Pensiero e forma. Collettiva
Una mostra al femminile dove il pensiero trova forma e sostanza in diversi linguaggi espressivi
dal 18 aprile fino al 16 maggio 2015
galleria Preferiti
Via Mompiani 1/A
(testo Rosa Orsini)
A volte è difficile
individuare in una collettiva la personalità di ogni singolo
artista, ma nel caso della mostra “Pensiero e Forma” esposta alla
galleria “Preferiti” di Roma fino al prossimo 16 maggio, ciò
fortunatamente non accade. Forse perché le tre artiste coinvolte in
questo interessante progetto hanno da tempo maturato un proprio
carattere, una personale espressione artistica che le connota e le
contraddistingue, e che ritroviamo nei lavori oggi presentati al
pubblico romano.
Una mostra tutta al
femminile in cui le tre protagoniste si differenziano con i propri
lavori, interpreti di una tematica ben precisa. La gallerista Carla
Mazzoni ha voluto riunirle concedendo ad ognuna il proprio spazio nel
quale poter risaltare e distinguersi, evitando di cadere in
un'inutile confusione di stile e di generi che avrebbe rischiato di
mettere in ombra il loro lavoro.
La mostra si apre con i
quadri di Adriana Pignataro. Una tecnica mista su carta in cui la
bitonalità del bianco e del nero fa da protagonista. La ricerca
della luce squarcia la profondità della tenebra, un moto dell'anima
verso l'illuminazione che insegue ed intravede finché non trova
l'aurea lux. Le piccole composizioni incorniciate sono intrise di
inserimenti cromatici di azzurro ed oro, mentre la maggior parte dei
quadri in bianco e nero resta nuda e accessibile al tatto. Orientata
verso l'equilibrio degli opposti, Adriana Pignataro abbraccia da
tempo la corrente informale di Burri, di cui accoglie le diverse
declinazioni. Nei suoi quadri l'arte dialoga con la materia, la
manipola in base all'idea che genera la sua mente. Tutto si compone
attraverso collages di elementi sulla tela lacerata, con campiture e
zone a taglio. Pitture di carta, se così le possiamo definire, dove
la forma e lo spazio raggiungono il loro equilibrio.
Infine nell'ultima sala
un'esplosione di colori ed immagini a nudo di volti inquietanti. La
ricerca di un'identità è alla base delle pitture di Simonetta
Gagliano: lavori che spaziano tra il figurativo, l'astrattismo e il
surrealismo. Nella continua ricerca del proprio io, l'artista prende
coscienza della condizione umana che caratterizza la nostra
contemporaneità. I suoi lavori comunicano gli stati d'animo, i
sentimenti contrastanti del nostro essere, come la sofferenza e
l'angoscia, che ci accomunano e in cui ci riconosciamo. Cattura lo
sguardo la scelta dei colori, l'azzurro, il celeste, il rosa antico
che dalla base pervengono a tonalità più o meno accese. Una
gradualità cromatica che trova una perfetta armonia. Ma sono
soprattutto i soggetti a colpire la nostra attenzione. Volti umani,
indefinibili, in cui gli occhi, come negativi di diapositive,
catturano ed inquietano, mentre la piega della bocca in una smorfia
sofferente comunica col silenzio uno stato di malessere.
La Gagliano dipinge
identità sospese in una società che unisce e confonde i generi,
identità ferite perché negate. Una crisi che coinvolge in egual
modo sia il femminile che il maschile.
Eccole le sale dialogare
in un connubio artistico dove il bianco della pietra sposa il suo più
vivo contrasto, rappresentato dai quadri in cui impera il nero
assoluto. Un discorso che si completa come lo yin e lo yang in un
incontro che ricerca l'armonia primordiale, dove le polarità sono le
due facce della stessa medaglia e come un messaggio di fratellanza
all'umanità porge l'invito a convivere e a condividere spazi, tempi
e luoghi. Un progetto che Adriana Pignataro e Anna Maria Polidori
avevano già proposto lo scorso anno al teatro dei Dioscuri nella
bipersonale Bianco e Nero, frutto
dell'intuizione della Pignataro stessa, che si è realizzato
in una bellissima mostra che ha riscosso molto successo di pubblico.
Riproposta oggi ai Preferiti, seppur in minima parte, allarga
lo sguardo verso altre tecniche artistiche accogliendo la tematica di
Simonetta Gagliano.
La signora Polidori si fa
portavoce di questa mostra al femminile evidenziando come
siano riuscite a pervenire a questo nuovo progetto, a trovare un
punto di incontro. Perché le donne sanno essere unite, fanno corpo,
convivono e dialogano anche attraverso l'arte. L'arte che unisce non
solo i popoli ma soprattutto gli individui, che è materia e sostanza
del pensiero che diviene, che prende forma. E in questo caso forme
diverse perché diversi e infiniti sono i suoi linguaggi espressivi.
Nessun commento:
Posta un commento