comics


Sara Terranova, Pablo Caracciolo e Federico Sabbatini,disegnatore.

 Tre giovani promesse del fumetto italiano.


Sono tre giovani ragazzi romani, tre giovani promesse del fumetto italiano, provenienti dalla Scuola Romana del Fumetto. Sara Terranova disegnatrice, Pablo Caracciolo sceneggiatore e Federico Sabbatini, disegnatore. Tra di loro intercorre un rapporto di amicizia nonché una fitta collaborazione che li ha portati a realizzare dei progetti innovativi ed interessanti. Nonostante li differenzi il gusto di genere e lo stile, hanno cercato di raggiungere un'intesa nella scelta comune del soggetto, trovando infine una chiave originale per presentarsi al pubblico.
Partiamo con la serie “Chi ha ucciso Babbo Natale”, realizzato da Sara Terranova e Pablo Caracciolo, proposta per ora soltanto su Facebook che vede protagonista una ragazzina che va in giro per il mondo a scoprire l'autore di un delitto efferato che ha avuto come vittima proprio il vecchio barbuto amato dai bambini. Una storia a puntate che unisce lo stile dei cartoon ad un genere horror. Sara ammette di preferir dedicare attenzione ai bambini pertanto i suoi soggetti sono per lo più animali, personaggi teneri e buffi creati per far sorridere i più piccoli. Ci fa vedere il suo portfolio e non si può negare la bravura e il talento. Pablo è riuscito però con questa storia a farle esprimere il lato nascosto ed oscuro della sua vena artistica.
Pablo, a sua volta, in collaborazione di Federico Sabbatini, ha ideato un altro progetto intitolato “il bello, il brutto e il cattivo” che non ha nulla a che vedere con il famoso film di Sergio Leone interpretato da Clint Eastwood. Questa storia sfiora i confini dell'erotismo proponendolo sotto una verve comica ed inusuale. Protagonisti un'improbabile ninfomane e tre vampiri evocati, ahimè inutilmente, per soddisfare le sue voglie. Quindi spazio alla fantasia e alla provocazione, corredati da tanta ironia e voglia di divertirsi.


mercoledì 18 febbraio 2015

Intervista a Francesco Di Pastena, giovane disegnatore romano.

Una grande passione per l'illustrazione fantasy e una esperienza con il mercato americano del fumetto.

(testo Rosa Orsini)
Durante SpazioCimaComics sono rimasta colpita dai disegni di Francesco Di Pastena, giovane illustratore romano. I suoi disegni colorati accendevano la parete di una sala interna della galleria, tappezzata di fumetti in bianco e nero. Immagini di guerrieri in combattimento, torri medievali e donne guerriere dalle ali d'angelo emergevano dallo sfondo. Richiamavano l'attenzione del visitatore evocando scenari fantasy.
Così ho cercato, domandando all'organizzatore dell'evento, di poterlo conoscere. Io adoro il fantasy e i disegni di Francesco rispecchiano il gusto di chi come me ricerca nel soggetto e nella grafica quel particolare effetto visivo luminoso e patinato che emerge dalle scene rappresentante e quella forza sovrumana, quell'energia vitale sprigionata dai soggetti raffigurati. Disegni caratterizzati da una grafia perfetta nei particolari e nelle proporzioni, realizzati con una tecnica digitale che non abbandona la tradizione del disegno a favore delle scorciatoie supportate dai programmi computerizzati. In occasione della rassegna di fumetto allo Spaziocima di Roma, Francesco ha presentato le sue tavole a colori proponendosi al pubblico come illustratore fantasy. Un settore che spazia nel campo dei giochi di ruolo e nei video games e che oggi trova appeal presso le giovani generazioni, affascinati da mondi immaginari dove la magia regna suprema, abitati da eroi ed eroine, creature fantastiche, e personificazioni fantasmagoriche del bene e del male.
Francesco vanta alle spalle una formazione come illustratore ottenuta allo IED (Istituto Europeo del Design) arricchita dagli studi come fumettista presso la Scuola Romana del Fumetto. Due specializzazioni che spesso si confondo tra loro ma che in realtà posseggono delle connotazioni artistiche uniche e distintive. Dopo l'esperienza come fumettista presso la rivista satirica “Male” e la breve ma intensa collaborazione con una casa editrice americana del fumetto, oggi Francesco promuove il suo nuovo percorso artistico incentrato sul lavoro di illustratore, abbandonando una strada ormai conosciuta per un mondo ancora da esplorare. Francesco ci descrive un lavoro fatto spesso di precarietà ma mantenendo il sorriso e l'entusiasmo di chi come lui vuole continuare a fare ciò che più gli piace. Da questo incontro emerge un messaggio chiaro e profondo: spesso le esperienze aiutano a capire quello che non vogliamo fare, non perché siano negative ma piuttosto perché si rivelano illuminanti, ci chiariscono le idee indicandoci la strada che vorremmo percorrere, la piega che dobbiamo seguire seppur comoda e impervia. Anche se spesso ricominciare sembra difficile.
Domanda: Come nasce la passione per il disegno e qual è il tuo percorso artistico?
Francesco: Diciamo che la passione del disegno nasce fin dall'infanzia. Mente la passione per i fumetti me l'ha trasmessa mio cugino, che ha undici anni più di me. È lui che mi ha fatto conoscere i fantasy, i giochi di ruolo, i video games. È stato il mio mentore e per lungo tempo un modello da emulare. Crescendo ho coltivato anche altre passioni e ho frequentato delle scuole di settore. Ho fatto un corso di illustrazione allo IED per poi cambiare direzione iscrivendomi alla Scuola Romana per il Fumetto. Una storia abbastanza banale. Penso che tutti quanti abbiamo avuto più o meno lo stesso percorso formativo.
D: Qual è invece il tuo percorso professionale?
Francesco: Uno dei miei primi lavori importanti è stato con “Male”, la rivista satirica di Vauro e Vincino. Una collaborazione che è durata quasi due anni. All'inizio era più legata legata all'illustrazione. Infatti illustravo dei racconti brevi di Nicolai Lilin. Dopo di che mi hanno spostato in una rubrica in cui si facevano interviste dove realizzavo anche i ritratti delle persone intervistate, dato che ero l''unico illustratore realistico insieme a Tanino Liberatore. Dopo questa esperienza, finita perché “Male” ha chiuso i battenti, ho ripreso la passione che avevo da bambino, ossia il fumetto. Durante la scuola avevo già avuto modo di praticarlo a livello professionale con delle pubblicazioni indipendenti. La mattina studiavo e di pomeriggio lavoravo. Poi ho avuto la possibilità di collaborare con la Zenescope Entertainement. Hanno visto i miei lavori su internet e mi hanno proposto di lavorare con loro. Un'esperienza con il mercato americano delucidante e formativa. Un bel battesimo di fuoco.
D: Come lavorano gli americano rispetto a noi italiani?
Francesco: Hanno dei ritmi molto più accelerati dei nostri. Forse guardano un po' meno alla qualità e più al prodotto finito, anche se è brutto e forse neanche corretto dirlo in questo modo. Prevale una mentalità imprenditoriale. C'è il prodotto da creare anche se i limiti di tempo sono brevi.
D: Per quanto tempo hai lavorato in America?
Fancesco: Per un anno. Dopo di che sono andato via proprio a causa di quei ritmi lavorativi. Non mi piacevano perché non mi sentivo capace di produrre dei prodotti di qualità all'altezza di quelle che sono le mie reali possibilità. Ma quell'esperienza mi ha anche fatto capire che il fumetto non era proprio il lavoro che volevo fare. Non mi trovavo in quell'ambiente artistico. Cosicché ho deciso di fermarmi e puntare sull'illustrazione fantasy che è quello che mi è sempre piaciuto fare.
D: Parliamo quindi dell'illustrazione. Riguardo al disegno, si tratta di una grafica realizzata con il computer?
Francesco: Sì. Io lavoro in digitale. Questi lavori sono realizzati con il computer. Però avendo un'impostazione tradizionale il mio modo di usare il digitale in realtà è un po' atipico. Perché ci sarebbero tante scorciatoie, tanti trucchi che si potrebbero usare e che forse farei meglio ad usare, ma la mia impostazione mi porta a preferire la tecnica classica.
D: Questi lavori esposti, di carattere fantasy, fanno parte di un progetto particolare?
Francesco: Si tratta principalmente di promozione perché sto cercando di introdurmi in maniera seria in questo settore di mercato. Ma mentre nel fumetto, avendo acquisito esperienza, avevo delle conoscenze, degli agganci a cui far riferimento, qui mi trovo agli inizi con tutte le difficoltà che comporta. Diciamo che sto bussando a varie porte sperando che mi si aprano possibilità lavorative un po' più concrete.
Domanda: Quali sono quindi le tue ambizioni lavorative?
Francesco: Riuscire a trovare stabilità economica facendo quello che più mi piace, in questo caso l'illustratore fantasy, rivolgendo lo sguardo anche ai giochi di ruolo e da tavolo o ai video giochi, che sono stati parte della mia formazione artistica e che mi accompagnano tutt'ora ora. Oggi il fantasy è un soggetto che richiama molto il pubblico dei giovani. Grazie sopratutto alla trilogia di Tolkien è tornato in voga. E ciò da un certo punto di vista è stato una fortuna per noi illustratori.


lunedì 9 febbraio 2015

“Marthe le mie ombre” disegni di Giorgia Longo


Piccoli mostriciattoli e paure nascoste. Un fumetto per conoscere se stessi e gli altri, che rivela una connotazione comune a tutti gli esseri umani: la paura di crescere.

(testo Rosa Orsini)
Oggi molti giovani abbracciano il fumetto come professione, animati da una passione che li accompagna fin da piccoli, e grazie ad alcune interessanti iniziative editoriali riescono a realizzare il loro sogno, ossia pubblicare una storia disegnata da loro, spesso anche ideata e sceneggiata. “Marthe, le mie ombre” è uno tra questi progetti che ha visto la luce nel 2013 grazie all'iniziativa della Pro Glo Edizioni di Genova e sopratutto al talento di una giovane disegnatrice romana, Giorgia Longo, formatasi alla Scuola Romana del Fumetto.
Come tanti giovani ha intrapreso questa strada credendoci fermamente e aiutata anche un po' dalla fortuna ha pubblicato questa piccola storia sceneggiata da un suo compagno di corso, Andrea Aprile. Un'idea nata in un pub davanti ad un boccale di birra con un piccolo bozzetto dei personaggi. Giorgia Longo ha un segno particolare ed originale, nel contempo molto delicato. Nonostante si tratti della sua prima pubblicazione, si nota una certa maestria nel disegnare le scene e i personaggi, creando un quadro scenografico preciso e pulito. E la sua Marthe, la protagonista del fumetto, sembra quasi assomigliarle in quanto si intravede in lei quella genuina fanciullezza di chi continua a guardare il mondo con occhi sognanti nonostante la vita la riporti duramente con i piedi per terra. Chi crea fumetti rimane sempre un po' fanciullo, una condizione necessaria per sdoganare la fantasia e inventare mondi immaginari e personaggi inverosimili. E a volte tramite il disegno si materializzano anche i propri spettri interiori. Ecco che il fumetto da semplice striscia diventa qualcosa di più profondo, pedagogico, sensibile alle problematiche degli adolescenti che possono così riconoscersi nella storia nonostante la presenza di elementi di per sé irreali e fantastici. “Marthe” ha delle connotazioni che lo portano ad un livello interpretativo maggiore di quanto ci si aspetti. Scorrendo le pagine e i disegni ti accorgi che dietro l'idea c'è e ti convince perché tocca le paure inconfessate, che ci imprigionano con i loro legacci e ci paralizzano di fronte agli ostacoli della vita. Marthe diventa quindi un libro di iniziazione alla vita dove la protagonista scopre che la paura è un sentimento condiviso con cui convivere e da cui non farsi annientare. Dove la timidezza non è un ostacolo ma un strumento prezioso che ci permette di entrare in empatia con l'altro elevando il rapporto su di un piano profondo ed emozionale. Infine lo spettro della paura abbandona le iniziali sembianze agghiaccianti per divenire una buffa creatura che scimmiotta i caratteri di chi la prova. Ho avuto modo di conoscere Giorgia alla rassegna del fumetto presso la galleria SpazioCima di Roma e così abbiamo parlato di come è nata l'idea di “Marthe le sue ombre”.
D: Questa è la tua prima pubblicazione?
Giorgia: Sì, si chiama “Marthe, le mie ombre”. È la storia di questa ragazza di nome Marthe, un'adolescente come tante, che vive nel suo mondo spensierato. Quando ad un certo punto nella sua vita accade un fatto increscioso: i genitori si trovano coinvolti in un grave incidente. Una situazione tragica che la porta a chiudersi in se stessa, rifugiandosi dalla realtà. Perché non riesce ad affrontare questa situazione per lei nuova e sconosciuta. Ed è lì che inizia a vedere uno strano esserino che l'accompagna ovunque lei vada. Man mano che la storia prosegue si scoprirà essere la sua paura. Ma soltanto lei riesce a vederlo.
D: Praticamente lei riesce a vedere quello che gli altri non vedono?
Giorgia: Lei riesce a vedere le paure materializzarsi davanti ai suoi occhi, non sole le sue ma anche quelle di chi le sta attorno. Questo proprio perché l'episodio che ha coinvolto i genitori l'ha resa più sensibile. Marthe si accorge che i suoi compagni di scuola, i suoi amici sono accompagnati senza saperlo da questi strani esserini, questi mostriciattoli. Perché fondamentalmente ognuno di loro, in base al proprio carattere, ha una paura inconfessata. Poi piano piano, grazie anche all'aiuto della sorella e del vicino di casa, un giovane musicista che ha la sensibilità per comprendere il suo stato d'animo, comincia ad affrontare la realtà e soprattutto la sua paura. E quindi a crescere. Alla fine tutto si risolve per il meglio.
D: La storia è nata dalla tua immaginazione oppure ti sei occupata soltanto del disegno?
Giorgia: Io ho fatto soltanto il disegno. La storia è nata in un pub. Eravamo io e il mio compagno di classe, che poi è lo sceneggiatore, Andrea Aprile. Gli ho mostrato dei disegni, tra cui un bozzetto con questa bambina e il mostriciattolo intorno. E lui guardandoli mi ha detto: “Mi sta venendo in mente un'idea. Domani te la scrivo.” E così ha scritto il soggetto. La storia ci è piaciuta e abbiamo iniziato questa avventura insieme. È nata così, con uno schizzo e un boccale di birra.
D: Con quale casa editrice avete pubblicato?
Giorgia: Marthe è edito da un'associazione culturale di Genova che si chiama Pro Glo Edizioni (Prospettiva Globale Edizioni). Un'associazione senza scopo di lucro che reinveste quello che ricava dalla vendita nella pubblicazione di altri fumetti. In questo caso incentiva i nuovi autori, gli esordienti. Per ora “Marthe” è in vendita sul sito della Pro Glo e su Amazon.
D: Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Giorgia: Per adesso io e Andrea ci stiamo pensando, stiamo in fase elaborativa e forse abbiamo un'idea. Continuiamo questa collaborazione perché ci troviamo bene a lavorare insieme.

lunedì 26 gennaio 2015


“Amina e il Vulcano” disegno e testo di Simona Binni.


Una storia dedicata ai bambini ma che fa riflettere anche i grandi

 

Il tema della diversità raccontato dai disegni di Simona Binni

(testo e foto Rosa Orsini)
“Amina e il vulcano” nasce dalla fantasia di una talentuosa e giovane disegnatrice, Simona Binni che ne ha curato sia il disegno che il testo. Una delicata e commovente storia illustrata, che tocca le corde dell'anima facendole vibrare all'unisono.
Una storia che ci riporta, come un viaggio nel tempo, al periodo della nostra adolescenza, quando il sentimento di solitudine ed estraneità apparteneva al nostro quotidiano, caratterizzava i nostri comportamenti, gli isolamenti, generando quell'invisibile distanza tra il nostro mondo, fragile ed infantile, e quello degli adulti. Simona ha la capacità di evocare quelle emozioni grazie soprattutto alla sua esperienza di psicologa e all'attenzione all'universo sensibile dei bambini ai quali dedica la storia di Amina.
La protagonista, che ha soltanto dieci anni, ha il dono di parlare e comunicare con gli animali e con le piante. Naturalmente tutto ciò è visto in maniera preoccupante sia dalla famiglia che dai medici, che bollano  l'unicità del suo essere come un segnale di schizofrenia da tenere sotto osservazione. Ma il padre, forse colto da un briciolo di umana sensibilità verso la figlia problematica, decide di mandarla in vacanza dai nonni materni a Stromboli. La sua ultima vacanza prima di essere ricoverata in una clinica psichiatrica. Ed è lì che Amina inconsapevolmente ritrova le sue radici materne, riscoprendo attraverso la lettura del diario la madre scomparsa, che non ha avuto la fortuna di conoscere perché morta dandola alla luce. Nonostante il tono profondo e la drammaticità della storia i contenuti fanno riflettere sulla diversità dell'individuo e di come questo sia recepito all'esterno, indipendentemente dai legami affettivi. Ma Simona ha anche la capacità di sorprendere il lettore introducendo nella storia l'elemento fantastico della creatura marina che si riscopre essere... Ma non vi racconto il finale. Il talento dell'autrice è proprio quello di dosare immaginazione e tecnica affiancandole a tematiche delicate che riguardano i ragazzi e il mondo della preadolescenza. Tema che ci rivela sarà trattato anche nel suo prossimo lavoro. In occasione della rassegna SpazioCimaComics svoltosi i primi di gennaio presso la galleria Spaziocima di Roma, Simona mi ha concesso questa breve intervista nella quale racconta il suo percorso professionale e di come il disegno abbia colmato quel vuoto interiore che ogni anima creativa avverte qualora la vita quotidiana sia scandita soltanto da momenti frenetici e fugaci.
Simona Binni
Domanda: Parlami di te e del tuo percorso artistico.
Simona: Io sono psicologa. Quindi ho fatto un percorso completamente diverso anche se disegno da una vita. Ho sempre avuto la passione per i fumetti, per i cartoni animati. Poi mi sono accorta che la vita che facevo mi stava un pochino stretta, mi mancava qualcosa, mi mancava il disegno. Cosicché quattro anni fa ho deciso di seguire questa mia passione e mi sono iscritta alla Scuola Romana del Fumetto che ho frequentato per tre anni. Lì ho imparato la tecnica, ho cercato di assorbire come una spugna tutto quello che potevo.
Domanda: Come è stata la tua esperienza nel campo del fumetto?
Simona: Oltre a disegnare i soggetti ho sempre scritto le mie storie. Così ho provato a presentare questo progetto di cui ho scritto anche la storia “Amina e il vulcano”. Mi sono presentata, ho fatto la classica gavetta portando il book alle fiere finché un giorno sono stata selezionata dalla Tunuè che è la mia attuale casa editrice. Il progetto è piaciuto e così abbiamo cominciato la lavorazione.
Domanda: Quindi questa è la tua prima pubblicazione?
Simona: E' la prima pubblicazione per quanto riguarda il grafic novel, ma ho già pubblicato due storie brevi in America, con una piccola casa editrice indipendente, la Bliss on tap. In realtà ho fatto anche un altro libro di cui ho curato le illustrazioni umoristiche. Si trattava di un lavoro per la Eurogeosurvey, un libro sulla geologia, edito dalla Comunità Europea. Poi ho lavorato come disegnatrice per una serie di pubblicità del cloud di Telecom Italia. C'è la mia mano che disegna e spiega che cosa è il Cloud.
Domanda: Anche il testo di “Amina e il vulcano” è tuo. Non è faticoso fare sia la sceneggiatura che il disegno? O forse no visto che hai l'idea in mente e sai come si muovono i personaggi?
Simona: Non lo so, ti direi sì se non fosse una cosa che ho sempre fatto fin da quando ero piccola. Io non mi metto lì a scrivere il testo. Voglio dire che quando mi metto a disegnare so già cosa diranno i miei personaggi e che quello che faranno. E' una cosa automatica, scrivo un soggetto e poi comincio a lavorarci direttamente dal punto di vista grafico. I dialoghi poi vengono da sé anche se c'è tutta la parte dell'editing che viene fatta insieme al direttore editoriale.
Domanda: Raccontami invece la storia di questo personaggio, Amina.
Simona: E' la storia di questa bambina che si chiama Amina che ha dieci anni. Un giorno viene mandata dal papà a trascorrere un periodo di vacanza sull'isola di Stromboli, a casa dei nonni materni. Qui trova il diario della mamma che lei non ha conosciuto perché è morta il giorno che l'ha partorita. Trovando questo diario ripercorre appunto le tappe della vita della mamma, quando era piccola, quando incontra il papà, si innamora e va via dall'isola. Ad un certo punto subentra nella storia un elemento fantastico.
Durante la rassegna di SpazioCimaComics
Domanda: Perché hai introdotto nella storia un soggetto fantastico, che comunque cambia il livello della narrazione?
Simona: L'elemento fantastico mi serviva come metafora per introdurre il concetto della diversità. Perché Amina è una bambina diversa dalle altre, e quindi il papà, i nonni, chi sta intorno a lei ad un certo punto devono prenderne atto. Ma come si comportano? Come reagiscono? Ognuno con il proprio modo di essere. Per me era importantissimo questo concetto tanto quanto il luogo dove si svolge tutta la storia: l'isola di Stromboli con la magia del vulcano e il mare così azzurro e profondo.
Domanda: L'isola di Stromboli è legata alla tua infanzia oppure si tratta di una scelta simbolica?
Simona: E' legata ad una vacanza.
Domanda: Quindi sei rimasta affascinata dalla sua magia?
Simona: Assolutamente sì. C'è un pezzo nella storia assolutamente autobiografico: una sera Amina sta seduta sulla scogliera insieme al nonno, il mare è mosso. Lì avverte una sensazione di isolamento e di impotenza di fronte alla natura. Ma anziché averne paura cerca di sentirsi parte dell'elemento naturale. Per me è stata la stessa cosa. Quel posto ti tira fuori delle sensazioni molto forti, direi ancestrali.
Domanda: “Amina e il vulcano” è una storia unica oppure seguiranno altre puntate?
Simona: No, per ora Amina inizia e finisce qui.
Domanda: Alla fine Amina ritrova la sua identità'?
Simona: Trova la sua identità, e tutti intorno a lei tutti  devono adeguarsi alla realtà, accettarla. Il finale è abbastanza a sorpresa. Non volevo che il finale fosse bello e basta. Volevo qualcosa che facesse pensare. Secondo me il finale necessariamente bello a volte forse è quasi deludente, scontato. Le cose che finiscono male, non che Amina finisca male, forse per un senso di fastidio ti portano a riflettere di più.
Domanda: Il tuo bagaglio culturale legato agli studi di psicologia ti aiuta a far sì che il personaggio abbia un carattere particolare. Ma soprattutto ti permette di affrontare certe tematiche che nel fumetto sono inusuali.
Simona: Sì certo. All'inizio Amina viene mandata dallo psichiatra perché è una bambina particolare. Sente le voci, parla con gli animali. A dieci anni sentire le voci non è considerato normale. Quindi nasce il desiderio di chiedersi “ma che cosa è normale?” “E' chi sente in maniera diversa la vita ad essere veramente anormale o siamo noi che non riusciamo ad uscire da certi schemi, a capire l'altro in modo diverso?” Tutto ruota quindi intorno a questo concetto.
Domanda: Quali sono i tuoi progetti futuri?
Simona: Al momento sto lavorando al prossimo libro. Vorrei parlare sempre di preadolescenza, perché è una fase estremamente delicata. E' il passaggio dall'infanzia al mondo adulto al quale però non si può dare un limite temporale fisso. Un passaggio molto importante. Quindi nel prossimo libro vorrei affrontare proprio questo tema.

martedì 20 gennaio 2015


Cristiano Crescenzi, fumettista e illustratore di grande talento ci racconta la sua professione.


Dalla rivista “Splatter” ai fumetti per bambini, spaziando oltre i confini del nostro paese.
Cristiano Crescenzi

(testo e foto Rosa Orsini)
Lo abbiamo incontrato a SpazioCimaComics, la prima edizione della rassegna dedicata al fumetto organizzata da Roberta Cima e Gianmarco Fumasoli presso la galleria SpazioCima di Roma. Giovane illustratore e fumettista romano, Cristiano vanta alle spalle una lunga esperienza presso importanti case editrici.
La passione per il disegno, ci rivela, la coltiva fin da piccolo. I suoi studi, orientati verso le arti applicative oltre che al fumetto vero e proprio, gli hanno conferito una preparazione artistica a tutto tondo. Formatosi alla Scuola internazionale di Comics, ha nel contempo esteso le competenze artistiche anche nel campo della pittura e della scultura. In occasione di SpazioCimaComics ha esposto alcune tavole illustrate pubblicate per la rivista Splatter della ESH di Paolo Altibrandi che torna dopo anni di silenzio con un'impostazione grafica e una serie di contenuti di sicuro richiamo a cui auguriamo il meritato successo. In questa intervista raccolta durante la rassegna Cristiano ci racconta il suo percorso artistico e i suoi progetti futuri che lo vedranno presto impegnato con una casa editrice francese. Un progetto ancora in nuce di cui serba per sé i particolari. Una discrezione degna di un professionista.
Domanda: Raccontaci come nasci come disegnatore e illustratore. Qual è stato il tuo percorso artistico?
Cristiano: Ho iniziato a disegnare da bambino e poi non ho mai smesso. In realtà ho fatto un percorso artistico molto articolato. Non ho fatto solo studi a livello di fumetto, ho frequentato l'Accademia di Belle Arti, la scuola per Arti Ornamentali a San Giacomo, la Scuola per Incisore di Medaglie alla Zecca di Stato, dove ho lavorato per un anno. E poi ho fatto l'accademia del Fumetto. Quindi la mia preparazione artistica è un po' più ampia rispetto al fumetto vero e proprio.
D: Come riesci a combinare tutte queste attività?
Cristiano: Ammetto che molte cose le ho interrotte perché tutto non si può fare. E poi avendo anche due figli ho dovuto fare delle scelte. Diciamo che pur nascendo professionalmente come fumettista ho continuato in parallelo a fare illustrazione, pittura, e scultura.
D: Hai già partecipato in passato a qualche mostra tematica in relazione a tutte queste attività di cui hai parlato?
Cristiano: Ho partecipato a tante esposizioni, diverse e di vario genere, di medaglie, di pittura. Mostre personali per il fumetto non le ho mai fatte, ma ammetto di non essermene mai interessato. Però quando capita l'occasione partecipo sempre ben volentieri. Ma non è la mia priorità. La mostra relativa al fumetto è un'attività molto secondaria rispetto al lavoro del fumettista. È un'occasione in più che va al di là del mio lavoro che si basa principalmente dal rapporto con l'editore e con il lettore .
D: Per quale casa editrice lavori adesso?
Cristiano: Attualmente sto lavorando per la rivista “Splatter” della casa editrice ESH. Poi sto iniziando a collaborare per una nuova rivista di cui non posso dire il nome perché ancora non è ufficialmente dichiarata sul mercato. Oltre a ciò sto iniziando un'altra collaborazione con una casa editrice francese e anche qui non posso dire nulla di più.
D: Qual è la differenza tra mercato italiano e mercato francese?
Cristiano: Una differenza di vario genere, una differenza di stile, un differenza culturale. Per esempio in Italia è molto diffuso il fumetto seriale, il cosiddetto fumetto popolare, il fumetto Bonelli ad esempio come Tex, Dylan Dog. Testate che escono ogni mese con personaggi ed episodi mensili che si ripetono, in piccoli albi che si comprano a pochi euro in edicola. Al contrario In Francia le serie di un personaggio durano massimo quattro, otto volumi. Asterix è una delle pochissime testate che sono arrivate a venti, trenta volumi, come anche Tin Tin. Sennò vengono pubblicati pochissimi volumi, venduti in formati grandi, sempre cartonati. In pratica sono dei libri.
D: Intendi dire dei libri da collezione?
Cristiano: Esattamente dei libri che vengono venduti in libreria. Naturalmente cambia molto il prezzo. Ma cambia anche la struttura all'interno. Ad esempio un fumetto Bonelli ha un massimo di sei vignette circa, mentre i fumetti francesi arrivano ad contenere anche undici vignette per pagina. Lavorano proprio su criteri totalmente diversi.
D: Possiamo dire che lì si lavora a progetto mentre in Italia un incarico viene portato avanti negli anni?
 Cristiano: Diciamo che nessuno ti assume neanche in Italia. Però quando sei un autore che funziona il lavoro è, più o meno, abbastanza continuo. Lì è un po' diverso. Ti accordi con un editore per un progetto che hai un anno di tempo per realizzare. Finito quel progetto, se va bene inizi a lavorare per un altro. Ma una volta che sei formato anche lì arrivano altri incarichi.

D: Quando leggevo i fumetti da piccola, soprattutto Tex, rimanevo delusa quando era disegnato in maniera diversa perché cambiando il disegnatore cambiava anche il tratto e la grafica. E' importante secondo te non solo riconoscere il personaggio ma anche il tratto distintivo dell'autore?
Cristiano: Questo cambiamento deriva dal fatto che si tratta di serie che hanno delle tirature molto importanti. Ci sono copie stampate ogni mese, e ogni mese deve uscire un numero. Naturalmente non ci può essere una o due persone che in un anno riescono a coprire dodici numeri di Tex. E impossibile, sono novanta tavole e hai bisogno di mesi per farle. Quindi necessariamente ci devono essere moltissimi disegnatori. Ogni volta che esce un numero di Tex devono esserne pronti altri tre o quattro minimo. Perché non si può mai rischiare di saltare un numero. Quindi ci devono lavorare tante persone. Questa è la peculiarità di un fumetto seriale.
D: Ma c'è il rovescio della medaglia perché ogni disegnatore ha il suo stile. Può essere una penalizzazione o un valore aggiunto. Diciamo che la grafica è importante perché anche chi legge dall'altra parte sceglie ciò che più gli piace.
Cristiano: Certo. Dipende da come lo recepisce il lettore. Dipende se si affeziona ad un disegnatore o ad un personaggio. A volte il lettore si affeziona ad un disegnatore e non gli interessano gli atri. Ma di solito ci si affeziona al personaggio quindi questo non dovrebbe essere un problema. Anche se ci saranno sempre gli autori preferiti.
D: Al di là dei tuoi progetti all'estero quali sono i tuoi attuali impegni?
Cristiano: Da sette anni lavoro per una piccola rivista per ragazzi che si chiama “Il Ponte d'oro”. E' una piccola rivista venduta per abbonamento dove disegno e scrivo le storie. Sono molto seri sul lavoro e poi c'è un bellissimo rapporto con la redazione. Ho avuto anche qualche menzione a dei premi. È una cosa che faccio molto molto volentieri perché è per i bambini. Ed è importante fare le cose per i bambini. Come ti dicevo collaboro per “Splatter” e nel frattempo faccio illustrazione. L'anno scorso ho fatto un lavoro per il Teatro Lirico di Trieste, si trattava di un fumetto per ragazzi e di un libro di illustrazione per bambini. Non ho collaborazioni troppo fisse, cambiano sempre.

martedì 13 gennaio 2015


Si conclude la prima edizione di SpazioCimaComics.


La maratona di tre giorni dedicata al fumetto organizzata da Roberta Cima e Gianmarco Fumasoli nel quartiere Coppedè di Roma. 

SpazioCima
Via Ombrone 9 Roma 
(testo e foto Rosa Orsini9
Volge al termine la kermesse dedicata al fumetto organizzata da Roberta Cima nello spazio espositivo che porta il suo nome, ubicato nel quartiere Coppedè di Roma. Prima edizione di questo appuntamento romano, patrocinato dall'Assessorato alla Cultura del  II Municipio di Roma, che aspira ad affiancarsi alle altre importanti manifestazioni del settore.
Durante la durata dell'evento hanno avuto luogo performances e dimostrazioni con disegno dal vivo degli artisti e dei giovani allievi della Scuola Romana del Fumetto. In mostra tavole originali di famosi illustratori con la possibilità di acquistare direttamente dall'artista e portarsi a casa un pezzo unico con tanto di dedica.
Una fitta serie di appuntamenti organizzati con la collaborazione di Gianmarco Fumasoli a cui hanno aderito fumettisti, illustratori ed editori di importanti case editrici, che generosamente si sono concessi al pubblico raccontando e illustrando il loro affascinante lavoro.
Le sale interne sono state allestite con disegni ed illustrazioni a cui sono stati affiancati i lavori di Mauro Molle, in esposizione a Spaziocima con la sua personale intitolata “Stop- e motion” fino al 23 gennaio. Anch'egli illustratore, ha voluto partecipare all'evento portando una serie di bellissime gigantografie a colori in cui ritrae alcuni dei supereroi più amati dal pubblico, come Batman e il Jocker.
Presente Paolo Altibrandi, grafico editoriale e art director per Play Press, Edizioni Cioè e Fandango, che partecipa in veste di editore della collana Splatter della ESH. Torna in scena, dopo una lunga pausa di silenzio, il famoso fumetto horror, antagonista dell'altrettanto famoso Dylan Dog, con una nuova veste grafica e un contenuto intimistico che fa la differenza rispetto alle altre collane di fumetto horror. Rispetto alla vecchia edizione si arricchisce oggi della collaborazione di tanti disegnatori, presenti anch'essi a questa breve maratona artistica. Citiamo Mauro Laurenti storico disegnatore di Zagor per la Sergio Bonelli Editore, che ha esposto i suoi disegni su carta dove affianca il nudo femminile ad icone fantasmagoriche della storia del fumetto; e Cristiano Crescenzi che ci ha raccontato il suo percorso e l'esperienza con l'editoria francese.
Tante storie e tanti disegni, ognuno caratterizzato da un tratto e una linea che ha reso riconoscibile il suo autore. Francesco di Pastena giovane disegnatore ed illustratore italiano ci parla del suo amore per il fantasy. Un'esperienza passata lavorando per varie testate editoriali e che lo ha portato a lavorare oltreoceano per la Zenescope Entertainement. Esperienza intensa, che andava al di là dei nostri ritmi lavorativi, tipici dei paesi latini che alternano all'azione momenti di pausa e riflessione. L'America, ci dice, macina tutto ciò che trova inseguendo i suoi obiettivi produttivi. Ma è sempre l'America con il suo fascino che richiama e offre tante opportunità di crescita per i nostri giovani artisti.
Molti nomi importanti ma anche giovani promesse uscite dalla scuola Romana del Fumetto come Giorgia Longo che presenta il suo primo lavoro“Martha”, edito dalla Pro Glo Edizioni di Genova, che unisce ad una grafica pulita e moderna una storia adolescenziale intrisa di paura e inquietudine. Un percorso di crescita per la protagonista della storia che assalita dalla paura della morte e di ciò che non può ancora capire impara infine a convivere con esse.  E poi Simona Binni, giovane disegnatrice nonché sceneggiatrice dei suoi lavori, laureata in psicologia, che ha pubblicato un bellissimo libro intitolato “Amina e il vulcano”. Una storia tenera sulla diversità che fa commuovere e riflettere. E poi tre giovani che si sono uniti insieme per realizzare i loro progetti: Sara Terranova (disegnatrice), Pablito Caracciolo (sceneggatore), e Federico Sabatini (disegnatore). I primi due autori della serie “Chi ha ucciso Babbo Natale” per ora visibile soltanto su facebook. Il titolo suggerisce la storia che peraltro presenta dei risvolti inaspettati. Bella la grafica e originale la storia. Sempre Pablito in collaborazione con Federico sceneggiano la storia de “Il bello, il brutto e il cattivo”. Ma niente a che vedere con il film di Clint Eastwood. Qui è tutta farina del loro sacco e se ne vedono delle belle perché la storia è veramente originale.

La presenza degli studenti della Scuola Romana del Fumetto ha movimentato questi tre giorni di full immersion disegnando e colorando dal vivo i loro soggetti a dimostrazione della loto capacità tecnica e della preparazione che offre la scuola. Nuove idee, nuovi volti che dall'entusiasmo dimostrato ci fanno pensare che sono pronti ad affrontare le difficoltà di un settore che come ogni altro è segnato dalla crisi. Ma dove c'è passione il lavoro non manca. Questa è stata un occasione per loro per farsi conoscere e presentare i loro portfolio.
Infine molti libri in esposizione e in vendita. Il pubblico ha risposto positivamente, ha potuto parlare con i propri beniamini, tornare a casa con un disegno firmato o una dedica d'autore da custodire gelosamente. Soddisfatta soprattutto l'organizzatrice Roberta Cima che accarezza l'idea di poter bissare al più presto il successo raccolto.

venerdì 9 gennaio 2015


Parte la prima rassegna di SpazioCimaComics interamente dedicata al fumetto


9-10-11 GENNAIO 2015
SPAZIOCIMA COMICS
PRIMA EDIZIONE
SpazioCima, in Via Ombrone 9 Roma.
(testo e foto Rosa Orsini)
Parte oggi SpazioCima Comics la prima rassegna dedicata la fumetto allestita presso la galleria d'arte Spaziocima, nel Quartiere Coppedè, su iniziativa di Roberta Cima e Gianmarco Fumasoli.
L'intento dell'evento è promuovere alcune realtà di nicchia del fumetto romano e italiano, accorciando la distanza tra le case editrici e i giovani esordienti.
Promozione, scouting, presentazione di tavole illustrate e performances degli artisti che hanno risposto all'appello. Una maratona di appuntamenti ed incontri che si protrarrà fino all'11 gennaio. Decine di illustratori, fumettisti e case editrici sono coinvolte nel progetto: gli autori ed illustratori delle serie horror “Splatter”; Mauro Laurenti disegnatore di Zagor e Dampyr per la “Sergio Bonelli Editore”; Adriana Farina autrice di Pupassi, gli insegnanti della “Scuola Romana dei Fumetti”.
La presenza degli addetti ai lavori consentirà un contatto diretto con il pubblico che potrà conoscere da vicino la realtà del fumetto, parlare e confrontare i propri disegni con esperti a cui potranno rivolgere domande e chiedere consigli oppure ammirare semplicemente i loro lavori, parte dei quali sarà messa in esposizione e in vendita presso la galleria.
Hanno confermato la loro partecipazione, tra i tanti, artisti e disegnatori come Paolo Di Orazio (sceneggiatore e scrittore per ACME, Castelvecchi ed ESH), Alessandro Ruggieri (sceneggiatore di Splatter e insegnante di sceneggiatura alla Scuola Romana dei Fumetti), Mauro Molle (attualmente in mostra presso Spaziocima con la sua personale “Stop-e motion” fino al 15 gennaio), Mauro Laurenti (disegnatore di Zagor e Dampyr per la Sergio Bonelli Editore), Cristiano Crescenzi e Antonio De Luca (autori per Splatter), Paolo Altibrandi (grafico editoriale e art director per Play Press, Edizioni Cioè,  Fandango), Valerio Giangiordano, Antonio De Luca, Massimiliano Filadoro, Veronica Frizzo (disegnatrice per Pro Glo e insegnante alla Scuola Romana dei Fumetti),Marco Taddei, Simone Angelini. Tra le case editrici, le scuole e le associazioni, parteciperanno: Scuola Romana dei Fumetti, Circolo letterario Bel Ami, Pro Glo, Elm Street House e tanti altri protagonisti del mondo del fumetto italiano.
Inoltre avranno luogo performance e dimostrazioni che coinvolgeranno artisit come Paolo Di Orazio, che porterà la nuova edizione di Splatter della ESH; Adriana Farina porterà “Pupassi” le sue strisce dedicate al sociale sulla disabilità (www.pupassi.com)
Francesco Di Pastena disegnatore e illustratore italiano, che ha lavorato all'estero per Zenescope Entertainment (www.zenescope.com) parteciperà ad uno dei tanti incontri “liberi” in programma nei tre giorni diSpazioCima Comics.
Tutte le giornate saranno così strutturate:
1) Mostra di tavole originali e di fumetti con possibilità per il pubblico di acquistare direttamente le tavole dall’artista/autore/illustratore o i testi dalle case editrici presenti.
2) Workshop e dimostrazioni di disegno dal vivo durante tutta la durata dell'evento, alla presenza degli artisti e degli allievi della Scuola Romana del Fumetto.
3) Possibilità di presentare il proprio portfolio, le proprie illustrazioni e farle valutare da esperti del mondo del fumetto, artisti ed editori del settore, che effettueranno un vero e proprio scouting.
Giorni e Orari:
Venerdì 9 Gennaio dalle 18,30
Sabato 10 e Domenica 11 Gennaio dalle 15 fino a sera
INGRESSO GRATUITO
Via Ombrone, 9 (Coppedé, Roma)
www.spaziocima.it

martedì 18 novembre 2014


LINE UP una retrospettiva di Steven Guarnaccia alla galleria Tricromia di Roma


Steven Guarnaccia espone i suoi disegni “in linea”

Design, colore e tanta ironia sono protagonisti di questa bellissima retrospettiva in mostra fino al 5 dicembre.

Dal 15 novembre al 5 dicembre 2015
galleria d'arte Tricromia
via della Barchetta 13, Roma
(testo e foto Rosa Orsini)
L'illustrazione, rappresentata in questo caso dal disegno umoristico e dalla copertina d'autore, merita un discorso a parte nell'ambito delle arti figurative. Portatrice di un linguaggio specifico, immediato, fatto di immagini, piccole frasi o parole chiave, e brevi disegni in sequenza, a volte racconta una storia, una situazione, gioca con bizzarri abbinamenti di cose e soggetti, spesso strizza l'occhio ad aspetti buffi della natura umana. L'illustrazione ha la capacità di sdrammatizzare la realtà e trasmettere, attraverso una trasposizione immaginifica degli oggetti simbolo del benessere e delle varie categorie di persone, quella leggerezza che ci fa sorridere o ridere di noi stessi.
L'illustrazione nasce e cresce affianco alla produzione editoriale, fa da copertina, da immagine simbolo. E' la sua bandiera Col tempo si evolve nella forma e nei contenuti, mantenendo integra la sua peculiarità artistica. Oggi è giunta a dei livelli espressivi della realtà, soggettivata dall'estro del singolo autore, che la svincola dal contesto editoriale. Quella dipendenza iniziale dalla stampa si è allentata a tal punto da far acquisire al disegno illustrativo una propria identità. L'illustrazione diviene così mezzo di comunicazione, veicolare di un messaggio che l'artista vuole tramettere al pubblico a suo modo e con l'ironia sottile e arguta di chi comprende il mondo intorno a sé, lo assimila ma soprattutto sa reinterpretarlo. Per capire ciò che il disegno sottintende bisogna far parlare la parte fanciullesca che serbiamo nel nostro inconscio, scevra di condizionamenti sociali e morali.
Steven Guarnaccia rappresenta appieno la potenzialità espressiva dell'illustrazione trasferendo nei tratti del disegno la propria unica e singolare personalità.
Una carriera prestigiosa alle spalle, lunga 35 anni, che lo ha visto evolversi come artista a tutto tondo. Guarnaccia amplia il panorama delle sua capacità alternando l'attività di illustratore per importanti giornali come Rolling Stones, Abitare e soprattutto il New York Times, dove ha ricoperto fino al 2005 la carica di Art Director della pagina delle opinioni, a quella di designer per grandi marchi internazionali come la Swatch. I suoi lavori, realizzati con penna, inchiostro e acquarelli, rivelano anche l'abilità di illustratore di libri per bambini e di covers per magazines.
Artista dotato di un animo gentile e garbato, grande ammiratore della cultura italiana, si mostra disponibile a raccontare il suo lavoro. Questa apertura all'interazione col pubblico si affianca al desiderio di insegnare ai giovani illustratori questo bellissimo mestiere. Per questo motivo oggi ricopre il ruolo di Professore Associato della Parsons The New School for Design a New York.
Guarnaccia ci apre le porte del suo mondo fantasioso e dichiara la sua ammirazione per i grandi illustratori italiani degli anni 20. Ma la sua storia personale e professionale fa sì che la tecnica acquisita superi quella dei maestri del passato. Oggi Guarnaccia ha un posto di rilievo nel panorama degli illustratori contemporanei. “Line up” è una retrospettiva sui suoi lavori nei quali ha cercato attraverso il segno della matita di avvicinarsi alla terza dimensione dimostrando soprattutto come con pochi tratti la linea trasmetta carattere ad un soggetto che a sua volta come personaggio trasmette un'idea.
La " line-up " è la classica sfilata di possibili autori di un crimine di fronte alla vittima chiamata a riconoscerlo. La mostra è quindi un confronto all'americana, una mostra in linea di un lavoro complesso e vario, in esposizione fino al 5 dicembre alla galleria Tricromia a Roma. Uno spazio dedicato all'illustrazione e al disegno che ha ospitato illustri rappresentanti del settore.
Varie serie di disegni a tema sono esposti sulle pareti della galleria: la serie Newyorker, in bianco e nero su carta acetata, ritrae una sequenza di improbabili musicisti, dove le figure umane si fondono con gli strumenti componendo delle bizzarre e fantomatiche figure: nella serie Abitare l'artista disegna mobili che hanno la forma di lettere in corsivo o sono affiancati a penne e cornette di telefono giganteschi. Divertente la vetta di una rupe dove le case hanno il profilo degli stambecchi; in Domus ritrae sedie colorate che diventano rami di alberi come a sottintendere la materia che si fa oggetto di design; e infine le Covers e i Books, tutti disegni a colori su carta dove Guarnaccia trasforma i personaggi caricandoli di significati, trasferendo in essi il suo pensiero che ci rivela in questa breve intervista.
Domanda: Su che cosa è incentrata la mostra?
Steven: Direi che la maggioranza dei disegni trattano del design. Sono un grande fan del design, però non riuscirei a progettare una poltrona, per esempio. Sono uno che lavora in tratti, su due piani, due dimensioni. La terza devo dire che mi sfugge. Così l'unico modo per avvicinarmi alla terza dimensione è utilizzare il disegno. Per tale motivo questi disegni hanno come soggetto un gioco di accostamenti con mobili, case, o altre cose.
Domanda: Ricordano le strisce dei fumetti che appaiono sui giornali. C'è un riferimento al passato?
Steven: Sono molto affezionato agli illustratori degli anni 20 e 30 italiani come Sergio Tofano, Carlo Bisi, e altri. Ma anche ai fumetti e cartoni animati americani. Li ho seguiti fin da piccolo vedendoli in televisione. E' così che ho deciso di iniziare questo lavoro e seguire le loro orme.
Domanda: C'è molta ironia nei disegni.
Steven: Spero che si noti. Il mio intento non è solo fare un disegno decorativo, ma soprattutto trasmettere qualcosa che non sia meramente informativo, ma che abbia dei concetti. E secondo me i concetti si presentano meglio con un po' di umorismo, con spirito.
Domanda: L'ispirazione da cosa nasce. Sempre da questa passione per il passato, per l'illustrazione anni 20 o dalla contemporaneità di oggi?
Steven: Dalla mia contemporaneità. Io vivo nel momento. Non guardo al passato per ispirazione. Ho già visto tutte queste cose, le ho assimilate e sono sempre con me. Però neanche mi guardo intorno, anche se sono un grande fan di tutti i media. Diciamo che sono più che altro ispirato dalla vita quotidiana e dai miei sentimenti.
Domanda: I disegni sono molto singolari. Come è riuscito nel suo lavoro ad essere così originale?
Steven: Io credo e spero di esprimere la mia personalità, il mio modo di vedere ma anche il mio modo di pensare. La cosa più importante per l'artista secondo me è esprimersi in un modo o nell'altro. E se è fatta bene diventa una cosa unica.
Domanda: Lei ha una bellissima carriera. Una carriera prestigiosa al New York Times a cui si affiancano importanti collaborazioni con il Moma e la Disney. Ma come ha iniziato l'attività di illustratore?
Steven: Devo dire che il mio primo cliente è stato proprio il New York Times. Ho cominciato da subito a lavorare per questo importante giornale. Ma erano altri tempi. Ho cominciato nel '77 quando la stampa era uno dei più forti mezzi di comunicazione. C'erano tantissimi giornali, rivisti, libri. C'erano tante possibilità. Non c'eran alcun dubbio sul futuro del libro o della stampa. Così veniva data la possibilità ai giovani illustratori di esprimersi attraverso i mezzi stampati.
Domanda: Invece come lo vede oggi il futuro ?
Steven: Secondo me la stampa non sparirà mai. Ma vedo che oggi viene utilizzata solo per determinate cose, per quello che può essere riprodotto soltanto su carta. Per un settore non proprio di nicchia ma specializzato. Anche se la tecnologia è in continua evoluzione. Ci sono tecnologie neanche tanto vecchie che ormai sono impossibili da leggere. Come il floppy disc, per esempio. Invece abbiamo libri del 500 che sono pervenuti fino a noi, lì possiamo vedere, in alcuni casi leggere.

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