martedì 20 gennaio 2015

Cristiano Crescenzi, fumettista e illustratore di grande talento ci racconta la sua professione.


Dalla rivista “Splatter” ai fumetti per bambini, spaziando oltre i confini del nostro paese.
Cristiano Crescenzi


(testo e foto Rosa Orsini)
Lo abbiamo incontrato a SpazioCimaComics, la prima edizione della rassegna dedicata al fumetto organizzata da Roberta Cima e Gianmarco Fumasoli presso la galleria SpazioCima di Roma. Giovane illustratore e fumettista romano, Cristiano vanta alle spalle una lunga esperienza presso importanti case editrici.
La passione per il disegno, ci rivela, la coltiva fin da piccolo. I suoi studi, orientati verso le arti applicative oltre che al fumetto vero e proprio, gli hanno conferito una preparazione artistica a tutto tondo. Formatosi alla Scuola internazionale di Comics, ha nel contempo esteso le competenze artistiche anche nel campo della pittura e della scultura. In occasione di SpazioCimaComics ha esposto alcune tavole illustrate pubblicate per la rivista Splatter della ESH di Paolo Altibrandi che torna dopo anni di silenzio con un'impostazione grafica e una serie di contenuti di sicuro richiamo a cui auguriamo il meritato successo. In questa intervista raccolta durante la rassegna Cristiano ci racconta il suo percorso artistico e i suoi progetti futuri che lo vedranno presto impegnato con una casa editrice francese. Un progetto ancora in nuce di cui serba per sé i particolari. Una discrezione degna di un professionista.

Domanda: Raccontaci come nasci come disegnatore e illustratore. Qual è stato il tuo percorso artistico?
Cristiano: Ho iniziato a disegnare da bambino e poi non ho mai smesso. In realtà ho fatto un percorso artistico molto articolato. Non ho fatto solo studi a livello di fumetto, ho frequentato l'Accademia di Belle Arti, la scuola per Arti Ornamentali a San Giacomo, la Scuola per Incisore di Medaglie alla Zecca di Stato, dove ho lavorato per un anno. E poi ho fatto l'accademia del Fumetto. Quindi la mia preparazione artistica è un po' più ampia rispetto al fumetto vero e proprio.

D: Come riesci a combinare tutte queste attività?
Cristiano: Ammetto che molte cose le ho interrotte perché tutto non si può fare. E poi avendo anche due figli ho dovuto fare delle scelte. Diciamo che pur nascendo professionalmente come fumettista ho continuato in parallelo a fare illustrazione, pittura, e scultura.

D: Hai già partecipato in passato a qualche mostra tematica in relazione a tutte queste attività di cui hai parlato?
Cristiano: Ho partecipato a tante esposizioni, diverse e di vario genere, di medaglie, di pittura. Mostre personali per il fumetto non le ho mai fatte, ma ammetto di non essermene mai interessato. Però quando capita l'occasione partecipo sempre ben volentieri. Ma non è la mia priorità. La mostra relativa al fumetto è un'attività molto secondaria rispetto al lavoro del fumettista. È un'occasione in più che va al di là del mio lavoro che si basa principalmente dal rapporto con l'editore e con il lettore .

D: Per quale casa editrice lavori adesso?
Cristiano: Attualmente sto lavorando per la rivista “Splatter” della casa editrice ESH. Poi sto iniziando a collaborare per una nuova rivista di cui non posso dire il nome perché ancora non è ufficialmente dichiarata sul mercato. Oltre a ciò sto iniziando un'altra collaborazione con una casa editrice francese e anche qui non posso dire nulla di più.

D: Qual è la differenza tra mercato italiano e mercato francese?
Cristiano: Una differenza di vario genere, una differenza di stile, un differenza culturale. Per esempio in Italia è molto diffuso il fumetto seriale, il cosiddetto fumetto popolare, il fumetto Bonelli ad esempio come Tex, Dylan Dog. Testate che escono ogni mese con personaggi ed episodi mensili che si ripetono, in piccoli albi che si comprano a pochi euro in edicola. Al contrario In Francia le serie di un personaggio durano massimo quattro, otto volumi. Asterix è una delle pochissime testate che sono arrivate a venti, trenta volumi, come anche Tin Tin. Sennò vengono pubblicati pochissimi volumi, venduti in formati grandi, sempre cartonati. In pratica sono dei libri.

D: Intendi dire dei libri da collezione?
Cristiano: Esattamente dei libri che vengono venduti in libreria. Naturalmente cambia molto il prezzo. Ma cambia anche la struttura all'interno. Ad esempio un fumetto Bonelli ha un massimo di sei vignette circa, mentre i fumetti francesi arrivano ad contenere anche undici vignette per pagina. Lavorano proprio su criteri totalmente diversi.

D: Possiamo dire che lì si lavora a progetto mentre in Italia un incarico viene portato avanti negli anni?
 Cristiano: Diciamo che nessuno ti assume neanche in Italia. Però quando sei un autore che funziona il lavoro è, più o meno, abbastanza continuo. Lì è un po' diverso. Ti accordi con un editore per un progetto che hai un anno di tempo per realizzare. Finito quel progetto, se va bene inizi a lavorare per un altro. Ma una volta che sei formato anche lì arrivano altri incarichi.

D: Quando leggevo i fumetti da piccola, soprattutto Tex, rimanevo delusa quando era disegnato in maniera diversa perché cambiando il disegnatore cambiava anche il tratto e la grafica. E' importante secondo te non solo riconoscere il personaggio ma anche il tratto distintivo dell'autore?

Cristiano: Questo cambiamento deriva dal fatto che si tratta di serie che hanno delle tirature molto importanti. Ci sono copie stampate ogni mese, e ogni mese deve uscire un numero. Naturalmente non ci può essere una o due persone che in un anno riescono a coprire dodici numeri di Tex. E impossibile, sono novanta tavole e hai bisogno di mesi per farle. Quindi necessariamente ci devono essere moltissimi disegnatori. Ogni volta che esce un numero di Tex devono esserne pronti altri tre o quattro minimo. Perché non si può mai rischiare di saltare un numero. Quindi ci devono lavorare tante persone. Questa è la peculiarità di un fumetto seriale.

D: Ma c'è il rovescio della medaglia perché ogni disegnatore ha il suo stile. Può essere una penalizzazione o un valore aggiunto. Diciamo che la grafica è importante perché anche chi legge dall'altra parte sceglie ciò che più gli piace.
Cristiano: Certo. Dipende da come lo recepisce il lettore. Dipende se si affeziona ad un disegnatore o ad un personaggio. A volte il lettore si affeziona ad un disegnatore e non gli interessano gli atri. Ma di solito ci si affeziona al personaggio quindi questo non dovrebbe essere un problema. Anche se ci saranno sempre gli autori preferiti.

D: Al di là dei tuoi progetti all'estero quali sono i tuoi attuali impegni?
Cristiano: Da sette anni lavoro per una piccola rivista per ragazzi che si chiama “Il Ponte d'oro”. E' una piccola rivista venduta per abbonamento dove disegno e scrivo le storie. Sono molto seri sul lavoro e poi c'è un bellissimo rapporto con la redazione. Ho avuto anche qualche menzione a dei premi. È una cosa che faccio molto molto volentieri perché è per i bambini. Ed è importante fare le cose per i bambini. Come ti dicevo collaboro per “Splatter” e nel frattempo faccio illustrazione. L'anno scorso ho fatto un lavoro per il Teatro Lirico di Trieste, si trattava di un fumetto per ragazzi e di un libro di illustrazione per bambini. Non ho collaborazioni troppo fisse, cambiano sempre.

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