetti più rappresentativi del nostro secolo. Pertanto i Musei Vaticani e il Pontificio Consiglio della Cultura hanno voluto rendere omaggio alla sua persona installando un'interessantissima mostra che raccoglie circa 140 opere, una ricostruzione minuta e dettagliata dei lavori realizzati durante la sua carriera attraverso un dispiegamento di plastici e sculture nonché di acquerelli e bozzetti che ci permettono di scoprire i diversi aspetti della sua personalità artistica.
Sembra di entrare in un micro mondo dove trovano spazio i lavori ridotti in scala dei progetti realizzati da Calatrava nel corso della sua carriera, un viaggio cognitivo attraverso il quale apprendiamo come il suo genio non si esprima soltanto nei progetti di architettura ed ingegneria che lo hanno reso famoso in tutto il mondo. La mostra rivela sì l'uomo in quanto architetto ingegnoso ma anche come pittore sensibile, superbo scultore, e scenografo creativo.
La mostra inaugurata il 5 dicembre 2013 rimarrà aperta al pubblico (a ingresso libero) fino al 20 febbraio 2014. Essa ha luogo all'interno del Braccio di Carlo Magno a San Pietro in Roma, alla fine del colonnato di sinistra. Sulla gradinata, davanti alla porta di accesso, ci accoglie una singolare scultura in bronzo realizzata dall'artista spagnolo la cui forma suggerisce l'immagine di una piuma sospesa nell'aria oppure quella di una lunga e stretta foglia piegata dal vento.
Nei suoi lavori ricorre spesso il tema della natura. Sono soprattutto gli alberi con le loro lunghe e spoglie diramazioni ad ispirare l'artista che ne fa oggetto preferito dei suoi acquerelli. Sono loro i soggetti tematici che ci introducono, attraverso un piccolo corridoio sulle cui pareti sono iscritte alcune citazioni di Calatrava, nel percorso espositivo della mostra. In effetti sembra di addentrarsi nei meandri di una foresta futuristica dove tutti gli elementi concettuali e artistici concepiti dalla sua mente creativa trovano il loro spazio amalgamandosi in un insieme armonico. L'uomo si racconta attraverso il suo lavoro, è l'arte che lo rappresenta appieno in tutte le sue sfumature,estende le sue braccia e accoglie vari generi espressivi e non solo quello architettonico. Anche i plastici, piccole costruzioni realizzate in alluminio, vetro e polistirene, ci appaiono come perfette opere d'arte. Osservandoli attentamente possiamo cogliere alcuni aspetti peculiari del suo lavoro.
Innanzitutto vediamo come oggi l'architettura sia completamente al servizio del progresso. Viviamo in un'epoca in cui si ha l'esigenza di ridurre i tempi di percorrenza tra grandi distanze, di congiungere le rive dei fiumi, di concepire gli spazi abitativi in verticale a causa della crescita demografica delle grandi città, di creare spazi espositivi in grado di rispondere alle richieste di multifunzionalità e interdisciplinarità. Pertanto la funzionalità è il punto cardine intorno al quale ruota l'idea progettuale. L'architettura si spoglia di ogni elemento stilistico, diviene semplice ed essenziale. Si compone di lunghe linee, rette o curve, laddove l'utilizzo dell'acciaio, sposando linearità e solidità, dà forza espressiva al progetto. Altra connotazione comune è la razionalità degli spazi e l'utilizzo di coperture concave e aggettanti sopra l'area predisposta alla sua specifica funzione.
Portavoce di un moderno umanesimo, Calatraca afferma che l'uomo è al centro dell'architettura. “Lo studio delle figure umane- afferma- è un fattore essenziale del mio lavoro, una fonte illimitata di ispirazione... e mi permette di esprimere sentimenti estetici con quel senso di teatralità e quell'esistenzialismo che a volte si ritrovano nella pittura”. Mentre la scultura è per l'architetto in cerca di ispirazione una forma di meditazione.
Il suo pensiero spiega la presenza dei numerosi quadri esposti, acquerelli che hanno per soggetto corpi maschili e femminili accovacciati, figure in movimento, nudi di donna, e di singolari e moderne sculture impreziosite dall'uso di materiali quali bronzo e granito. Ci addentriamo e osserviamo attentamente l'allestimento della mostra.
chiesa di Saint Nicholas a New York
Il salone d'ingresso è dominato dal grande plastico della chiesa di Saint Nicholas, in corso d'opera a New York. Circondato da due lunghi panelli a forma di anfiteatro che espongono gli studi in acquerello della genesi del progetto, ossia quello della cupola e lo studio dei volti e dei fiori delle vetrate, ci ricorda nell'insieme la basilica di San Pietro e il grande colonnato del Bernini. Forse non a caso il complesso è stato disposto in siffatto modo.
In realtà per la realizzazione del progetto Calatrava si è ispirato alla basilica di Santa di Sofia a Costantinopoli. La chiesa greco ortodossa a pianta a croce greca e cupola emisferica, che sorgerà all'estremità orientale del nuovo Liberty Park, aggiunge l'elemento spirituale al progetto di
acquerelli
ricostruzione del Ground Zero, concepito come un piccolo e tenero fiore che sboccia, date le sue ridotte dimensioni rispetto all'altezza dei nuovi edifici che occuperanno lo spazio dove sorgevano le Twin Towers. Ecco ancora ricorrere il tema della natura.
New York vede l'impegno di Calatrava in altri due importanti progetti. In primo luogo il permanent world trade center path terminal in corso di realizzazione sempre sul Ground Zero, di cui si può ammirare il plastico e i bozzetti della prima versione del progetto. Esso rappresenta il corpo emergente dalla forma allungata e aggettante che avrà funzione di copertura dei grandi snodi di camminamento posti a livello sottostante, e sarà realizzato in vetro a acciaio bianco.
L'altro progetto che vede impegnato Calatrava è la Cattedrale di Saint John the Divine, ubicata a Manhattan nell'Upper East Side, lavoro di rifacimento che dovrebbe completare la struttura del transetto.
Cattedrale di Saint John the Divine - New York
Tra i tanti lavori esposti in scala non poteva di certo mancare il plastico in legno del tanto discusso ponte di Venezia, il progetto del palasport di Tor Vergata a Roma, la stazione di Reggio Emilia e l'Opera House di Tenerife.
Percorrendo le sale notiamo che l'acquerello è usato anche per realizzare i bozzetti di studio dei lavori e li vediamo esposti accanto ai plastici relativi al medesimo progetto come la Puerta de la Mujer di Buenos Aires e il Light Rail Train Bridge di Gerusalemme.
Affiancate a tre piccole sculture custodite nelle nicchie possiamo ammirare ridotte in scala la Chicago Spire Tower ( 2005) e Turning Torso-Malmo Tower (1995-2005).
Le sculture riflettono lo stile dei progetti. Si tratta di installazioni solide e flessibili, sospese nell'aria come le dita di una mano. Prevalgono figure geometriche, linee e sfere che costruiscono un gioco di spazi e di volumi. Alcune si presentano come disegni dalle forme stilizzate e allungate come le due sculture in bronzo e granito nero “The Brid” e “The Singing Bird”, che ricordano le coperture degli edifici realizzati. Singolari e interessanti le sculture mobili e modulari presenti nell'ultima sala che prendono vita nel momento in cui i sensori avvertono la vicinanza di un osservatore.
Infine viene ricordata l'esperienza di scenografo presso il New York City Ballet. Nel 2008 Calatrava è stato invitato dal direttore artistico Peter Martins a realizzare 5 delle 7 scenografie per il programma della primavera del 2010. Si tratta di 10 piccoli modelli realizzati in diversi materiali esposti in piccole nicchie nell'ultima sala del percorso espositivo.
La mostra termina all'esterno con una piccola composizione scultorea a cui è stato dato il nome di Cicladi: piccole sfere convesse o ricurve appollaiate su lunghi e stretti trespoli di alluminio, riproduzioni in marmo della sculture in alabastro esposte all'interno della mostra. Ci osservano protette dalla vetrata che le separa dall'interno, come figure aliene provenienti da un pianeta lontano.
Cyclades
Un artista a tutto tondo, Santiago Calatrava, il cui talento è riconosciuto in tutto il mondo ma al quale non sono state negate severe e aspre critiche a causa di alcuni suoi lavori che per vari motivi non sono stati all'altezza dell'idea a monte del progetto. Va ricordato che l'architetto spagnolo è stato nominato da Benedetto XVI il 10 dicembre 2011 consultore del Pontificio Consiglio della Cultura, organismo che si propone di promuovere in particolare il dialogo con le varie culture del nostro tempo. Motivo per il quale la mostra si presenta come un'interessantissima occasione per spalancare le porte della nostra conoscenza verso i nuovi orizzonti artistici che stanno cambiando l'aspetto architettonico del nostro pianeta.


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15 aprile 2013

DANIEL LIBESKIND

Never Say the Eye is Rigid: Architectural 

 

I disegni architettonici di Daniel Libeskind sono in mostra alla Ermanno Tedeschi Gallery di Roma fino al 30 aprile. Una mostra itinerante che toccherà altre importanti città italiane e internazionali.




Una piccola galleria situata al Portico d'Ottavia, nel quartiere ebraico di Roma, espone 52 disegni del famoso architetto polacco naturalizzato americano. Il nome di Daniel Libeskind è legato ad importanti progetti architettonici realizzati nei quattro angoli della terra, tra cui citiamo il museo ebraico di Berlino  (2001) e City Life, il nuovo quartiere milanese che vedrà la nascita nei prossimi anni in occasione dell'expò di Milano, per il quale Libeskind ha progettato una torre residenziale in puro stile decostruttivista, di cui oggi è il massimo esponente. Una carriera costruita negli ultimi decenni, premiata da un grande successo internazionale. Nonostante la fama, la veste di artista impegnato non ha soffocato l'umanità di un uomo cordiale e disponibile al dialogo soprattutto con i numerosi studenti che hanno presenziato all'apertura di questo importante evento culturale.
La galleria Ermanno Tedeschi dedica particolare attenzione agli artisti israeliani e a coloro che interpretano, attraverso l'arte,  la cultura e le radici ebraiche. Con il contributo della Mapei, porterà in tour i progetti disegnati da Libeskind in altri quattro spazi espositivi. Dopo Roma, sarà la volta di Milano, Torino, Tel Aviv e in chiusura New York, dove sarà aperta una mostra complessiva. Sono disegni realizzati a mano, in bianco e nero o colorati in acquerello, alcuni relativi a progetti che hanno visto la piena realizzazione come l'estensione tramite una struttura prismatica di vetro del Museo di Storia Militare di Dresda (2011), il citato Museo Ebraico di Berlino e un casa privata in pieno stile decostruttivista nel Connecticut (2010). Interessanti i disegni realizzati con il tecnigrafo che propongono una futuristica città ideale (City Edge Competition), proposta presentata per il Piano di Sviluppo Urbano di Berlino nel 1987. Il disegno per Libeskind è espressione artistica, il mezzo attraverso il quale l'artista da corpo al proprio ingegno e voce alla propria anima. Una passione nata in giovane età che ben si sposa con la professione dell'architetto alla quale fu indirizzato dalla madre che seppe sapientemente riconoscere la sua creatività innata. 
Ma veniamo alla parte più importante della mostra: il Ground Zero Master Plan.
L'incarico di costruire sul suolo dove sorgevano le torri gemelle distrutte nell'attentato di New York nel 2001, gli è stato assegnato nel 2003. Ground Zero vedrà presto risorgere un'area di nuove dimensioni. Un omaggio alla città e al coraggio e alla capacità di rinascita del grande popolo americano. Heart and soul, memory fondation è la frase scritta sui disegni. Il Cuore e l'anima della città e della nazione americana. Il progetto, di cui rimane ben poco rispetto alla concreta realizzazione del World Trade Center, prevedeva la costruzione di cinque torri di cui una alta 1776 piedi, numero che rimanda all'anno della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America. La torre denominata Freedom Tower doveva essere allineata alla statua della libertà. Oggi La Freedom Tower è la torre più alta dell'occidente e  supera il famoso Empire State Building. Attraverso uno studio effettuato sulle luci diurne, avrebbe dovuto essere illuminata nel punto e nel giorno in cui è avvenuto l'attentato. Al centro  il progetto prevedeva fontane decorative con piccole cascate di grande effetto, dove l'acqua diveniva simbolo della vita che si rigenera. Arte e simbolismo nell'età moderna. Un concetto da rivalutare anche nell'urbanistica delle grandi città.





I VECCHI DOCKS DI PARIGI SI TRASFORMANO  NEL VILLAGGIO DELLA MODA E DEL DESIGN


Vista delle passerelle affacciate sulla Senna che conducono alla terrazza panoramica.
  • Vista della facciata sulla Senna.
  • Vista sulla Senna dal ponte d Austerlitz.
  • Il rivestimento realizzato è composto da una struttura metallica tamponata in vetro.
  • Vista di Parigi dalla terrazza panoramica.
  • La struttura è composta di tubi in acciaio.
  • Vista notturna della facciata chiamata « plug-over ».
Terrazza accessibile al pubblico.


I Docks de Paris sono un nuovo centro dedicato alla moda e al design all’interno di un edificio lungo e sottile esistente, caratterizzato da un’imponente struttura tradizionale. Il nuovo intervento si costituisce come un intricato involucro di acciaio e vetro che, utilizzando il concetto di arborescenza, “spunta” sulla struttura esistente in calcestruzzo come un ramo da un albero e fornisce ai visitatori inaspettate viste panoramiche.La città di Parigi ha organizzato una gara per la riqualificazione culturale e edilizia del sito, che lasciava ai partecipanti la decisione sul mantenere o meno l’edificio in calcestruzzo esistente. Lo studio Jakob+Macfarlane ha deciso di conservare la struttura e di sfruttarla per la realizzazione del nuovo progetto. L’edificio esistente, costruito agli inizi del secolo scorso, era utilizzato come deposito per le merci che, trasportate sulla Senna su chiatte, erano poi trasferite per mezzo di carri o treni.

Il blocco originario, costruito nel 1907 con la funzione di deposito industriale per il porto di Parigi, rappresenta la prima costruzione in cemento armato della città. La struttura a tre piani contava quattro padiglioni, ognuno dei quali con una campata da 10 m di larghezza e quattro da 7,5 m. A livello del Quai d’Austerlitz, tali campate (da 10 e 7,5 m) sono accessibili dalla strada e possiedono un’altezza più significativa, approssimativamente di 1,5 m, allo scopo di facilitare il trasporto, la gestione e la consegna delle merci.

Traendo ispirazione dalle correnti della Senna e dai camminamenti che corrono lungo le sue rive e che portano fino al nuovo quartiere Seine Rive Gauche, il progetto trasforma l’edificio industriale rivelando la sua ossatura in cemento.
La nuova copertura, composta da una struttura leggera in acciaio e vetro, definita « plug-over » è stata studiata per proteggere la costruzione esistente e le nuove funzionalità.
L’idea era quella di creare un nuovo involucro esterno che proteggesse la struttura esistente in calcestruzzo e in grado di costituire, al tempo stesso, un nuovo livello in cui inserire percorsi per la circolazione pedonale ed altre funzioni aggiuntive. In particolare, a livello del tetto, questa struttura ha permesso la realizzazione di una terrazza accessibile al pubblico.

La nuova struttura nasce dalla deformazione sistematica del modulo della costruzione preesistente. Utilizzando il concetto di arborescenza, il nuovo edificio “spunta” da quello vecchio come un ramo da un albero.
Questo involucro è costituita da un paramento in vetro, una struttura in acciaio e un tetto panoramico costituito da una pavimentazione in legno e erba da cui si gode un panorama della città.

Il sistema « plug-over » non solo permette di sfruttare al meglio l’involucro dell’edificio, ma consente di creare uno spazio per la circolazione pedonale fluido e continuo.
Il progetto prolunga le passeggiate pubbliche a strapiombo sulla Senna fino a raggiungere il tetto panoramico per poi riscendere in una sorta di anello continuo, che permette all’edificio di inserirsi e diventare parte del contesto urbano. Sono previsti collegamenti pedonali tra i quartieri del 13° arrodinssement e la Senna che corrono a partire dai livelli più bassi dell’edificio costeggiando il fiume.

L’edificio ospiterà un’interessante varietà di funzioni legate alla tematica della moda e del design. Esso accoglierà in particolare un importante spazio espositivo, l’Istituto Francese della Moda (IFM), negozi, una biblioteca, locali e ristoranti.
Durante la notte, la particolare illuminazione renderà il progetto animato e suggestivo.


Il MACRO

Nel 1999 il comune di Roma decise di trasformare la sede dei vecchi stabilimenti della birreria Peroni  in un nuovo spazio museale.  Nacque così il MACRO - Museo d'Arte Contemporanea di Roma.-  che stabilì una delle due sedi proprio a via Reggio Emilia,  nell'ex stabilimento industriale costruito da Gustavo Giovannoni  all'inizio del novecento, dismesso nel 1971. Nel 1999 è terminata la prima fase dei lavori di ristrutturazione e conversione del sito, che ha visto il recupero all'edificio principale. Il completamento dei lavori è stato assegnato al progetto Territori Sensuali di Odile Decq, a seguito del concorso internazionale indetto dal Comune di Roma nel 2000. Oggi il MACRO si arricchisce di una nuova ala espositiva.  La nuova ala del del museo si presenta  arrichita di  nuovi spazi,  un'ampia terrazza di 2.500 mq,  e un moderno parcheggio con 161 posti auto, locali di ristoro ta cui  il ristorante MACRO138 e il MACRO cafè. Inoltre è possibile acquistare cataloghi, libri e monografie nella gande libreria posta al pian terreno dell'edificio.


Il MACRO TESTACCIO

L'altra sede del MACRO  è dislocata nei due padiglioni del complesso edilizio dell'ex Mattatoio di Testaccio,  realizzato tra il 1888 e il 1891 su progetto dell'architetto Gioacchino Ersoch, che costuisce un importante esempio storico dell'architettura industriale nella città di Roma.
Nel 2002 i due padiglioni all'interno del complesso del Mattatoio, che consta di una superficie di 105,000 mq (di cui 43,000 coperti), sono stati assegnati al MACRO per lo sviluppo e la diffusione dell'arte contemporanea.
Situato non lontano dalla riva del Tevere nel quartiere Testaccio, il complesso dell'ex-Mattatoio  é stato trasformato  in un'ampia area espositiva capace di ospitare importanti  manifestazioni culturali ed eventi artistici. Le dimensioni e la disposizione dello spazio lo rendono particolarmente adatto per presentare alcune delle più rilevanti espressioni artistiche internazionali e nazionali.

Omaggio a Vettor Pisani, veduta dell'allestimentoUrban Arena - Terrazza MACRO. Foto: Yuma Martellanz.



GALLERIA CARLA SOZZANI


  - Galleria Carla Sozzani
 



La Galleria Carla Sozzani apre nel 1990 a Milano.

Situata al primo piano all'interno di un cortile di un ex edificio industriale tipico dell'architettura milanese è dedicata alla fotografia, all'arte, al design e all'architettura. Dall'apertura la Galleria ha presentato oltre 200 mostre di fotografi di fama internazionale tra i quali: Helmut Newton, Annie Leibovitz, Bruce Weber, Bert Stern, Sarah Moon, Paolo Roversi, David Bailey, Hiro, David LaChapelle.
Due volte all'anno la Galleria ospita monografiche dedicate all'architettura, all'arte, al design e alla moda, tra gli altri: Franco Albini, Carlo Mollino, Verner Panton, Kris Ruhs, Jean Prouvé, Yayoi Kusama, Pierre Cardin, Courrèges, Paco Rabanne e Martin Margiela.
Adiacente alla Galleria la Libreria presenta un'ampia selezione di pubblicazioni con attenzione particolare alla fotografia, all'arte contemporanea, all'architettura, al design, alla grafica e alla moda.
La Galleria ha una sua piccola casa editrice, Carla Sozzani Editore, che pubblica opere di fotografia, arte, moda e design.


 Il FERRARI WORLD DI ABU DHABI


  
Inaugurato nel 2010, dopo tre anni di lavori, il Ferrari World di Abu Dhabi sorge sull'isola di Yas. E' un enorme parco di divertimenti costruito su una superficie di 86.000 mq e vanta la copertura più grande (200.000 mq) che sia mai stata realizzata con il colore inconfondibile della rossa e il cavallino rampante in cima.
Il Ferrari World è il primo parco tematico dedicato alla Casa di Maranello ed è il più grande in assoluto. All'interno ci sono sale dedicate alla storia della casa automobilista, attraverso l'esposizione di fotografie e pannelli multimediali.
Ma la particolarità che attira migliaia di turisti è la possibilità di osservare da vicino le magnifiche auto che hanno fatto sognare nonni, padri e genitori, intere generazioni di appassionati che da tutti gli angoli del mondo tifano per la rossa di Maranello. La Ferrari è un mito in tutto il mondo, un'icona dello syile e del desing italiano. Essendo un parco di divertimento, all'interno sono presenti videogiochi all'avanguadia alcuni dei quali in grado di simulare una vera e proria gara di formula uno e di trasmettere l’ebbrezza della velocità come veri e propri piloti.
L'attrazione più imponente è un ottovolante, un simulatore ad alto livello che trasmette i brividi e le emozioni che si provano correndo su una monoposto da Formula Uno (una Rossa, ovviamente): accelerazione da zero a cento chilometri orari in circa 2 secondi e velocità massima raggiungibile pari a 240 chilometri orari, con un valore di accelerazione laterale pari a 1,7 G.
Ma ci sono anche altre attrazioni come lo Speed of Magic, un cinema 4D ed altre giochi interattivi come il Paddock e The Pit Wall, capaci di riprodurre al meglio l’atmosfera di una gara di Formula Uno. Un divertimento per grandi e piccoli che prevede un'ampia affluenza di turisti da ogni parte del mondo. Un fiore all'occhiello per questo paese che dimostra di avere i mezzi e le capacità di concepire e creare una struttura di tale grandezza unica al mondo.
La casina delle civette


All'interno di villa Torlonia a Roma. Una piccola casa che sembra uscita da un libro delle fate con logge, porticati ed elementi decorativi particolarmente singolari e suggestivi. Ma ciò che la rende unica sono le spettacolari vetrate che riproducono l'immagine della civetta realizzate nel laboratorio di Cesare Picchiarini detto "Mastro Picchio" sui cartoni di Duilio Cambellotti nel 1914 e nel 1918, che realizzò anche il famoso tondo della fata. La costruzione di questa piccola dimora fu voluta dal principe Alessandro Torlonia nel 1840 anche se inizialmente si trattava soltanto un piccolo e rustico chalet. Nel 1917 l'architetto Vincenzo Fasolo la trasfromò in quella casetta dalle sfumature fantasiose per volere del nipote del principe che vi abito fino al 1938. Oggi è un piccolo museo aperto ai visitatori dopo un accurato lavoro di restauro.


 

 


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