di Rosa Orsini
L’“Acqua” come elemento primordiale, fisso e mutevole, favorevole o avverso, colto nella discontinuità espressiva della sua potenza, assume forma e significato nel connubio tra arte pittorica e poesia, punto di partenza e approdo della mostra personale di Gerardo Marazzi. Dai versi futuristi della poesia “Acqua” di Carlo Belloli, l’artista romano trova libera ispirazione per realizzare le sue recenti opere pittoriche, esposte fino al 15 ottobre alla galleria Spazio 40 di Roma.
Sono parole svincolate dalle regole, lasciate fluire liberamente. Parole che creano un rapporto sinestetico tra immagini e suoni, ripetuti e cadenzati, che ritornano nella mente come una antica filastrocca, aggregando tra loro i significati profondi dei nostri ricordi più cari. La lettura di questi versi sospinge la forza creatrice di Marazzi che riversa sulla tela le sensazioni di un processo emotivo evocato dagli elementi e che riconduce al titolo della mostra.
Ma se da un lato l’elemento naturale pone le basi della creazione artistica, dall’altro esso appare dominato dalla parte più inconscia del pensiero umano, quella che dalla percezione dei sensi arriva alla profondità dell’animo.
l'artista Gerardo Marazzi |
“Dinamica evocativa” è la definizione scelta da Marazzi per descrivere il frutto della sua ricerca artistica, legata al ricordo e all’emozione. Nei suoi quadri l’immagine dipinta sulla tela diviene termine di relazione tra soggetto-artista e soggetto-osservatore, trasmettendo a quest’ultimo l’effetto emozionale fissato dal ricordo di un viaggio, fisico o emotivo, dipeso da un stato di contemplazione, momentaneo o duraturo, della natura che ci avvolge nel suo alveo. Il viaggio come metafora della vita ci lega al comune sentire e si arricchisce di sfumature, di cromie, crea un rapporto sinestetico, un continuo rimando o un processo di evocazione che rivela l’essenza del soggetto dipinto, nella sua forma figurata oppure nell’idea astratta.
L’arte di Marazzi è quindi sintesi di una percezione sensoriale a tutto tondo che rievoca odori, suoni, materia, e che l’artista raccoglie attraverso il linguaggio della pittura.
Ci parla attraverso il colore. Sono cromie attinte dall’osservazione della natura, viva e vitale, in movimento crescente, al culmine della sua potenza. In questo contesto l’acqua predomina come elemento in divenire, fisso e immobile a suggerire la quiete, oppure sospinto dai venti fino a prevalere dirompente su paesaggi incontaminati, tale da risucchiare in un vortice la vita al suo interno. Marazzi coglie nei contrasti tonali la relazione tra gli elementi, creando un equilibrio compositivo dove le tinte accese sono stemperate da tonalità più tenui offrendo un forte contrasto cromatico, e dove il nero dialoga col suo opposto, il bianco assoluto. Come i colori, anche gli elementi della natura interagiscono vivacemente: aria e vento sospingono onde gigantesche, la luce accende di riflessi il flusso delle cascate. Contempliamo la mutazione e non l’immobilità, l’elemento che si trasforma, accresce di forza e vigore trascinando con sé tutto ciò che lo circonda e lo pervade, per ritornare infine alla calma e alla serenità.Un processo alchemico, afferma Marazzi, riferito alla mutazione degli elementi. Suggestione di antiche letture che partecipano dell’idea artistica e che riflettono anche i versi di una poesia di Marazzi “il Lago” commentata dal critico Carlo Fucarelli, che contribuisce a rafforzare il processo unificatore tra pittura e versi.