martedì 20 dicembre 2016

"Segni" Lauro Papale protagonista alla galleria Frammenti d'Arte di Roma

Segno e simbolo nella figurazione e nella scultura di Lauro Papale.

Inaugurata il 17 dicembre alla galleria Frammenti d’Arte di Roma la personale dell'artista
 

fino al 5 gennaio 2017

Un'insolita performance che vede l’artista lanciare in aria i semi di acero invitando il pubblico a partecipare,   introduce all’esposizione delle opere di Lauro Papale. Come racconta lui stesso, durante una passeggiata in una faggeta, vede staccarsi dai rami di un acero i semi che per la loro insolita forma, soffiati dal vento, girano su se stessi prima di cadere al suolo.
Incuriosito dalla natura speculare del seme, nasce l’intuizione di creare un  grafismo intorno al quale sviluppare l’idea compositiva. Un segno adattabile a forme di integrazione e sviluppo compositivo, attraverso una sintesi astratta della forma, spogliata da sovrastrutture, attraverso una semplificazione che approda ad una linea geometrica, rigorosa, pulita.
Il seme d’acero quindi si presta attraverso la sintesi attuata dall’artista alla nascita di un segno nuovo che diviene matrice, un elemento impiegato ad interpretare l’atto creativo. Ma perché, ci chiediamo, dare il nome di “pentagono alato”? Se si fa attenzione notiamo che il nucleo centrale del segno è proprio rappresentato dai cinque lati di un pentagono, come suggerito dalla forma naturale del seme. Mentre le ali sono le sue propaggini. Ecco spiegata la genesi del “pentagono alato”.
Noteremo nel corso dell’esposizione come l’artista riprenda questo modulo adattandolo a un discorso sia bidimensionale che tridimensionale, riportandolo nelle pitture in acrilico, nelle maioliche e nelle sculture, modificando di volta in volta posizioni e dimensioni.
Facendo riferimento all’ispirazione offerta dalla natura, ci avviciniamo ad un’opera che rimanda all’origine del segno. La prima opera che vado quindi a menzionare è l’albero, realizzata nel 2015. Una scultura in legno dipinto, che riassume la forma e la sostanza del segno, dove l’elemento partecipa della composizione come matrice unica ed assoluta, dove l’unica variante è il colore, e che ci riporta alla fase iniziale, ossia all’albero di acero, da cui parte tutto il discorso creativo. Il seme è l’albero.
Nella scultura “Aggregazione”, in ferro patinato, del 2014, quindi anteriore a quella precedente, che vediamo distesa sulla base bianca, il segno concorre a creare una composizione astratta che nel nome racchiude il senso dell’idea concepita dall’artista, in questo caso legata alle potenzialità aggregative del modulo. In entrambi i casi  il “Segno” concorre a creare una forma astratta carica di significati simbolici.
Lauro Papale è un artista poliedrico, fine pittore e raffinato scultore. Pertanto la sua vena creativa si esprime in più settori. La sua attività di studio e di ricerca lo porta ad esplorare vari linguaggi espressivi, che interagiscono nella scelta compositiva e che oggi concorrono a completare il suo profilo artistico.


Partiamo dalle pitture che vediamo esposte sulla parete, intervallate da piccoli quadri realizzati in ceramica o con l’antica e raffinata tecnica raku. Sono tele realizzate con colori ad acrilico, parte di una recente produzione che vede appunto nel segno il cardine dell’impianto compositivo.
Il primo quadro è intitolato “Germinazione”. Titolo che accostiamo alla fenomenologia della natura del seme che disperso dal vento, dà vita ad altre piante laddove cade. 
Notiamo come nella pittura, la presenza degli elementi geometrici sulla tela crea una danza di tessere colorate, inserite liberamente nello spazio alla ricerca di un equilibrio armonico, in un gioco di piani affiancati e sovrapposti dove l'effetto di profondità è prodotto dalla contrapposizione tonale dei colori. Ricordiamo che Papale nasce come pittore: la sua esperienza pittorica emerge dal sapiente accostamento dei colori, dalle basi cromatiche che accentuano l'effetto di profondità e volume, che vedremo riprodotto magistralmente anche nelle sculture.
Un gioco di equilibri e profondità, che ritroviamo anche nell’opera “Trasparenze”, dove le tessere colorate sono  a rilievo sullo sfondo nero. 
Chiude l’opera composizione 116 il ciclo del segno poiché nelle altre due tele presentate cambia l’oggetto o forse potremmo dire il tema.
Come specificato prima I segni concorrono a definire una simbologia. Ma non solo. In questa sintesi geometrica ed astratta di linee confluiscono anche le sinergie di una dialettica interculturale. Mi riferisco soprattutto alle civiltà precolombiane, oggetto di studio nel suo percorso di ricerca, e che per evidenti richiami alla forma geometrica, diventano fonte di ispirazione. Papale si è documentato cercando di capire, di immedesimarsi nello spirito del tempo, di quel mondo regolato dalla geometria, con cui vede delle analogie, delle vicinanze, degli accostamenti. Nascono da queste riflessioni la Composizione 316, alle mie spalle, in acrilico, che è un chiaro richiamo alle forme di queste antiche civiltà e che ritroviamo anche nell’opera realizzata con la tecnica Raku, composizione D15, sopra la finestra.
Ricerca e studio sono alla base del percorso artistico. Presente anche la fascinazione dei segni di altre antiche civiltà.  Osserviamo le tavolette in terracotta. Per la loro forma, per il colore, ricordano le tavolette contabili in argilla ritrovate nella città di Ebla, nella Siria settentrionale, risalenti al 2500-2200 A.C.
Sono in terracotta patinata, con inserimenti di placchette dorate, contaminazioni che danno movimento e luce alla materia. In “tracce impressioni. 1 ”, Papale accosta il suo “pentagono” a  caratteri che ricordano la scrittura cuneiforme. “Tracce, origine” invece è una libera interpretazione dell’origine del mondo dove l’effetto dorato conferisce profondità alla composizione, una luce potremmo dire da cui proviene la vita.
Dalla pittura Papale approda alla grafica o viceversa, in quanto esiste un interscambio nella progettualità, dell’idea realizzata con i bozzetti al computer. Nella fine art ritroviamo alcuni soggetti ritratti nelle opere pittoriche. Riconosciamo fedele all’originale “trasparenze”.
In alcuni casi la composizione presenta degli sviluppi diversi. Come nel “sogno”, la tela vicino alla porta d’ingresso, la differenza presente nella fine art consiste nella ripetizione della figura in secondo piano, diversamente dalla tela che vede il segno emergere da dietro la nuca. Vorrei farvi notare la bellezza suggestiva de “la guardia schierata”, dove la ripetizione di una scultura che sale. Bellissimo  anche “natività”.  Sono tutte opere del 2016.
Nella materia lavorata su maiolica o con l'antica tecnica orientale Raku il segno approda infine ad una forma compiuta, ad una figurazione plastica. Papale riproduce nelle sue sculture figure ed oggetti intrisi di ancestrali significati simbolici. Totem, profili di guerrieri ed animali sono soggetti di raffinati lavori dai molteplici tasselli policromi, che rimandano talvolta ad antiche figure precolombiane, qui rielaborate attraverso la sua personale visione artistica.
Alle sculture si aggiungono i pannelli, veri e propri quadri dalle superfici smaltate, che racchiudono l’idea figurativa, espressa sempre attraverso la sintesi del segno. Una figurazione geometrica che sintetizza la forma piegandola ad un linearità che esclude ogni elemento superfluo nella decorazione, conservandone l’essenza e il contenuto. La linea diventa circolare, notiamo delle curve, degli inserti cromatici che definiscono e in cui si distinguono i segmenti e la forma. Papale raggiunge un'armonia nella composizione che potremmo definire superba, un alto valore estetico che restituisce all’osservatore sacralità e bellezza. Sono composizioni che nascono spesso da una riproduzione del reale, altre volte invece da una casualità, ossia da una combinazione casuale delle linee nella quale l’artista scorge una forma, che poi riproduce sul piano.
Nella ceramica Raku la materia è di per sé opera d'arte. Accostandosi allo studio della tradizione orientale, Papale subisce la fascinazione di questa antica tecnica che lo conduce ad eccellenti risultati: la luce catturata dalle superfici policrome e spesso enfatizzata da effetti metallici, insiste sui piani sfalsati, nelle cavillature e nelle piccole pieghe, restituendoci preziosi punti di osservazione. Sculture dove la cromaticità è contemporaneamente sostanza e forma, luce e ombra. Sculture dove l’originalità della forma, dell’esecuzione, invitano a riconoscere gli elementi peculiari del soggetto sintetizzato dal segno che in questo caso non rimane fedele a se stesso ma subisce delle modifiche adattandosi alla composizione.

1 commento:

  1. Grazie Rosa, come sempre la tua professionalità è pari alla tua gentilezza.
    Lauro.

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