lunedì 26 ottobre 2020

Margherita Sarfatti e l'arte tra le due guerre

Una donna che condizionò il mondo della cultura e dell'arte, dominando la scena con la sua profonda intelligenza


di Rosa Orsini


Margherita Sarfatti ritratta da Mario Sironi

 

Il bellissimo quadro di Mario Sironi introduce la mostra “MARGHERITA SARFATTI E L'ARTE IN ITALIA TRA LE DUE GUERRE” in corso alla galleria Russo di Roma fino al 31 ottobre pv.


Il quadro ritrae il viso della Sarfatti immerso nell’ombra dell’ampia tesa del cappello, su uno sfondo colorato da una morbida cromia bruciata, che va schiarendosi per dar forma alla sagoma accennata dal tratteggio. Il ritratto, così fedele all’originale tale da restituirci la percezione del carattere intelligente e vivace, descrive la donna, l’intellettuale, la collezionista, colei che seppe rappresentare l’universo culturale femminile della prima metà del ‘900.

Un periodo difficile, dal punto di vista politico, soffocato nel ricordo di un passato storico con cui l’Italia deve fare i conti, a cui va riconosciuto nonostante tutto l’affermarsi di nuove correnti artistiche, inizialmente contestate poi divenute rilevanti nella storia dell’arte italiana. Parliamo delle avanguardie, in particolar modo del futurismo, sostenute da personaggi di grande acume, lungimiranti, capaci di cogliere nella modernità dei linguaggi il loro potere rivoluzionario nel modo di fare e intendere l’arte.

Il ventennio vide infatti l’affermarsi sul palcoscenico culturale di figure intellettuali di grande rilievo, che portarono quel vento di cambiamento a cui l’arte contemporanea guarda oggi come presupposto generante di un ingranaggio culturale che oltrepassa i confini accademici.

Una tra queste è Margherita Grassini Sarfatti (Venezia, 1880 – Cavallasca, 1961), veneziana, proveniente dall’alta borghesia ebraica. Sposò all’età di 18 anni l’avvocato Cesare Sarfatti, che le aprì le porte della società e del mondo intellettuale. Con lui si circondò di amicizie importanti a Milano e a Roma, che la misero in contatto con politici e  artisti del calibro di Sironi, De Chirico, Campigli, e molti altri. Scrittrice, critica d’arte, amante del collezionismo, la Sarfatti preconizzò il cambiamento di rotta dell’arte avviando una sua particolare ricerca nella raccolta di opere pittoriche, in qualità di curatrice e collezionista.

Come Ada Negri, Anna Kulishov, Matilde Serao, ebbe il coraggio e l’intelligenza per porsi come vivace alterità al maschilismo dominante della élite intellettuale italiana che precede e segue la seconda guerra mondiale.

Attraverso questa mostra, curata da Fabio Bensi e che vede raccogliere opere del periodo in questione, riscopriamo la figura di una protagonista della cultura d’avanguardia, amica di Marinetti, di Balla, di de Chirico e autrice di una delle più importanti biografie di Benito Mussolini, DUX del 1926, di cui lei fu amante e arguta consigliera, di cui possiamo vedere una copia esposta.

Il suo volto, ritratto da Sironi ma anche da Boccioni, De Chirico, scolpito da Adolf Wildt, è fisso nella memoria di coloro che ebbero modo di incontrare la sua dirompente personalità, oggi raccontata in un interessante catalogo edito da Silvana Editoriale con testo critico di Rachele Ferrario e prefazione di Corrado Augias, e che raccoglie la ricca collezione di arte moderna della Sarfatti, in parte esposta alla galleria Russo, insieme ad altre opere tra dipinti e sculture. Tra le 50 opere in mostra ammiriamo artisti del calibro di Medardo Rosso, Umberto Boccioni, Mario Sironi, Adolfo Wildt, Gino Severini, Achille Funi, Anselmo Bucci e Pietro Marussig.

Premetto che ebbi modo di vedere poche settima fa un interessante documentario su Rai Storia dedicato alla Sarfatti. Attraverso la narrazione della sua vita romanzata, si racconta la storia dell’Italia e dei suoi protagonisti. Ironia della sorte, forse, ritrovare oggi quel nome richiamato sui palinsesti della galleria Russo. Di certo Margherita Sarfatti è una donna meritevole di attenzione. Intelligente, di elevata cultura, dal carattere aspro ma determinato, audace e moderna, dominatrice della scena e dei salotti culturali su cui splendeva come stella fulgida oscurando le sue amiche rivali, intellettuali anch’esse di grande rilievo, critiche nei confronti della sua concezione di donna libera e indipendente. Partecipò a movimenti femminili e a gruppi filantropici. 

Fu direttrice della la rubrica d’arte de “l’Avanti” e fondò nel 1922 il “Gruppo del Novecento” con  Mario Sironi e altri artisti.  Ebbe tante conoscenze influenti che rivaleggiarono col suo talento di accentratrice della cultura. Sostenne il “Futurismo” e Marinetti, di cui ammirava l’eleganza, fu amica di Balla, di Boccioni e di Sironi. 

Ebbe grande influenza su Benito Mussolini, conosciuto nella sede dell’Avanti a Milano dove dirigeva la rubrica d’arte, di cui fu amante e consigliera. Sedotta dall’idee del fascismo fu infatti protagonista insieme a Mussolini nel forgiarne l’ideologia, ma se ne allontanò quando degenerò nella promulgazione delle leggi razziali, di cui fu vittima e pertanto costretta all’esilio, riparando in Francia e in Argentina. Le sue idee socialiste, il ruolo di rilievo nel fascismo, la sua posizione politica venne contestata dagli avversari e al suo rientro a Roma, nel 1947, fu messa in ombra, relegata a figura marginale. Oggi la sua persona è riabilitata dalla storia come grande intellettuale, scrittrice e storica dell’arte, una delle prime in Europa.

Riemerge quindi la figura di una tra le protagoniste del ventennio. Ma sono tante coloro che attendono di essere riscoperte. Donne di alta cultura, di forte personalità, volitive, forse più degli uomini che ne ammiravano e ne temevano la determinazione. Donne che dominavano il mondo culturale accentrando nei loro salotti, a Miilano, a Roma così come a Napoli, artisti ed intellettuali di fama internazionale. Donne che ebbero modo, come la Sarfatti di influenzare anche il pensiero dei grandi politici del loro tempo.

 


lunedì 12 ottobre 2020

“Acqua, acqua, acqua” mostra personale di pittura di Gerardo Marazzi alla galleria Spazio 40 di Roma


di Rosa Orsini

L’“Acqua” come elemento primordiale, fisso e mutevole, favorevole o avverso, colto nella discontinuità espressiva della sua potenza, assume forma e significato nel connubio tra arte pittorica e poesia, punto di partenza e approdo della mostra personale di Gerardo Marazzi. Dai versi futuristi della poesia “Acqua” di Carlo Belloli, l’artista romano trova libera ispirazione per realizzare le sue recenti opere pittoriche, esposte fino al 15 ottobre alla galleria Spazio 40 di Roma. 

Sono parole svincolate dalle regole, lasciate fluire liberamente. Parole che creano un rapporto sinestetico tra immagini e suoni, ripetuti e cadenzati, che ritornano nella mente come una antica filastrocca, aggregando tra loro i significati profondi dei nostri ricordi più cari. La lettura di questi versi  sospinge  la forza creatrice di Marazzi che riversa sulla tela le sensazioni di un processo emotivo evocato dagli elementi e che riconduce al titolo della mostra.

Ma se da un lato l’elemento naturale pone le basi della creazione artistica, dall’altro esso appare dominato dalla parte più inconscia del pensiero umano, quella che dalla percezione dei sensi arriva alla profondità dell’animo.

l'artista Gerardo Marazzi

“Dinamica evocativa” è la definizione scelta da Marazzi per descrivere il frutto della sua ricerca artistica, legata al ricordo e all’emozione. Nei suoi quadri l’immagine dipinta sulla tela diviene termine di relazione tra soggetto-artista e soggetto-osservatore, trasmettendo a quest’ultimo l’effetto emozionale fissato dal ricordo di un viaggio, fisico o emotivo, dipeso da un stato di contemplazione, momentaneo o duraturo, della natura che ci avvolge nel suo alveo. Il viaggio come metafora della vita ci lega al comune sentire e si arricchisce di sfumature, di cromie, crea un rapporto sinestetico, un continuo rimando o un processo di evocazione che rivela l’essenza del soggetto dipinto, nella sua forma figurata oppure nell’idea astratta.

L’arte di Marazzi è quindi sintesi di una percezione sensoriale a tutto tondo che rievoca odori, suoni, materia, e che l’artista raccoglie attraverso il linguaggio  della pittura.

Ci parla attraverso il colore. Sono cromie attinte dall’osservazione della natura, viva e vitale, in movimento crescente, al culmine della sua potenza. In questo contesto l’acqua predomina come elemento in divenire, fisso e immobile a suggerire la quiete, oppure sospinto dai venti fino a prevalere dirompente su paesaggi incontaminati, tale da risucchiare in un vortice la vita al suo interno. Marazzi coglie nei contrasti tonali la relazione tra gli elementi, creando un equilibrio compositivo dove le tinte accese sono stemperate da tonalità più tenui offrendo un forte contrasto cromatico, e dove il nero dialoga col suo opposto, il bianco assoluto. Come i colori, anche gli elementi della natura interagiscono vivacemente: aria e vento sospingono onde gigantesche, la luce accende di riflessi il flusso delle cascate. Contempliamo la mutazione e non l’immobilità, l’elemento che si trasforma, accresce di forza e vigore trascinando con sé tutto ciò che lo circonda e lo pervade, per ritornare infine alla calma e alla serenità.

Un processo alchemico, afferma Marazzi, riferito alla mutazione degli elementi. Suggestione di antiche letture che partecipano dell’idea artistica e che riflettono anche i versi di una poesia di Marazzi  “il Lago” commentata dal critico Carlo Fucarelli, che contribuisce a rafforzare il processo unificatore tra pittura e versi.




Lungo il percorso espositivo assistiamo ad una sequenza di opere pittoriche di forte impatto visivo. Si arricchisce nel proseguo di quadri ispirati ad un viaggio in Cina, dove l’artista riversa le atmosfere dei paesaggi orientali. Interconnessione e compartecipazione di dinamiche sensoriali che Marazzi coglie nei suoi viaggi sapientemente rievocati sulla tela grazie alle suggestioni cromatiche dei colori pastello e dell’oro che colorano i cieli segnati dal volo di splendidi uccelli. La mostra ci propone nella sua interezza una personale rappresentazione della natura di grande forza emozionale, che racchiude il presente e il passato creativo di Gerardo Marazzi.