Sara Terranova, Pablo
Caracciolo e Federico Sabbatini,disegnatore.
Tre giovani promesse del fumetto italiano.
Sono tre giovani ragazzi
romani, tre giovani promesse del fumetto italiano, provenienti dalla
Scuola Romana del Fumetto. Sara Terranova disegnatrice, Pablo
Caracciolo sceneggiatore e Federico Sabbatini, disegnatore. Tra di
loro intercorre un rapporto di amicizia nonché una fitta
collaborazione che li ha portati a realizzare dei progetti innovativi
ed interessanti. Nonostante li differenzi il gusto di genere e lo
stile, hanno cercato di raggiungere un'intesa nella scelta comune del
soggetto, trovando infine una chiave originale per presentarsi al
pubblico.
Partiamo con la serie
“Chi ha ucciso Babbo Natale”, realizzato da Sara Terranova e
Pablo Caracciolo, proposta per ora soltanto su Facebook che vede
protagonista una ragazzina che va in giro per il mondo a scoprire
l'autore di un delitto efferato che ha avuto come vittima proprio il
vecchio barbuto amato dai bambini. Una storia a puntate che unisce lo
stile dei cartoon ad un genere horror. Sara ammette di preferir
dedicare attenzione ai bambini pertanto i suoi soggetti sono per lo
più animali, personaggi teneri e buffi creati per far sorridere i
più piccoli. Ci fa vedere il suo portfolio e non si può negare la
bravura e il talento. Pablo è riuscito però con questa storia a
farle esprimere il lato nascosto ed oscuro della sua vena artistica.
Pablo, a sua volta, in
collaborazione di Federico Sabbatini, ha ideato un altro progetto
intitolato “il bello, il brutto e il cattivo” che non ha nulla a
che vedere con il famoso film di Sergio Leone interpretato da Clint
Eastwood. Questa storia sfiora i confini dell'erotismo proponendolo
sotto una verve comica ed inusuale. Protagonisti un'improbabile
ninfomane e tre vampiri evocati, ahimè inutilmente, per soddisfare
le sue voglie. Quindi spazio alla fantasia e alla provocazione,
corredati da tanta ironia e voglia di divertirsi.
mercoledì 18 febbraio 2015
Intervista a Francesco Di Pastena, giovane disegnatore romano.
Una grande passione per l'illustrazione fantasy e una esperienza con il mercato americano del fumetto.
(testo Rosa Orsini)
Durante SpazioCimaComics
sono rimasta colpita dai disegni di Francesco Di Pastena, giovane
illustratore romano. I suoi disegni colorati accendevano la parete di
una sala interna della galleria, tappezzata di fumetti in bianco e
nero. Immagini di guerrieri in combattimento, torri medievali e donne
guerriere dalle ali d'angelo emergevano dallo sfondo. Richiamavano
l'attenzione del visitatore evocando scenari fantasy.
Così ho cercato, domandando all'organizzatore dell'evento, di poterlo conoscere. Io adoro il fantasy e i disegni di Francesco rispecchiano il gusto di chi come me ricerca nel soggetto e nella grafica quel particolare effetto visivo luminoso e patinato che emerge dalle scene rappresentante e quella forza sovrumana, quell'energia vitale sprigionata dai soggetti raffigurati. Disegni caratterizzati da una grafia perfetta nei particolari e nelle proporzioni, realizzati con una tecnica digitale che non abbandona la tradizione del disegno a favore delle scorciatoie supportate dai programmi computerizzati. In occasione della rassegna di fumetto allo Spaziocima di Roma, Francesco ha presentato le sue tavole a colori proponendosi al pubblico come illustratore fantasy. Un settore che spazia nel campo dei giochi di ruolo e nei video games e che oggi trova appeal presso le giovani generazioni, affascinati da mondi immaginari dove la magia regna suprema, abitati da eroi ed eroine, creature fantastiche, e personificazioni fantasmagoriche del bene e del male.
Così ho cercato, domandando all'organizzatore dell'evento, di poterlo conoscere. Io adoro il fantasy e i disegni di Francesco rispecchiano il gusto di chi come me ricerca nel soggetto e nella grafica quel particolare effetto visivo luminoso e patinato che emerge dalle scene rappresentante e quella forza sovrumana, quell'energia vitale sprigionata dai soggetti raffigurati. Disegni caratterizzati da una grafia perfetta nei particolari e nelle proporzioni, realizzati con una tecnica digitale che non abbandona la tradizione del disegno a favore delle scorciatoie supportate dai programmi computerizzati. In occasione della rassegna di fumetto allo Spaziocima di Roma, Francesco ha presentato le sue tavole a colori proponendosi al pubblico come illustratore fantasy. Un settore che spazia nel campo dei giochi di ruolo e nei video games e che oggi trova appeal presso le giovani generazioni, affascinati da mondi immaginari dove la magia regna suprema, abitati da eroi ed eroine, creature fantastiche, e personificazioni fantasmagoriche del bene e del male.
Francesco vanta alle
spalle una formazione come illustratore ottenuta allo IED (Istituto
Europeo del Design) arricchita dagli studi come fumettista presso la
Scuola Romana del Fumetto. Due specializzazioni che spesso si
confondo tra loro ma che in realtà posseggono delle connotazioni
artistiche uniche e distintive. Dopo l'esperienza come fumettista
presso la rivista satirica “Male” e la breve ma intensa
collaborazione con una casa editrice americana del fumetto, oggi
Francesco promuove il suo nuovo percorso artistico incentrato sul
lavoro di illustratore, abbandonando una strada ormai conosciuta per
un mondo ancora da esplorare. Francesco ci descrive un lavoro fatto
spesso di precarietà ma mantenendo il sorriso e l'entusiasmo di chi
come lui vuole continuare a fare ciò che più gli piace. Da questo
incontro emerge un messaggio chiaro e profondo: spesso le esperienze
aiutano a capire quello che non vogliamo fare, non perché siano
negative ma piuttosto perché si rivelano illuminanti, ci chiariscono
le idee indicandoci la strada che vorremmo percorrere, la piega che
dobbiamo seguire seppur comoda e impervia. Anche se spesso
ricominciare sembra difficile.
Domanda: Come nasce la
passione per il disegno e qual è il tuo percorso artistico?
Francesco: Diciamo
che la passione del disegno nasce fin dall'infanzia. Mente la
passione per i fumetti me l'ha trasmessa mio cugino, che ha undici
anni più di me. È lui che mi ha fatto conoscere i fantasy, i
giochi di ruolo, i video games. È stato il mio mentore e per lungo
tempo un modello da emulare. Crescendo ho coltivato anche altre
passioni e ho frequentato delle scuole di settore. Ho fatto un corso
di illustrazione allo IED per poi cambiare direzione iscrivendomi
alla Scuola Romana per il Fumetto. Una storia abbastanza banale.
Penso che tutti quanti abbiamo avuto più o meno lo stesso percorso
formativo.
D: Qual è invece il
tuo percorso professionale?
Francesco: Uno dei
miei primi lavori importanti è stato con “Male”, la rivista
satirica di Vauro e Vincino. Una collaborazione che è durata quasi
due anni. All'inizio era più legata legata all'illustrazione.
Infatti illustravo dei racconti brevi di Nicolai Lilin. Dopo di che
mi hanno spostato in una rubrica in cui si facevano interviste dove
realizzavo anche i ritratti delle persone intervistate, dato che ero
l''unico illustratore realistico insieme a Tanino Liberatore. Dopo
questa esperienza, finita perché “Male” ha chiuso i battenti,
ho ripreso la passione che avevo da bambino, ossia il fumetto.
Durante la scuola avevo già avuto modo di praticarlo a livello
professionale con delle pubblicazioni indipendenti. La mattina
studiavo e di pomeriggio lavoravo. Poi ho avuto la possibilità di
collaborare con la Zenescope Entertainement. Hanno visto i miei
lavori su internet e mi hanno proposto di lavorare con loro.
Un'esperienza con il mercato americano delucidante e formativa. Un
bel battesimo di fuoco.
D: Come lavorano gli
americano rispetto a noi italiani?
Francesco: Hanno
dei ritmi molto più accelerati dei nostri. Forse guardano un po'
meno alla qualità e più al prodotto finito, anche se è brutto e
forse neanche corretto dirlo in questo modo. Prevale una mentalità
imprenditoriale. C'è il prodotto da creare anche se i limiti di
tempo sono brevi.
D: Per quanto tempo
hai lavorato in America?
Fancesco: Per un
anno. Dopo di che sono andato via proprio a causa di quei ritmi
lavorativi. Non mi piacevano perché non mi sentivo capace di
produrre dei prodotti di qualità all'altezza di quelle che sono le
mie reali possibilità. Ma quell'esperienza mi ha anche fatto capire
che il fumetto non era proprio il lavoro che volevo fare. Non mi
trovavo in quell'ambiente artistico. Cosicché ho deciso di fermarmi
e puntare sull'illustrazione fantasy che è quello che mi è sempre
piaciuto fare.
D: Parliamo quindi
dell'illustrazione. Riguardo al disegno, si tratta di una grafica
realizzata con il computer?
Francesco: Sì. Io
lavoro in digitale. Questi lavori sono realizzati con il computer.
Però avendo un'impostazione tradizionale il mio modo di usare il
digitale in realtà è un po' atipico. Perché ci sarebbero tante
scorciatoie, tanti trucchi che si potrebbero usare e che forse farei
meglio ad usare, ma la mia impostazione mi porta a preferire la
tecnica classica.
D: Questi lavori
esposti, di carattere fantasy, fanno parte di un progetto
particolare?
Francesco: Si
tratta principalmente di promozione perché sto cercando di
introdurmi in maniera seria in questo settore di mercato. Ma mentre
nel fumetto, avendo acquisito esperienza, avevo delle conoscenze,
degli agganci a cui far riferimento, qui mi trovo agli inizi con
tutte le difficoltà che comporta. Diciamo che sto bussando a varie
porte sperando che mi si aprano possibilità lavorative un po' più
concrete.
Domanda: Quali sono
quindi le tue ambizioni lavorative?
Francesco:
Riuscire a trovare stabilità economica facendo quello che più mi
piace, in questo caso l'illustratore fantasy, rivolgendo lo sguardo
anche ai giochi di ruolo e da tavolo o ai video giochi, che sono
stati parte della mia formazione artistica e che mi accompagnano
tutt'ora ora. Oggi il fantasy è un soggetto che richiama molto il
pubblico dei giovani. Grazie sopratutto alla trilogia di Tolkien è
tornato in voga. E ciò da un certo punto di vista è stato
una fortuna per noi illustratori.
Dalla rivista “Splatter”
ai fumetti per bambini, spaziando oltre i confini del nostro paese.
D: Quando leggevo i fumetti da piccola, soprattutto Tex, rimanevo delusa quando era disegnato in maniera diversa perché cambiando il disegnatore cambiava anche il tratto e la grafica. E' importante secondo te non solo riconoscere il personaggio ma anche il tratto distintivo dell'autore?
Molti nomi importanti ma
anche giovani promesse uscite dalla scuola Romana del Fumetto come
Giorgia Longo che presenta il suo primo lavoro“Martha”,
edito dalla Pro Glo Edizioni di Genova, che unisce ad una grafica pulita e
moderna una storia adolescenziale intrisa di paura e inquietudine. Un
percorso di crescita per la protagonista della storia che assalita
dalla paura della morte e di ciò che non può ancora capire impara
infine a convivere con esse. E poi Simona Binni, giovane disegnatrice nonché
sceneggiatrice dei suoi lavori, laureata in psicologia, che ha
pubblicato un bellissimo libro intitolato “Amina
e il vulcano”. Una storia tenera sulla diversità che fa
commuovere e riflettere. E poi tre giovani che si sono uniti insieme
per realizzare i loro progetti: Sara Terranova (disegnatrice),
Pablito Caracciolo (sceneggatore), e Federico Sabatini (disegnatore).
I primi due autori della serie “Chi ha ucciso Babbo Natale” per
ora visibile soltanto su facebook. Il titolo suggerisce la storia che
peraltro presenta dei risvolti inaspettati. Bella la grafica e
originale la storia. Sempre Pablito in collaborazione con Federico
sceneggiano la storia de “Il bello, il brutto e il cattivo”. Ma
niente a che vedere con il film di Clint Eastwood. Qui è tutta
farina del loro sacco e se ne vedono delle belle perché la storia è
veramente originale.
La presenza degli studenti della Scuola Romana del Fumetto ha movimentato questi tre giorni di full immersion disegnando e colorando dal vivo i loro soggetti a dimostrazione della loto capacità tecnica e della preparazione che offre la scuola. Nuove idee, nuovi volti che dall'entusiasmo dimostrato ci fanno pensare che sono pronti ad affrontare le difficoltà di un settore che come ogni altro è segnato dalla crisi. Ma dove c'è passione il lavoro non manca. Questa è stata un occasione per loro per farsi conoscere e presentare i loro portfolio.
lunedì 9 febbraio 2015
“Marthe le mie ombre” disegni di Giorgia Longo
Piccoli mostriciattoli e paure nascoste. Un fumetto per conoscere se stessi e gli altri, che rivela una connotazione comune a tutti gli esseri umani: la paura di crescere.
(testo Rosa Orsini)
Oggi molti giovani
abbracciano il fumetto come professione, animati da una passione che
li accompagna fin da piccoli, e grazie ad alcune interessanti
iniziative editoriali riescono a realizzare il loro sogno, ossia
pubblicare una storia disegnata da loro, spesso anche ideata e
sceneggiata. “Marthe, le mie ombre” è uno tra questi
progetti che ha visto la luce nel 2013 grazie all'iniziativa della
Pro Glo Edizioni di Genova e sopratutto al talento di una giovane
disegnatrice romana, Giorgia Longo, formatasi alla Scuola Romana del
Fumetto.
Come tanti giovani ha intrapreso questa strada credendoci fermamente e aiutata anche un po' dalla fortuna ha pubblicato questa piccola storia sceneggiata da un suo compagno di corso, Andrea Aprile. Un'idea nata in un pub davanti ad un boccale di birra con un piccolo bozzetto dei personaggi. Giorgia Longo ha un segno particolare ed originale, nel contempo molto delicato. Nonostante si tratti della sua prima pubblicazione, si nota una certa maestria nel disegnare le scene e i personaggi, creando un quadro scenografico preciso e pulito. E la sua Marthe, la protagonista del fumetto, sembra quasi assomigliarle in quanto si intravede in lei quella genuina fanciullezza di chi continua a guardare il mondo con occhi sognanti nonostante la vita la riporti duramente con i piedi per terra. Chi crea fumetti rimane sempre un po' fanciullo, una condizione necessaria per sdoganare la fantasia e inventare mondi immaginari e personaggi inverosimili. E a volte tramite il disegno si materializzano anche i propri spettri interiori. Ecco che il fumetto da semplice striscia diventa qualcosa di più profondo, pedagogico, sensibile alle problematiche degli adolescenti che possono così riconoscersi nella storia nonostante la presenza di elementi di per sé irreali e fantastici. “Marthe” ha delle connotazioni che lo portano ad un livello interpretativo maggiore di quanto ci si aspetti. Scorrendo le pagine e i disegni ti accorgi che dietro l'idea c'è e ti convince perché tocca le paure inconfessate, che ci imprigionano con i loro legacci e ci paralizzano di fronte agli ostacoli della vita. Marthe diventa quindi un libro di iniziazione alla vita dove la protagonista scopre che la paura è un sentimento condiviso con cui convivere e da cui non farsi annientare. Dove la timidezza non è un ostacolo ma un strumento prezioso che ci permette di entrare in empatia con l'altro elevando il rapporto su di un piano profondo ed emozionale. Infine lo spettro della paura abbandona le iniziali sembianze agghiaccianti per divenire una buffa creatura che scimmiotta i caratteri di chi la prova. Ho avuto modo di conoscere Giorgia alla rassegna del fumetto presso la galleria SpazioCima di Roma e così abbiamo parlato di come è nata l'idea di “Marthe le sue ombre”.
Come tanti giovani ha intrapreso questa strada credendoci fermamente e aiutata anche un po' dalla fortuna ha pubblicato questa piccola storia sceneggiata da un suo compagno di corso, Andrea Aprile. Un'idea nata in un pub davanti ad un boccale di birra con un piccolo bozzetto dei personaggi. Giorgia Longo ha un segno particolare ed originale, nel contempo molto delicato. Nonostante si tratti della sua prima pubblicazione, si nota una certa maestria nel disegnare le scene e i personaggi, creando un quadro scenografico preciso e pulito. E la sua Marthe, la protagonista del fumetto, sembra quasi assomigliarle in quanto si intravede in lei quella genuina fanciullezza di chi continua a guardare il mondo con occhi sognanti nonostante la vita la riporti duramente con i piedi per terra. Chi crea fumetti rimane sempre un po' fanciullo, una condizione necessaria per sdoganare la fantasia e inventare mondi immaginari e personaggi inverosimili. E a volte tramite il disegno si materializzano anche i propri spettri interiori. Ecco che il fumetto da semplice striscia diventa qualcosa di più profondo, pedagogico, sensibile alle problematiche degli adolescenti che possono così riconoscersi nella storia nonostante la presenza di elementi di per sé irreali e fantastici. “Marthe” ha delle connotazioni che lo portano ad un livello interpretativo maggiore di quanto ci si aspetti. Scorrendo le pagine e i disegni ti accorgi che dietro l'idea c'è e ti convince perché tocca le paure inconfessate, che ci imprigionano con i loro legacci e ci paralizzano di fronte agli ostacoli della vita. Marthe diventa quindi un libro di iniziazione alla vita dove la protagonista scopre che la paura è un sentimento condiviso con cui convivere e da cui non farsi annientare. Dove la timidezza non è un ostacolo ma un strumento prezioso che ci permette di entrare in empatia con l'altro elevando il rapporto su di un piano profondo ed emozionale. Infine lo spettro della paura abbandona le iniziali sembianze agghiaccianti per divenire una buffa creatura che scimmiotta i caratteri di chi la prova. Ho avuto modo di conoscere Giorgia alla rassegna del fumetto presso la galleria SpazioCima di Roma e così abbiamo parlato di come è nata l'idea di “Marthe le sue ombre”.
D:
Questa è la tua prima pubblicazione?
Giorgia:
Sì, si chiama “Marthe, le mie ombre”.
È la storia di questa ragazza di nome Marthe, un'adolescente come
tante, che vive nel suo mondo spensierato. Quando ad un certo punto
nella sua vita accade un fatto increscioso: i genitori si trovano
coinvolti in un grave incidente. Una situazione tragica che la porta
a chiudersi in se stessa, rifugiandosi dalla realtà. Perché non
riesce ad affrontare questa situazione per lei nuova e sconosciuta.
Ed è lì che inizia a vedere uno strano esserino che l'accompagna
ovunque lei vada. Man mano che la storia prosegue si scoprirà essere
la sua paura. Ma soltanto lei riesce a vederlo.
D:
Praticamente lei riesce a vedere quello che gli altri non vedono?
Giorgia:
Lei riesce a vedere le paure materializzarsi davanti ai suoi occhi,
non sole le sue ma anche quelle di chi le sta attorno. Questo proprio
perché l'episodio che ha coinvolto i genitori l'ha resa più
sensibile. Marthe si accorge che i suoi compagni di scuola, i suoi
amici sono accompagnati senza saperlo da questi strani esserini,
questi mostriciattoli. Perché fondamentalmente ognuno di loro, in
base al proprio carattere, ha una paura inconfessata. Poi piano
piano, grazie anche all'aiuto della sorella e del vicino di casa, un
giovane musicista che ha la sensibilità per comprendere il suo stato
d'animo, comincia ad affrontare la realtà e soprattutto la sua
paura. E quindi a crescere. Alla fine tutto si risolve per il meglio.
D:
La storia è nata dalla tua immaginazione oppure ti sei occupata
soltanto del disegno?
Giorgia:
Io ho fatto soltanto il disegno. La storia è nata in un pub.
Eravamo io e il mio compagno di classe, che poi è lo sceneggiatore,
Andrea Aprile. Gli ho mostrato dei disegni, tra cui un bozzetto con
questa bambina e il mostriciattolo intorno. E lui guardandoli mi ha
detto: “Mi sta venendo in mente un'idea. Domani te la scrivo.” E
così ha scritto il soggetto. La storia ci è piaciuta e abbiamo
iniziato questa avventura insieme. È nata così, con uno schizzo e
un boccale di birra.
D:
Con quale casa editrice avete pubblicato?
Giorgia:
Marthe è edito da un'associazione culturale di Genova che
si chiama Pro Glo Edizioni (Prospettiva Globale Edizioni).
Un'associazione senza scopo di lucro che reinveste quello che ricava
dalla vendita nella pubblicazione di altri fumetti. In questo caso
incentiva i nuovi autori, gli esordienti. Per ora “Marthe” è in
vendita sul sito della Pro Glo e su Amazon.
D:
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Giorgia:
Per adesso io e Andrea ci stiamo pensando, stiamo in fase elaborativa
e forse abbiamo un'idea. Continuiamo questa collaborazione perché ci
troviamo bene a lavorare insieme.
lunedì 26 gennaio 2015
“Amina e il Vulcano” disegno e testo di Simona Binni.
Una storia dedicata ai bambini ma che fa riflettere anche i grandi
Il tema della diversità raccontato dai disegni di Simona Binni
(testo e foto Rosa Orsini)
“Amina e il vulcano” nasce dalla fantasia di una talentuosa e giovane disegnatrice, Simona Binni che ne ha curato sia il disegno che il testo. Una delicata e commovente storia illustrata, che tocca le corde dell'anima facendole vibrare all'unisono.
Una storia che ci riporta, come un viaggio nel tempo, al periodo della nostra adolescenza, quando il sentimento di solitudine ed estraneità apparteneva al nostro quotidiano, caratterizzava i nostri comportamenti, gli isolamenti, generando quell'invisibile distanza tra il nostro mondo, fragile ed infantile, e quello degli adulti. Simona ha la capacità di evocare quelle emozioni grazie soprattutto alla sua esperienza di psicologa e all'attenzione all'universo sensibile dei bambini ai quali dedica la storia di Amina.
“Amina e il vulcano” nasce dalla fantasia di una talentuosa e giovane disegnatrice, Simona Binni che ne ha curato sia il disegno che il testo. Una delicata e commovente storia illustrata, che tocca le corde dell'anima facendole vibrare all'unisono.
Una storia che ci riporta, come un viaggio nel tempo, al periodo della nostra adolescenza, quando il sentimento di solitudine ed estraneità apparteneva al nostro quotidiano, caratterizzava i nostri comportamenti, gli isolamenti, generando quell'invisibile distanza tra il nostro mondo, fragile ed infantile, e quello degli adulti. Simona ha la capacità di evocare quelle emozioni grazie soprattutto alla sua esperienza di psicologa e all'attenzione all'universo sensibile dei bambini ai quali dedica la storia di Amina.
La protagonista, che ha
soltanto dieci anni, ha il dono di parlare e comunicare con gli
animali e con le piante. Naturalmente tutto ciò è visto in maniera
preoccupante sia dalla famiglia che dai medici, che bollano l'unicità del suo essere come un segnale di schizofrenia da
tenere sotto osservazione. Ma il padre, forse colto da un briciolo di
umana sensibilità verso la figlia problematica, decide di mandarla
in vacanza dai nonni materni a Stromboli. La sua ultima vacanza prima
di essere ricoverata in una clinica psichiatrica. Ed è lì che Amina
inconsapevolmente ritrova le sue radici materne, riscoprendo
attraverso la lettura del diario la madre scomparsa, che non ha avuto
la fortuna di conoscere perché morta dandola alla luce. Nonostante
il tono profondo e la drammaticità della storia i contenuti fanno
riflettere sulla diversità dell'individuo e di come questo sia
recepito all'esterno, indipendentemente dai legami affettivi. Ma
Simona ha anche la capacità di sorprendere il lettore introducendo
nella storia l'elemento fantastico della creatura marina che si
riscopre essere... Ma non vi racconto il finale. Il talento
dell'autrice è proprio quello di dosare immaginazione e tecnica
affiancandole a tematiche delicate che riguardano i ragazzi e il
mondo della preadolescenza. Tema che ci rivela sarà trattato anche
nel suo prossimo lavoro. In occasione della rassegna SpazioCimaComics
svoltosi i primi di gennaio presso la galleria Spaziocima di Roma,
Simona mi ha concesso questa breve intervista nella quale racconta il
suo percorso professionale e di come il disegno abbia colmato quel
vuoto interiore che ogni anima creativa avverte qualora la vita
quotidiana sia scandita soltanto da momenti frenetici e fugaci.
Domanda: Parlami di te
e del tuo percorso artistico.
Simona: Io sono
psicologa. Quindi ho fatto un percorso completamente diverso anche se
disegno da una vita. Ho sempre avuto la passione per i fumetti, per i
cartoni animati. Poi mi sono accorta che la vita che facevo mi stava
un pochino stretta, mi mancava qualcosa, mi mancava il disegno.
Cosicché quattro anni fa ho deciso di seguire questa mia passione e
mi sono iscritta alla Scuola Romana del Fumetto che ho
frequentato per tre anni. Lì ho imparato la tecnica, ho cercato di
assorbire come una spugna tutto quello che potevo.
Domanda: Come è stata
la tua esperienza nel campo del fumetto?
Simona: Oltre
a disegnare i soggetti ho sempre scritto le mie storie. Così ho
provato a presentare questo progetto di cui ho scritto anche la
storia “Amina e il
vulcano”. Mi sono
presentata, ho fatto la classica gavetta portando il book alle
fiere finché un giorno sono stata selezionata dalla Tunuè
che è la mia attuale casa editrice. Il progetto è piaciuto e così
abbiamo cominciato la lavorazione.
Domanda: Quindi questa
è la tua prima pubblicazione?
Simona: E' la
prima pubblicazione per quanto riguarda il grafic novel, ma ho già
pubblicato due storie brevi in America, con una piccola casa editrice
indipendente, la Bliss on tap. In
realtà ho fatto anche un altro libro di cui ho curato le
illustrazioni umoristiche. Si trattava di un lavoro per la
Eurogeosurvey, un libro sulla geologia, edito dalla Comunità
Europea. Poi ho lavorato come disegnatrice per una serie di
pubblicità del cloud di Telecom Italia. C'è la mia mano che
disegna e spiega che cosa è il Cloud.
Domanda: Anche il
testo di “Amina e il vulcano” è tuo. Non è faticoso fare sia la
sceneggiatura che il disegno? O forse no visto che hai l'idea in
mente e sai come si muovono i personaggi?
Simona: Non lo so,
ti direi sì se non fosse una cosa che ho sempre fatto fin da quando
ero piccola. Io non mi metto lì a scrivere il testo. Voglio dire che
quando mi metto a disegnare so già cosa diranno i miei personaggi e
che quello che faranno. E' una cosa automatica, scrivo un soggetto e
poi comincio a lavorarci direttamente dal punto di vista grafico. I
dialoghi poi vengono da sé anche se c'è tutta la parte dell'editing
che viene fatta insieme al direttore editoriale.
Domanda: Raccontami
invece la storia di questo personaggio, Amina.
Simona: E' la
storia di questa bambina che si chiama Amina che ha dieci anni. Un
giorno viene mandata dal papà a trascorrere un periodo di vacanza
sull'isola di Stromboli, a casa dei nonni materni. Qui trova il
diario della mamma che lei non ha conosciuto perché è morta il
giorno che l'ha partorita. Trovando questo diario ripercorre appunto
le tappe della vita della mamma, quando era piccola, quando incontra
il papà, si innamora e va via dall'isola. Ad un certo punto subentra
nella storia un elemento fantastico.
Domanda: Perché hai
introdotto nella storia un soggetto fantastico, che comunque cambia
il livello della narrazione?
Simona: L'elemento
fantastico mi serviva come metafora per introdurre il concetto della
diversità. Perché Amina è una bambina diversa dalle altre, e
quindi il papà, i nonni, chi sta intorno a lei ad un certo punto
devono prenderne atto. Ma come si comportano? Come reagiscono? Ognuno
con il proprio modo di essere. Per me era importantissimo questo
concetto tanto quanto il luogo dove si svolge tutta la storia:
l'isola di Stromboli con la magia del vulcano e il mare così azzurro
e profondo.
Domanda: L'isola di
Stromboli è legata alla tua infanzia oppure si tratta di una scelta
simbolica?
Simona: E' legata
ad una vacanza.
Domanda: Quindi sei
rimasta affascinata dalla sua magia?
Simona:
Assolutamente sì. C'è un pezzo nella storia assolutamente
autobiografico: una sera Amina sta seduta sulla scogliera insieme al
nonno, il mare è mosso. Lì avverte una sensazione di isolamento e
di impotenza di fronte alla natura. Ma anziché averne paura cerca di
sentirsi parte dell'elemento naturale. Per me è stata la stessa
cosa. Quel posto ti tira fuori delle sensazioni molto forti, direi
ancestrali.
Domanda: “Amina e il
vulcano” è una storia unica oppure seguiranno altre puntate?
Simona: No,
per ora Amina inizia e finisce qui.
Domanda: Alla fine
Amina ritrova la sua identità'?
Simona: Trova la
sua identità, e tutti intorno a lei tutti devono adeguarsi alla
realtà, accettarla. Il finale è abbastanza a sorpresa. Non volevo
che il finale fosse bello e basta. Volevo qualcosa che facesse
pensare. Secondo me il finale necessariamente bello a volte forse è
quasi deludente, scontato. Le cose che finiscono male, non che Amina
finisca male, forse per un senso di fastidio ti portano a riflettere
di più.
Domanda: Il tuo
bagaglio culturale legato agli studi di psicologia ti aiuta a far sì
che il personaggio abbia un carattere particolare. Ma soprattutto ti
permette di affrontare certe tematiche che nel fumetto sono
inusuali.
Simona: Sì certo.
All'inizio Amina viene mandata dallo psichiatra perché è una
bambina particolare. Sente le voci, parla con gli animali. A dieci
anni sentire le voci non è considerato normale. Quindi nasce il
desiderio di chiedersi “ma che cosa è normale?” “E' chi sente
in maniera diversa la vita ad essere veramente anormale o siamo
noi che non riusciamo ad uscire da certi schemi, a capire l'altro in
modo diverso?” Tutto ruota quindi intorno a questo concetto.
Domanda: Quali sono i
tuoi progetti futuri?
Simona: Al
momento sto lavorando al prossimo libro. Vorrei parlare sempre
di preadolescenza, perché è una fase estremamente delicata. E' il
passaggio dall'infanzia al mondo adulto al quale però non si può
dare un limite temporale fisso. Un passaggio molto importante.
Quindi nel prossimo libro vorrei affrontare proprio questo tema.
martedì 20 gennaio 2015
Cristiano Crescenzi, fumettista e illustratore di grande talento ci racconta la sua professione.
Dalla rivista “Splatter”
ai fumetti per bambini, spaziando oltre i confini del nostro paese.
Cristiano Crescenzi
(testo e foto Rosa Orsini)
Lo abbiamo incontrato a SpazioCimaComics, la prima edizione della rassegna dedicata al fumetto organizzata da Roberta Cima e Gianmarco Fumasoli presso la galleria SpazioCima di Roma. Giovane illustratore e fumettista romano, Cristiano vanta alle spalle una lunga esperienza presso importanti case editrici.
La passione per il disegno, ci rivela, la coltiva fin da piccolo. I suoi studi, orientati verso le arti applicative oltre che al fumetto vero e proprio, gli hanno conferito una preparazione artistica a tutto tondo. Formatosi alla Scuola internazionale di Comics, ha nel contempo esteso le competenze artistiche anche nel campo della pittura e della scultura. In occasione di SpazioCimaComics ha esposto alcune tavole illustrate pubblicate per la rivista Splatter della ESH di Paolo Altibrandi che torna dopo anni di silenzio con un'impostazione grafica e una serie di contenuti di sicuro richiamo a cui auguriamo il meritato successo. In questa intervista raccolta durante la rassegna Cristiano ci racconta il suo percorso artistico e i suoi progetti futuri che lo vedranno presto impegnato con una casa editrice francese. Un progetto ancora in nuce di cui serba per sé i particolari. Una discrezione degna di un professionista.
Lo abbiamo incontrato a SpazioCimaComics, la prima edizione della rassegna dedicata al fumetto organizzata da Roberta Cima e Gianmarco Fumasoli presso la galleria SpazioCima di Roma. Giovane illustratore e fumettista romano, Cristiano vanta alle spalle una lunga esperienza presso importanti case editrici.
La passione per il disegno, ci rivela, la coltiva fin da piccolo. I suoi studi, orientati verso le arti applicative oltre che al fumetto vero e proprio, gli hanno conferito una preparazione artistica a tutto tondo. Formatosi alla Scuola internazionale di Comics, ha nel contempo esteso le competenze artistiche anche nel campo della pittura e della scultura. In occasione di SpazioCimaComics ha esposto alcune tavole illustrate pubblicate per la rivista Splatter della ESH di Paolo Altibrandi che torna dopo anni di silenzio con un'impostazione grafica e una serie di contenuti di sicuro richiamo a cui auguriamo il meritato successo. In questa intervista raccolta durante la rassegna Cristiano ci racconta il suo percorso artistico e i suoi progetti futuri che lo vedranno presto impegnato con una casa editrice francese. Un progetto ancora in nuce di cui serba per sé i particolari. Una discrezione degna di un professionista.
Domanda: Raccontaci
come nasci come disegnatore e illustratore. Qual è stato il tuo
percorso artistico?
Cristiano: Ho
iniziato a disegnare da bambino e poi non ho mai smesso. In realtà
ho fatto un percorso artistico molto articolato. Non ho fatto solo
studi a livello di fumetto, ho frequentato l'Accademia di Belle Arti,
la scuola per Arti Ornamentali a San Giacomo, la Scuola per Incisore
di Medaglie alla Zecca di Stato, dove ho lavorato per un anno. E poi
ho fatto l'accademia del Fumetto. Quindi la mia preparazione
artistica è un po' più ampia rispetto al fumetto vero e proprio.
D: Come riesci a
combinare tutte queste attività?
Cristiano: Ammetto
che molte cose le ho interrotte perché tutto non si può fare. E poi
avendo anche due figli ho dovuto fare delle scelte. Diciamo che pur
nascendo professionalmente come fumettista ho continuato in
parallelo a fare illustrazione, pittura, e scultura.
D: Hai già
partecipato in passato a qualche mostra tematica in relazione a tutte
queste attività di cui hai parlato?
Cristiano: Ho
partecipato a tante esposizioni, diverse e di vario genere, di
medaglie, di pittura. Mostre personali per il fumetto non le ho mai
fatte, ma ammetto di non essermene mai interessato. Però quando
capita l'occasione partecipo sempre ben volentieri. Ma non è la mia
priorità. La mostra relativa al fumetto è un'attività molto
secondaria rispetto al lavoro del fumettista. È un'occasione in più
che va al di là del mio lavoro che si basa principalmente dal
rapporto con l'editore e con il lettore .
D: Per quale casa
editrice lavori adesso?
Cristiano:
Attualmente sto lavorando per la rivista “Splatter” della casa
editrice ESH. Poi sto iniziando a collaborare per una nuova rivista
di cui non posso dire il nome perché ancora non è ufficialmente
dichiarata sul mercato. Oltre a ciò sto iniziando un'altra
collaborazione con una casa editrice francese e anche qui non posso
dire nulla di più.
D: Qual è la
differenza tra mercato italiano e mercato francese?
Cristiano: Una differenza di vario genere, una differenza di stile, un differenza culturale. Per esempio in Italia è molto diffuso il fumetto seriale, il cosiddetto fumetto popolare, il fumetto Bonelli ad esempio come Tex, Dylan Dog. Testate che escono ogni mese con personaggi ed episodi mensili che si ripetono, in piccoli albi che si comprano a pochi euro in edicola. Al contrario In Francia le serie di un personaggio durano massimo quattro, otto volumi. Asterix è una delle pochissime testate che sono arrivate a venti, trenta volumi, come anche Tin Tin. Sennò vengono pubblicati pochissimi volumi, venduti in formati grandi, sempre cartonati. In pratica sono dei libri.
Cristiano: Una differenza di vario genere, una differenza di stile, un differenza culturale. Per esempio in Italia è molto diffuso il fumetto seriale, il cosiddetto fumetto popolare, il fumetto Bonelli ad esempio come Tex, Dylan Dog. Testate che escono ogni mese con personaggi ed episodi mensili che si ripetono, in piccoli albi che si comprano a pochi euro in edicola. Al contrario In Francia le serie di un personaggio durano massimo quattro, otto volumi. Asterix è una delle pochissime testate che sono arrivate a venti, trenta volumi, come anche Tin Tin. Sennò vengono pubblicati pochissimi volumi, venduti in formati grandi, sempre cartonati. In pratica sono dei libri.
D: Intendi dire dei
libri da collezione?
Cristiano: Esattamente dei libri che vengono venduti in libreria. Naturalmente cambia molto il prezzo. Ma cambia anche la struttura all'interno. Ad esempio un fumetto Bonelli ha un massimo di sei vignette circa, mentre i fumetti francesi arrivano ad contenere anche undici vignette per pagina. Lavorano proprio su criteri totalmente diversi.
Cristiano: Esattamente dei libri che vengono venduti in libreria. Naturalmente cambia molto il prezzo. Ma cambia anche la struttura all'interno. Ad esempio un fumetto Bonelli ha un massimo di sei vignette circa, mentre i fumetti francesi arrivano ad contenere anche undici vignette per pagina. Lavorano proprio su criteri totalmente diversi.
D: Possiamo dire che
lì si lavora a progetto mentre in Italia un incarico viene portato
avanti negli anni?
Cristiano: Diciamo
che nessuno ti assume neanche in Italia. Però quando sei un autore
che funziona il lavoro è, più o meno, abbastanza continuo. Lì è
un po' diverso. Ti accordi con un editore per un progetto che hai un
anno di tempo per realizzare. Finito quel progetto, se va bene inizi
a lavorare per un altro. Ma una volta che sei formato anche lì
arrivano altri incarichi.
D: Quando leggevo i fumetti da piccola, soprattutto Tex, rimanevo delusa quando era disegnato in maniera diversa perché cambiando il disegnatore cambiava anche il tratto e la grafica. E' importante secondo te non solo riconoscere il personaggio ma anche il tratto distintivo dell'autore?
Cristiano: Questo
cambiamento deriva dal fatto che si tratta di serie che hanno delle
tirature molto importanti. Ci sono copie stampate ogni mese, e ogni
mese deve uscire un numero. Naturalmente non ci può essere una o due
persone che in un anno riescono a coprire dodici numeri di Tex. E
impossibile, sono novanta tavole e hai bisogno di mesi per farle.
Quindi necessariamente ci devono essere moltissimi disegnatori. Ogni
volta che esce un numero di Tex devono esserne pronti altri
tre o quattro minimo. Perché non si può mai rischiare di saltare
un numero. Quindi ci devono lavorare tante persone. Questa è la
peculiarità di un fumetto seriale.
D: Ma c'è il rovescio
della medaglia perché ogni disegnatore ha il suo stile. Può essere
una penalizzazione o un valore aggiunto. Diciamo che la grafica è
importante perché anche chi legge dall'altra parte sceglie ciò che
più gli piace.
Cristiano: Certo.
Dipende da come lo recepisce il lettore. Dipende se si affeziona ad
un disegnatore o ad un personaggio. A volte il lettore si affeziona
ad un disegnatore e non gli interessano gli atri. Ma di solito ci si
affeziona al personaggio quindi questo non dovrebbe essere un
problema. Anche se ci saranno sempre gli autori preferiti.
D: Al di là dei tuoi
progetti all'estero quali sono i tuoi attuali impegni?
Cristiano: Da
sette anni lavoro per una piccola rivista per ragazzi che si chiama
“Il Ponte d'oro”.
E' una piccola rivista venduta per abbonamento dove disegno e scrivo
le storie. Sono molto seri sul lavoro e poi c'è un bellissimo
rapporto con la redazione. Ho avuto anche qualche menzione a dei
premi. È una cosa che faccio molto molto volentieri perché è per
i bambini. Ed è importante fare le cose per i bambini. Come ti
dicevo collaboro per “Splatter” e nel frattempo faccio
illustrazione. L'anno scorso ho fatto un lavoro per il Teatro Lirico
di Trieste, si trattava di un fumetto per ragazzi e di un libro di
illustrazione per bambini. Non ho collaborazioni troppo fisse,
cambiano sempre.
martedì 13 gennaio 2015
Si conclude la prima edizione di SpazioCimaComics.
La maratona di tre giorni dedicata al fumetto organizzata da Roberta Cima e Gianmarco Fumasoli nel quartiere Coppedè di Roma.
SpazioCima
Via Ombrone 9 Roma
(testo e foto Rosa Orsini9
Volge al termine la kermesse dedicata al fumetto organizzata da Roberta Cima nello spazio espositivo che porta il suo nome, ubicato nel quartiere Coppedè di Roma. Prima edizione di questo appuntamento romano, patrocinato dall'Assessorato alla Cultura del II Municipio di Roma, che aspira ad affiancarsi alle altre importanti manifestazioni del settore.
Volge al termine la kermesse dedicata al fumetto organizzata da Roberta Cima nello spazio espositivo che porta il suo nome, ubicato nel quartiere Coppedè di Roma. Prima edizione di questo appuntamento romano, patrocinato dall'Assessorato alla Cultura del II Municipio di Roma, che aspira ad affiancarsi alle altre importanti manifestazioni del settore.
Durante la durata
dell'evento hanno avuto luogo performances e dimostrazioni con
disegno dal vivo degli artisti e dei giovani allievi della Scuola
Romana del Fumetto. In mostra tavole originali di famosi illustratori
con la possibilità di acquistare direttamente dall'artista e
portarsi a casa un pezzo unico con tanto di dedica.
Una fitta serie di
appuntamenti organizzati con la collaborazione di Gianmarco Fumasoli
a cui hanno aderito fumettisti, illustratori ed editori di importanti
case editrici, che generosamente si sono concessi al pubblico
raccontando e illustrando il loro affascinante lavoro.
Le sale interne sono
state allestite con disegni ed illustrazioni a cui sono stati
affiancati i lavori di Mauro Molle, in esposizione a
Spaziocima con la sua personale intitolata “Stop- e motion” fino
al 23 gennaio. Anch'egli illustratore, ha voluto partecipare
all'evento portando una serie di bellissime gigantografie a colori in
cui ritrae alcuni dei supereroi più amati dal pubblico, come Batman
e il Jocker.
Presente Paolo
Altibrandi, grafico editoriale e art director per Play Press,
Edizioni Cioè e Fandango, che partecipa in veste di editore della
collana Splatter della ESH. Torna in scena, dopo una lunga pausa di
silenzio, il famoso fumetto horror, antagonista dell'altrettanto
famoso Dylan Dog, con una nuova veste grafica e un contenuto
intimistico che fa la differenza rispetto alle altre collane di
fumetto horror. Rispetto alla vecchia edizione si arricchisce oggi
della collaborazione di tanti disegnatori, presenti anch'essi a
questa breve maratona artistica. Citiamo Mauro Laurenti storico
disegnatore di Zagor per la Sergio Bonelli Editore, che ha esposto i
suoi disegni su carta dove affianca il nudo femminile ad icone
fantasmagoriche della storia del fumetto; e Cristiano Crescenzi che
ci ha raccontato il suo percorso e l'esperienza con l'editoria
francese.
Tante storie e tanti
disegni, ognuno caratterizzato da un tratto e una linea che ha reso
riconoscibile il suo autore. Francesco di Pastena giovane
disegnatore ed illustratore italiano ci parla del suo amore per il
fantasy. Un'esperienza passata lavorando per varie testate editoriali
e che lo ha portato a lavorare oltreoceano per la Zenescope
Entertainement. Esperienza intensa, che andava al di là dei nostri
ritmi lavorativi, tipici dei paesi latini che alternano all'azione
momenti di pausa e riflessione. L'America, ci dice, macina tutto ciò
che trova inseguendo i suoi obiettivi produttivi. Ma è sempre
l'America con il suo fascino che richiama e offre tante opportunità
di crescita per i nostri giovani artisti.
La presenza degli studenti della Scuola Romana del Fumetto ha movimentato questi tre giorni di full immersion disegnando e colorando dal vivo i loro soggetti a dimostrazione della loto capacità tecnica e della preparazione che offre la scuola. Nuove idee, nuovi volti che dall'entusiasmo dimostrato ci fanno pensare che sono pronti ad affrontare le difficoltà di un settore che come ogni altro è segnato dalla crisi. Ma dove c'è passione il lavoro non manca. Questa è stata un occasione per loro per farsi conoscere e presentare i loro portfolio.
Infine molti libri in
esposizione e in vendita. Il pubblico ha risposto positivamente, ha
potuto parlare con i propri beniamini, tornare a casa con un disegno
firmato o una dedica d'autore da custodire gelosamente. Soddisfatta
soprattutto l'organizzatrice Roberta Cima che accarezza l'idea di
poter bissare al più presto il successo raccolto.
venerdì 9 gennaio 2015
Parte la prima rassegna di SpazioCimaComics interamente dedicata al fumetto
9-10-11
GENNAIO 2015
SPAZIOCIMA COMICS
PRIMA EDIZIONE
SpazioCima,
in Via Ombrone 9 Roma.
(testo e foto Rosa Orsini)
Parte oggi SpazioCima Comics la prima rassegna dedicata la fumetto allestita presso la galleria d'arte Spaziocima, nel Quartiere Coppedè, su iniziativa di Roberta Cima e Gianmarco Fumasoli.
Parte oggi SpazioCima Comics la prima rassegna dedicata la fumetto allestita presso la galleria d'arte Spaziocima, nel Quartiere Coppedè, su iniziativa di Roberta Cima e Gianmarco Fumasoli.
L'intento
dell'evento è promuovere alcune realtà di nicchia del fumetto
romano e italiano, accorciando la distanza tra le case editrici e i
giovani esordienti.
Promozione,
scouting, presentazione di tavole illustrate e performances degli
artisti che hanno risposto all'appello. Una maratona di appuntamenti
ed incontri che si protrarrà fino all'11 gennaio. Decine di
illustratori, fumettisti e case editrici sono coinvolte nel progetto:
gli autori ed illustratori delle serie horror “Splatter”; Mauro
Laurenti disegnatore di Zagor e Dampyr per la “Sergio
Bonelli Editore”; Adriana Farina autrice di Pupassi, gli
insegnanti della “Scuola Romana dei Fumetti”.
La presenza degli
addetti ai lavori consentirà un contatto diretto con il pubblico che
potrà conoscere da vicino la realtà del fumetto, parlare e
confrontare i propri disegni con esperti a cui potranno rivolgere
domande e chiedere consigli oppure ammirare semplicemente i loro
lavori, parte dei quali sarà messa in esposizione e in vendita
presso la galleria.
Hanno
confermato la loro partecipazione, tra i tanti, artisti e disegnatori
come Paolo Di Orazio (sceneggiatore e scrittore per ACME,
Castelvecchi ed ESH), Alessandro Ruggieri (sceneggiatore di
Splatter e insegnante di sceneggiatura alla Scuola Romana dei
Fumetti), Mauro Molle (attualmente
in mostra presso Spaziocima con la sua personale “Stop-e motion”
fino al 15 gennaio), Mauro Laurenti (disegnatore di
Zagor e Dampyr per la Sergio Bonelli Editore), Cristiano Crescenzi
e Antonio De Luca (autori per Splatter), Paolo Altibrandi
(grafico editoriale e art director per Play Press, Edizioni Cioè, Fandango), Valerio Giangiordano, Antonio De Luca,
Massimiliano Filadoro, Veronica Frizzo (disegnatrice per Pro Glo
e insegnante alla Scuola Romana dei Fumetti),Marco Taddei,
Simone Angelini. Tra le case editrici, le scuole e le
associazioni, parteciperanno: Scuola Romana dei Fumetti, Circolo
letterario Bel Ami, Pro Glo, Elm Street House e tanti altri
protagonisti del mondo del fumetto italiano.
Inoltre
avranno luogo performance e dimostrazioni che coinvolgeranno artisit
come Paolo
Di Orazio,
che porterà la nuova edizione di Splatter della ESH; Adriana
Farina
porterà “Pupassi” le sue strisce dedicate al sociale sulla
disabilità (www.pupassi.com)
Francesco
Di Pastena
disegnatore
e illustratore italiano, che ha lavorato all'estero per Zenescope
Entertainment (www.zenescope.com)
parteciperà ad uno dei tanti incontri “liberi” in programma nei
tre giorni diSpazioCima
Comics.
Tutte
le giornate saranno così strutturate:
1)
Mostra di tavole originali e di fumetti con possibilità per il
pubblico di acquistare direttamente le tavole
dall’artista/autore/illustratore o i testi dalle case editrici
presenti.
2)
Workshop e dimostrazioni di disegno dal vivo durante tutta la durata
dell'evento, alla presenza degli artisti e degli allievi della Scuola
Romana del Fumetto.
3)
Possibilità di presentare il proprio portfolio, le proprie
illustrazioni e farle valutare da esperti del mondo del fumetto,
artisti ed editori del settore, che effettueranno un vero e proprio
scouting.
Giorni
e Orari:
Venerdì
9 Gennaio dalle 18,30
Sabato
10 e Domenica 11 Gennaio dalle 15 fino a sera
INGRESSO
GRATUITO
Via
Ombrone, 9 (Coppedé, Roma)
www.spaziocima.it
martedì 18 novembre 2014
LINE UP una retrospettiva di Steven Guarnaccia alla galleria Tricromia di Roma
Steven Guarnaccia espone i suoi disegni “in linea”
Design, colore e tanta ironia sono protagonisti di questa bellissima retrospettiva in mostra fino al 5 dicembre.
Dal
15 novembre al 5 dicembre 2015
galleria
d'arte Tricromia
via
della Barchetta 13, Roma
(testo e foto Rosa Orsini)
L'illustrazione, rappresentata in questo caso dal disegno umoristico e dalla copertina d'autore, merita un discorso a parte nell'ambito delle arti figurative. Portatrice di un linguaggio specifico, immediato, fatto di immagini, piccole frasi o parole chiave, e brevi disegni in sequenza, a volte racconta una storia, una situazione, gioca con bizzarri abbinamenti di cose e soggetti, spesso strizza l'occhio ad aspetti buffi della natura umana. L'illustrazione ha la capacità di sdrammatizzare la realtà e trasmettere, attraverso una trasposizione immaginifica degli oggetti simbolo del benessere e delle varie categorie di persone, quella leggerezza che ci fa sorridere o ridere di noi stessi.
L'illustrazione, rappresentata in questo caso dal disegno umoristico e dalla copertina d'autore, merita un discorso a parte nell'ambito delle arti figurative. Portatrice di un linguaggio specifico, immediato, fatto di immagini, piccole frasi o parole chiave, e brevi disegni in sequenza, a volte racconta una storia, una situazione, gioca con bizzarri abbinamenti di cose e soggetti, spesso strizza l'occhio ad aspetti buffi della natura umana. L'illustrazione ha la capacità di sdrammatizzare la realtà e trasmettere, attraverso una trasposizione immaginifica degli oggetti simbolo del benessere e delle varie categorie di persone, quella leggerezza che ci fa sorridere o ridere di noi stessi.
L'illustrazione nasce e
cresce affianco alla produzione editoriale, fa da copertina, da
immagine simbolo. E' la sua bandiera Col tempo si evolve nella forma
e nei contenuti, mantenendo integra la sua peculiarità artistica.
Oggi è giunta a dei livelli espressivi della realtà, soggettivata
dall'estro del singolo autore, che la svincola dal contesto
editoriale. Quella dipendenza iniziale dalla stampa si è allentata a
tal punto da far acquisire al disegno illustrativo una propria
identità. L'illustrazione diviene così mezzo di comunicazione,
veicolare di un messaggio che l'artista vuole tramettere al pubblico
a suo modo e con l'ironia sottile e arguta di chi comprende il mondo
intorno a sé, lo assimila ma soprattutto sa reinterpretarlo. Per
capire ciò che il disegno sottintende bisogna far parlare la parte
fanciullesca che serbiamo nel nostro inconscio, scevra di
condizionamenti sociali e morali.
Steven Guarnaccia
rappresenta appieno la potenzialità espressiva dell'illustrazione
trasferendo nei tratti del disegno la propria unica e singolare
personalità.
Una carriera prestigiosa
alle spalle, lunga 35 anni, che lo ha visto evolversi come artista a
tutto tondo. Guarnaccia amplia il panorama delle sua capacità
alternando l'attività di illustratore per importanti giornali come
Rolling Stones, Abitare e soprattutto il New York
Times, dove ha ricoperto fino al 2005 la carica di Art Director
della pagina delle opinioni, a quella di designer per grandi marchi
internazionali come la Swatch. I suoi lavori, realizzati con penna,
inchiostro e acquarelli, rivelano anche l'abilità di illustratore di
libri per bambini e di covers per magazines.
Artista dotato di un
animo gentile e garbato, grande ammiratore della cultura italiana, si
mostra disponibile a raccontare il suo lavoro. Questa apertura
all'interazione col pubblico si affianca al desiderio di insegnare ai
giovani illustratori questo bellissimo mestiere. Per questo motivo
oggi ricopre il ruolo di Professore Associato della Parsons The New
School for Design a New York.
Guarnaccia ci apre le
porte del suo mondo fantasioso e dichiara la sua ammirazione per i
grandi illustratori italiani degli anni 20. Ma la sua storia
personale e professionale fa sì che la tecnica acquisita superi
quella dei maestri del passato. Oggi Guarnaccia ha un posto di
rilievo nel panorama degli illustratori contemporanei. “Line up”
è una retrospettiva sui suoi lavori nei quali ha cercato attraverso
il segno della matita di avvicinarsi alla terza dimensione
dimostrando soprattutto come con pochi tratti la linea trasmetta
carattere ad un soggetto che a sua volta come personaggio trasmette
un'idea.
La " line-up " è la classica sfilata di
possibili autori di un crimine di fronte alla vittima chiamata a
riconoscerlo. La mostra è quindi un confronto all'americana, una
mostra in linea di un lavoro complesso e vario, in esposizione fino
al 5 dicembre alla galleria Tricromia a Roma. Uno spazio dedicato
all'illustrazione e al disegno che ha ospitato illustri
rappresentanti del settore.
Varie serie di disegni a
tema sono esposti sulle pareti della galleria: la serie Newyorker,
in bianco e nero su carta
acetata, ritrae una sequenza di improbabili musicisti, dove le
figure umane si fondono con gli strumenti componendo delle bizzarre e
fantomatiche figure: nella serie Abitare l'artista
disegna mobili che
hanno la forma di lettere in corsivo o sono affiancati a penne e
cornette di telefono giganteschi. Divertente la vetta di una rupe
dove le case hanno il profilo degli stambecchi; in Domus
ritrae sedie colorate che
diventano rami di alberi come a sottintendere la materia che si fa
oggetto di design; e infine le Covers e i
Books, tutti disegni a colori su carta dove Guarnaccia
trasforma i personaggi caricandoli di significati, trasferendo in
essi il suo pensiero che ci rivela in questa breve intervista.
Domanda: Su che cosa
è incentrata la mostra?
Steven: Direi che
la maggioranza dei disegni trattano del design. Sono un grande fan
del design, però non riuscirei a progettare una poltrona, per
esempio. Sono uno che lavora in tratti, su due piani, due dimensioni.
La terza devo dire che mi sfugge. Così l'unico modo per avvicinarmi
alla terza dimensione è utilizzare il disegno. Per tale motivo
questi disegni hanno come soggetto un gioco di accostamenti con
mobili, case, o altre cose.
Domanda: Ricordano le
strisce dei fumetti che appaiono sui giornali. C'è un riferimento al
passato?
Steven: Sono molto
affezionato agli illustratori degli anni 20 e 30 italiani come Sergio
Tofano, Carlo Bisi, e altri. Ma anche ai fumetti e cartoni animati
americani. Li ho seguiti fin da piccolo vedendoli in televisione. E'
così che ho deciso di iniziare questo lavoro e seguire le loro
orme.
Domanda: C'è molta
ironia nei disegni.
Steven: Spero che
si noti. Il mio intento non è solo fare un disegno decorativo, ma
soprattutto trasmettere qualcosa che non sia meramente informativo,
ma che abbia dei concetti. E secondo me i concetti si presentano
meglio con un po' di umorismo, con spirito.
Domanda: L'ispirazione
da cosa nasce. Sempre da questa passione per il passato, per
l'illustrazione anni 20 o dalla contemporaneità di oggi?
Steven: Dalla mia
contemporaneità. Io vivo nel momento. Non guardo al passato per
ispirazione. Ho già visto tutte queste cose, le ho assimilate e sono
sempre con me. Però neanche mi guardo intorno, anche se sono un
grande fan di tutti i media. Diciamo che sono più che altro ispirato
dalla vita quotidiana e dai miei sentimenti.
Domanda: I disegni
sono molto singolari. Come è riuscito nel suo lavoro ad essere così
originale?
Steven: Io credo e
spero di esprimere la mia personalità, il mio modo di vedere ma
anche il mio modo di pensare. La cosa più importante per l'artista
secondo me è esprimersi in un modo o nell'altro. E se è fatta bene
diventa una cosa unica.
Domanda: Lei ha una
bellissima carriera. Una carriera prestigiosa al New York Times a cui
si affiancano importanti collaborazioni con il Moma e la Disney. Ma
come ha iniziato l'attività di illustratore?
Steven: Devo
dire che il mio primo cliente è stato proprio il New York Times. Ho
cominciato da subito a lavorare per questo importante giornale. Ma
erano altri tempi. Ho cominciato nel '77 quando la stampa era uno dei
più forti mezzi di comunicazione. C'erano tantissimi giornali,
rivisti, libri. C'erano tante possibilità. Non c'eran alcun dubbio
sul futuro del libro o della stampa. Così veniva data la possibilità
ai giovani illustratori di esprimersi attraverso i mezzi stampati.
Domanda: Invece come
lo vede oggi il futuro ?
Steven: Secondo
me la stampa non sparirà mai. Ma vedo che oggi viene utilizzata solo
per determinate cose, per quello che può
essere riprodotto soltanto su carta. Per un settore non proprio di
nicchia ma specializzato. Anche se la tecnologia è in continua
evoluzione. Ci sono tecnologie neanche tanto vecchie che ormai sono
impossibili da leggere. Come il floppy disc, per esempio.
Invece abbiamo libri del 500 che sono pervenuti fino a noi, lì
possiamo vedere, in alcuni casi leggere.