giovedì 21 settembre 2017

Hollywood icons

Al palazzo delle Esposizione la collezione di Fotografie della John Kobal Foundation

Rita Hayworth

Una mostra hollywodiana, parafrasando il titolo, quella presentata al Palazzo delle Esposizioni di Roma, che dal 24 giugno fino al 17 settembre ha suscitato l’interesse e la curiosità di cinefili, cultori e appassionati della storia del cinema americano, che attraverso i numerosi ritratti prestati dalla John Cobal Foundation hanno potuto ammirare i loro  beniamini e nel contempo scoprire un aspetto spesso ignorato o ritenuto marginale del complesso meccanismo dello star system cinematografico. Ma andiamo per gradi.
La quint’essenza della cinematografia è qui presente con una massiccia produzione fotografica che ripercorre circa 50 anni di storia, dagli anni Venti fino agli anni Sessanta. I suoi meccanismi promozionali vengono rivelati al pubblico per il tramite della fotografia. Un uso altamente qualitativo dell’obiettivo, finalizzato ad una visione iconografica del soggetto nonchè ad una costruzione immaginifica del personaggio, anche e soprattutto al di fuori dal set cinematografico. La fotografia contribuisce alla nascita dello star system. Fascinazione, alterazione della realtà, sono alcune delle componenti di questo mondo artificioso, dove tutto è finzione, illusione, sogno. Ma il cinema è anche bellezza, meraviglia, splendore. Gli attori che posano davanti agli obiettivi sembrano circondati da un allure che oscilla tra l’oggetto assurto a sacra venerazione e l’attrazione massiva di una fisicità perturbante, che li rende distanti, irraggiungibili, ultraterreni. Il divismo nasce proprio attraverso queste immagini rubate dietro le quinte o scattate nei teatri di posa. Personalità spesso comuni, prestate all’arte attraverso un’attenta opera promozionale, diventavano stelle del firmamento hollywoodiano. Sono i fotografi di scena a contribuire a queste metamorfosi, che le  trasformano, oserei dire, da bruco a farfalla. I loro scatti, sotto l’uso studiato di luci ed inquadrature, mettono in risalto il trucco, lo sguardo, la movenza, restituendoci un’immagine glamour dell’attore e dell’attrice. Un’immagine che viene gestita dalle grandi case di produzione, come la MG, la Paramount o la Warner Bors, per citare le più conosciute e autorevoli, che dalla metà degli anni venti si accaparrano i più grandi nomi del cinema. Immagine -icona che verrà pubblicata nelle riviste, stampata sui cartelloni o utilizzata per il lancio pubblicitario di un film.
Grace Kelly
“Hollywood icons” è una mostra unica per la quantità delle immagini esposte. Più di 160 stampe, che comprendono quelle realizzate dagli stessi fotografi e ad altre vintage risalenti al periodo degli studios. Emerge l’importanza del lavoro di raccolta di materiale da parte di John Kobal, scrittore e giornalista austriaco emigrato in America, che fin dalla giovane età coltivò la passione per il cinema. Kobal riusci a catalogare una vasta collezione di negativi originali a partire dagli anni ‘60. Non solo,  contattò direttamente i fotografi raccogliendo numerose interviste che pubblico in diversi libri sull’argomento. Famoso il grande volume da lui realizzato “The Art of the Great Hollywood”. Kobal muore prematuramente a soli 51 nel 1991. Ci lascia una grande eredità raccolta nella John Kobal Foundation, oggi impegnata nella promozione dello studio della fotografia e del lavoro di giovani talenti.
La mostra, curata dal suo presidente Simon Crocker, e da Robert Dance, è introdotta da un percorso didascalico che illustra le biografie dei fotografi di scena. Veniamo a conoscenza di artisti come Georg Hurrel, Ted Allan, Clarence Sinclair Bull, Elmer Fleuer, Laszio Willinger, e Ruth Harrier Louise, unica donna del gruppo, che contribuì a lanciare il mito di Greta Garbo. E poi si entra nel mito, con i grandi ritratti alle pareti.  
Tutto avviene all’interno di uno studio cinematografico, dove si formano i talenti ma anche i grandi nomi della fotografia, spesso agendo discretamente, senza accedere agli onori. Ma è proprio questa loro posizione ai margini della scena che li porta all’oblio. La maggior parte di loro è oggi dimenticata dal cinema e dalla massa. Restano le meravigliose immagini che ritraggono attori del calibro di Greta Garbo, Marlene Dietrich, James Dean, Paul Newman e tantissimi altri. Nel tentativo riuscito di ravvivare la fascinazione, non può non mancare un pizzico di nostalgia per i tempi passati.