I FOLLI di Patrizia Comand protagonisti a Roma a Palazzo Cipolla dal 10 ottobre al 12 novembre 2017. L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro- Italia Mediterraneo presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele. Un progetto realizzato con il supporto tecnico di Civita
“La Nave dei folli”, ispirata al famoso testo quattrocentesco, cavalca le onde del mare della decadenza onde si specchia il profilo di una società corrotta, destinata a naufragare nel mare del vizio che tutto consuma a causa dell’umana scelleratezza. Così come dipinta dall’artista milanese Patrizia Comand, raffigura il volto della condizione umana, forte di un’attualità tanto vera quanto sapientemente camuffata attraverso un simbolismo che affida ad una figurazione grottesca e fantastica la sua dimensione visiva.
“La Nave dei folli”, ispirata al famoso testo quattrocentesco, cavalca le onde del mare della decadenza onde si specchia il profilo di una società corrotta, destinata a naufragare nel mare del vizio che tutto consuma a causa dell’umana scelleratezza. Così come dipinta dall’artista milanese Patrizia Comand, raffigura il volto della condizione umana, forte di un’attualità tanto vera quanto sapientemente camuffata attraverso un simbolismo che affida ad una figurazione grottesca e fantastica la sua dimensione visiva.
Come
sopraccennato, “La nave di folli” (“Das Narrenschiff” è il titolo originale) è
un’opera di carattere morale e satirico, pubblicata nel 1494 e concepita
dalla mente dello scrittore alsaziano Sebastian Brant. Un’opera che mette a
nudo le debolezze umane con tono perentorio, mitigato da una costruzione ritmica
in versi. Puntando il dito contro coloro che annaspano nelle acque torbide
della voluttà, li avverte sulle nefaste conseguenze delle loro azioni,
illustrate nella prima edizione dalle xilografie di Albrecht Dürer. L’uomo,
quindi, allarmato dai redarguii dell’autore, dovrebbe essere spinto a ricercare
e ritrovare la strada smarrita. Ma diciamolo, senza ipocrisie. È più divertente,
colto dalla posizione irriverente e canzonatoria che ama assumere chi dell’altrui
vizio ne fa oggetto di scherno, osservare da lontano il cadere irresponsabile e
scellerato verso il precipizio del peccatore, che assistere alla catarsi del
figlio redento, che pone nuovamente i passi sul sentiero che lo condurrà alla
salvezza.
Restiamo
quindi esterrefatti e divertiti di fronte a questa tela colorata dalle dimensioni
monumentali che invade lo scenario di fondo della sala museale.
Eccellente
la qualità compositiva. Il tema, rispolverato e attualizzato, acquista
connotati fantastici e surreali, più vicini al nostro tempo. I folli assumono
fattezze che fanno il verso a politici, personaggi circensi, come funamboli e
donne cannone, circondati da figure antropomorfe o animalesche, inebriati dal vizio
che rappresentano, adagiati su un trono o immersi in un gioco di allegorie. La
loro imponente personalità irrompe attraverso le cromature accese dal fondale azzurro
del mare. Sono soggetti dai caratteri ben delineati che pur occupando nella
composizione un spazio preciso, isolato, didascalico, diventano parte di un
tutto narrativo. Come un filo che si dipana, scorriamo con gli occhi le immagini
cercando di indovinare quali soggetti siano stati scelti dalla pittrice per
interpretare ognuno un ruolo proprio e distinto in questa narrazione visiva. Ci
aiutano a comprendere i disegni preparatori esposti lungo le pareti laterali e
nelle altre sale destinate alla mostra, ulteriore espressione del talento figurativo
dell’artista, che affida alla matita la creazione dei singoli soggetti, colorando
soltanto semplici particolari descrittivi. La Nave dei Folli (das Narrenschiff)
di Patrizia Comand è una mostra che assume un carattere spettacolare non per la
quantità delle opere esposte, ma per la capacità suggestiva di quell’unica
grande tela colorata, che ci invita ad immergerci nel mondo fantastico in essa
rappresentato. Un mondo in cui anche il più disdicevole dei peccatori è
rappresentato con forme dai toni beffardi, forse suggeriti da composizioni letterarie
di vecchio stile, che non può non provocare una smorfia di sorriso o un cenno
di ilarità.
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