SMALTI D'AUTORE. IL PITTORE FRANCO FORTUNATO PRESENTA A ROMA I SUOI ULTIMI LAVORI.
CERAMICHE SMALTATE DOVE RIPRODUCE ALCUNI DEI SUOI SOGGETTI CONSUETI.
“Smalti” Franco
Fortunato
Galleria Vittoria
Via Margutta 103, Roma
(testo Rosa Orsini)
Fino
al 4 maggio la galleria Vittoria di Roma dedica una personale
all'artista Franco Fortunato intitolata “Smalti”. Il famoso
pittore romano ripropone i temi classici della sua produzione
pittorica, trasponendo i soggetti che lo hanno reso famoso nel
panorama internazionale sulle superfici smaltate delle ceramiche,
incorniciate ed assemblate in piccole composizioni. Fortunato, nel
corso della sua lunga carriera di pittore, scultore ed artista
poliedrico, subisce il fascino della ceramica cui affianca la cuerda seca o corda secca, una tecnica di decorazione introdotta in Spagna durante la conquista araba, oggi utilizzata per ottenere degli oggetti di particolare brillantezza. Dopo
lunghi anni di studio e di sperimentazione della materia,
incoraggiato e sostenuto dai suoi amici e colleghi, presenta i suoi
lavori nella prima personale dedicata esclusivamente agli smalti, da
cui prende il titolo la mostra.
Conosciuto
per le raffigurazioni dei paesaggi architettonici dei comuni
toscani del XIII e XIV secolo, nonché per i cicli pittorici ispirati
ai grandi personaggi della letteratura, tra cui “Pinocchio” (tema
svolto nel 1994 e ripreso nel 2004) e il “Piccolo Principe” (del
2005), considerati i capolavori della narrativa per ragazzi in quanto
celano tra le righe importanti messaggi sociali ed educativi,
Fortunato si differenzia per la linearità e la purezza
figurativa del disegno. I suoi lavori sono stati esposti in numerose
mostre sia in Italia che all’estero come Svizzera, Francia, Gran
Bretagna, Argentina, Stati Uniti e Canada.
L'accostamento
a Magritte, di cui spesso viene accusato, gli va stretto.
Comprensibile in quanto la sua immaginazione creativa spazia e
attinge alle infinite fonti generate dalla cultura del nostro paese,
da cui perviene ad una personale sintesi metafisica e surreale che
differenzia la maturazione del suo percorso artistico.
Nel
corso della carriera, infatti, il suo lavoro si è sviluppato anche
nel campo della grafica, della scultura e della ceramica per
approdare nel 2012 alla scenografia, collaborando alla realizzazione
de Il
Corsaro
di Giuseppe Verdi, messo in scena al Teatro Verdi di Trieste nel
Gennaio 2013, anno del bicentenario verdiano. A questo primo lavoro
hanno fatto seguito le scenografie de Il
Flauto Magico.
Piccole
e preziose opere d'arte. Ecco come si presentano i suoi smalti sui
quali riproduce i soggetti dei suoi lavori più famosi. Il diario
visivo di un viaggio in un mondo onirico e surreale, dove imperano le
vedute architettoniche dei comuni trecenteschi, tema ricorrente della
sua produzione, cui accosta piccole tavole smaltate in cui riproduce
ambientazioni elaborate e fantasiose: alberi dalle chiome rotonde e
gigantesche che ospitano piccoli borghi seminascosti, come nidi di
uccello tra i rami intrecciati, e città fortificate che diventano
isole la cui sagoma si riflette nel mare turchese.
Ai
temi suddetti si aggiunge un altro soggetto: il naufragio della
Querina. La vicenda narra la
drammatica sorte della nave mercantile veneziana, partita da
Creta nel 1431 al comando di Pietro Querini, e del suo equipaggio.
Diretta nelle Fiandre, non giungerà mai a destinazione. Doppiato
Capo Finisterre, spinta a nord dai venti contrari, verrà sommersa da
una tempesta che distruggerà ineluttabilmente l'imbarcazione.
Ecco
quindi i suoi capolavori trasposti sulla superficie smaltata, che
sostituisce la consistenza della pittura ad olio con la pastosità
dell'argilla, colorata con smalti ceramici diluiti nell'acqua e cotta
in forno ad una temperatura di 960 gradi. L'effetto finale lascia
stupefatti: lo smalto conferisce al soggetto quell'effetto di
lucidità che sublima l'opera.
L'uomo
si affianca infine all'artista nel ricordo commosso del suo amico
ormai scomparso Gianni Bruni cui dedica la prefazione della mostra.
Un omaggio a colui che lo ha incoraggiato ad abbracciare la ceramica
come linguaggio espressivo e a lasciarsi condurre senza esitazione
nei meandri oscuri e segreti di una tecnica antica nel tempo quanto
meravigliosa.
Domanda:
Lei ha alle spalle una lunga carriera come pittore, ormai affermato
ed apprezzato, Nel tempo ha voluto riportare alcuni dei soggetti che
ha rappresentato su tela anche sulla ceramica. Il bisogno di
riproporre lo stesso tema con una tecnica diversa da cosa nasce?
Fortunato:
La questione sta solo
nel fatto che mi piace la ceramica. Questa materia, questo materiale,
ed i suoi pimenti hanno, non lo dico io poiché è una cosa
millenaria, un fascino e un impatto molto forte. Per cui mi sono
voluto cimentare. Quando ho cominciato a gestire il materiale ho
voluto, e non potevo fare altrimenti, trasferire i miei temi, le mie
immagini più consuete, e proporle a chi mi conosce da tanti anni.
D:
La ceramica cui affianca la cuerda seca è una tecnica
complicata da eseguire?
Fortunato:
La caratteristica
principale è il passaggio del fuoco. Ciò significa che tutte le
cose che faccio a mano prima, devono passare poi attraverso un forno
che cuoce alla temperatura di 960 gradi. Una temperatura
inimmaginabile, che brucia quasi tutto, per cui non si può prevenire
cosa ne uscirà fuori. Perciò quando si apre la porta del forno,
dopo che la temperatura è scesa, e ci vuole molto tempo affinché
ciò avvenga, si hanno delle sorprese. Quelle che vede esposte sono
delle sorprese. Soprattutto perché i colori cambiano e ciò avviene
proprio a causa del processo fisico chimico prodotto dal calore. Ma
bisogna dire che lo smalto produce un risultato che è affascinante
di suo, anche se non ci sono immagini. Una forza che ha solo la
ceramica.
D:
Riguardo alla tematica, per entrare nella sua filosofia, i soggetti
rappresentati nei quadri richiamano alla mente i comuni del '300. C'è
quindi uno sguardo al passato, una fascinazione data dalla nostra
cultura. Il tema è indubbio e riconoscibile. Ma non si può non
notare anche un'influenza surrealista, onirica se non addirittura
metafisica. Cito ad esempio De Chirico, Dalì.
Fortunato:
Il riferimento al '300 è
dichiarato. Per quanto riguarda il surrealismo, De Chirico l'ho
guardato come l'hanno guardato tutti ma mai con particolare
attenzione. Mi sono nutrito da molte fonti, ho guardato alle figurazioni del '300 e del '400. Non mi sono nutrito di De Chirico
e tanto meno di Magritte a cui mi hanno attribuito una forte
somiglianza. Non è così. Le mie fonti stanno nel '300 italiano,
senese piuttosto che fiorentino.
D:
L'ultima domanda. Porterà in giro questa mostra?
Fortunato:
Questa qui è la prima occasione che mi si presenta di fare una
personale di sola ceramica, anche se ci sto lavorando da tempo. La
ceramica l'ho già esposta in vari luoghi d'Italia ma in mostre
collettive. Comunque ho altre cose in calendario per i prossimi mesi.
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