lunedì 27 gennaio 2014

Verdi a Roma



La biblioteca Corsiniana ospita una mostra celebrativa dedicata al bicentenario della nascita del grande compositore italiano Giuseppe Verdi.

Si conclude così il ciclo delle celebrazioni dell'Unità d'Italia rendendo omaggio a colui che seppe interpretare con le sue opere il sentimento dei patrioti italiani


(testo e foto  R. Orsini)
Emozionante e ambiziosa la mostra dedicata dalla città di Roma al bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi (Roncole di Busseto 1813- Milano 1901), il grande compositore emiliano indiscusso protagonista e interprete del risorgimento italiano. L'allestimento è frutto di una sinergica collaborazione tra l’Istituto Nazionale Studi Verdiani, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e il Teatro dell’Opera di Roma.
Sfarzosa è l'ubicazione scelta per l'occasione. Si tratta della splendida e ricca biblioteca Corsiniana che correda la prestigiosa Accademia dei Lincei. Nove sale, dominate da splendidi affreschi del settecento sfiorati dalle ricche ed enormi scaffalature che custodiscono libri di gran pregio contenenti gran parte dello scibile umanistico e scientifico dei secoli passati. Ovunque regna lo stemma della lince, anima simbolo dell'Accademia, dipinto su piccoli scudi di legno affissi agli angoli delle pareti.
In occasione di questa importante celebrazione che ha coinvolto le istituzioni nazionali in eventi e iniziative culturali a tema su tutta la penisola, l'Accademia dei Lincei, attraverso questa mostra inaugurata il 13 dicembre in presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e che sarà aperta al pubblico gratuitamente fino all'8 febbraio 2014, raccoglie ed espone le testimonianze storiche ed artistiche che analizza il rapporto tra il grande compositore e la città di Roma nel suo divenire nel corso del XIX secolo da città papalina a capitale d'Italia.
Un rapporto difficile che vede Verdi dimorare a Roma per brevi periodi
e soltanto in occasione del debutto delle sue grandi opere nei maggiori teatri romani, comela Battaglia di Legnano (al Teatro Argentina nel  1849), Il Ballo in Maschera (al Teatro Apollo nel 1859), il Flastaff (al teatro Costanzi nel 1893), nonché L'Otello e Il Trovatore. Allestimenti contrassegnati spesso da spiacevoli attriti con gli impresari romani accusati dal compositore di mediocrità a approssimazione, ma anche dal severo controllo della censura che a Roma agisce implacabile sui libretti d'opera imponendo dure e complete rivisitazioni come quella subita dal libretto del Gustavo III che completamente riscritto si trasformerà nel “ballo in maschera”.

Giuseppe Verdi in un certo qual modo rappresenta e interpreta il sentimento nazionale dei nostri patrioti e il momento culmine del risorgimento che vede finalmente realizzarsi l'agognato sogno di unificazione del popolo italiano. Verdi, il cui cui acronimo verrà interpretato come inno al nuovo re d'Italia “Vittorio Emanuele Re D'Italia”, assurgerà a grido patriottico di libertà dallo straniero in nome di un nuovo stato libero e indipendente, la cui eco si diffonderà festosa per le strade delle città.

Con questa mostra si conclude il ciclo delle celebrazioni sull'unità d'Italia, che ha visto susseguirsi una serie di interessanti eventi culturali aperti al pubblico nei palazzi del Quirinale, a Palazzo Altemps e al Vittoriano. Oggi anche l'Accademia dei Lincei partecipa alla commemorazione storica del risorgimento rendendo omaggio a Giuseppe Verdi, colui che più di altri s'identifica, dopo Garibaldi, col sentimento patriottico.
Ampia la documentazione esposta relativa agli allestimenti scenici dell’opera verdiana a cavallo fra il diciannovesimo e il ventunesimo secolo. Ci colpisce d'impatto la teca che conserva la tuba e i guanti bianchi indossati dal compositore, indumenti che lo caratterizzano nei famosi ritratti, come quello realizzato da Boldini nel 1886. Le stanze solitamente dedite allo studio e alla consultazione dei preziosi volumi sono oggi abitate da silenziosi manichini che vestono i costumi indossati dai protagonisti delle opere verdiane nei teatri romani. Cosicché possiamo ammirare già nella prima sala lo splendido abito verde di Violetta riflesso in un grande specchio che produce un artificioso effetto di profondità.

Un gioco di specchi che si ripete nelle altre sale e che ci permette di ammirare i costumi da ogni angolazione per coglierne il loro splendore. Sono costumi di scena realizzati da grandi stilisti come Luigi Sapelli (in arte Caramba), Odette Nicoletti, Luchino Visconti, Anna Biagiotti, e che sono stati indossati dai grandi protagonisti del bel canto come Luciano Pavatotti, di cui si può ammirare il vestito del Rigoletto, e il famoso interprete verdiano Tito Gobbi, di cui quest’anno ricorre oltretutto il centenario dalla nascita e di cui, per gentile concessione del Museo di Bassano del Grappa, sua città natale, sono esposti tre dei suoi splendidi costumi, quello del Falstaff, di Simon Boccanegra e quello di Jago. Infine gli abiti indossati da Antonietta Stella, attivissima interprete verdiana a Roma fin dal 1951.
Cosicché le sale della biblioteca ci sembrano abitate dagli spiriti dei personaggi verdiani, fantasmi provenienti da un passato glorioso che ci introducono in questo viaggio onirico nel mondo dell'opera. Le bacheche di vetro custodiscono il materiale artistico di Verdi e di coloro che hanno collaborato alla messa in scena dei suoi lavori Possiamo ammirare i libretti, i pentagrammi, le locandine originali delle prime romane, i bozzetti da cui sono stati realizzati i costumi, nonché le numerose scenografie prima fra tutte quella de 'Il ballo in maschera”. Sono cimeli d'autore di grande valore prestati per l'occasione dall'Archivio storico del Teatro dell’Opera, tra i quali ritroviamo i lavori di Filippo Peroni, Romolo Liverani, Giuseppe Betoja e Giuseppe Rossi, che con il loro apporto hanno contribuito al successo degli spettacoli. Ogni cimelio conserva un fascino indescrivibile perché racchiude il laborioso impegno degli addetti ai lavori siano autori, compositori, costumisti e allestitori di scena.
Ma la mostra indaga soprattutto il rapporto tra Giuseppe Verdi e Roma e le amicizie intrecciate con personaggi di grande profondità intellettiva come il poeta Cesare Pascarella, i musicisti Emilio Angelini ed Eugenio Terziani o il politico e senatore del Regno d’Italia Giuseppe Piroli. Lettere e carteggi completano la raccolta dei documenti.

L'ultima sala si presenta allestita, oltre che dalle fotografie e dai ritratti d'epoca, da un importante apparato multimediale dove è possibile visionare ed ascoltare brani tratti dalle opere e accedere ad interessanti approfondimenti tematici. Aleggia nell'aria lo spirito del compositore laddove uno splendido busto in bronzo sembra approvare dall'alto del suo piedistallo il lavoro degli allestitori.

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