Alle Scuderie del Quirinale è in corso fino al 16 giugno 2013una delle più belle monografiche dedicate al grande pittore Tiziano Vecellio
(5 marzo - 16 giugno)
La primavera
romana ci invita a passeggiare per le strade del centro inebriati dai
profumi degli alti fusti in fiore che in questo periodo regalano
alla città quelle tonalità cromatiche che tanto hanno ispirato i
paesaggisti del XVIII secolo, ma richiama i turisti e non solo anche
per le interessanti iniziative culturali dei grandi musei. Eccoci
dunque davanti alle Scuderie del Quirinale dove è in corso una
delle più belle monografiche dedicate al grande pittore Tiziano
Vecellio (Pieve di Cadore 1490 – Venezia 1576), il massimo
esponente dell'arte pittorica della scuola veneta. Risalendo la
scalinata delle scuderie ci accoglie con tutta la sua maestosità
la pala del martirio di San Lorenzo (1547- Venezia, Chiesa dei
Gesuiti). Il santo disteso sulla graticola si dimena circondato
dalle guardie che infieriscono sul suo corpo martoriato, avvolto
dalle tenebre notturne squarciate in alto nel cielo da un bagliore di
luce divina. Dio partecipa al supplizio così come l'innocenza,
rappresentata dalla figura di un bambino che infilandosi tra i
soldati guarda attonito il Santo. Un dipinto ricco di simbolismo nel
quale Tiziano sperimentò l'atmosfera delle tenebre notturne
ottenendone la massima rappresentazione, dove la penombra dona il
carattere di mistero divino alla drammaticità della scena. Sulla
destra, al centro della parete, l'autoritratto di Tiziano (1547-
Madrid, Museo Nazionale del Prado), avvolto da una una vistosa
pelliccia e dalla corona doppia donatagli da Carlo V nominadolo
cavaliere dello Speron d'oro. Tiziano ritratto di profilo guarda
lontano, l'occhio si perde nell'infinito, in previsione di un futuro
prolifico e ricco di onori.
Giunse
all'età di 87 anni ricco, potente e blasonato ma dovette subire un
funerale non all'altezza della sua posizione, a causa dello sperpero
insensato delle ricchezze accumulate dal figlio Pompilio,
indirizzato alla carriera ecclesiastica, ahimè, senza successo. Morì
di vecchiaia nel periodo in cui Venezia era minacciata dalla
terribile piaga della peste.
La mostra
ripercorre i settantanni della produzione artistica del grande
pittore veneto, allievo del Bellini e del Giorgione, con cui spesso
vennero confuse le sue opere. Malintesi interpretativi che
costrinsero Tiziano a firmare le sue tele per attribuirsene la
paternità, a scanso di equivoci. Una mostra che ha coinvolto i più
grandi musei europei e italiani quali il Louvre, el Prado e il museo
di Capodimonte. Il loro contributo ha permesso di esporre a Roma i
magnifici capolavori custoditi nelle loro sale anche se la città
eterna di suo custodisce alcune tra le più importanti opere del
pittore veneto. (come L'amor Sacro e l'Amor Profano, realizzato nel
1515, esposto alla Galleria Borghese e stranamente non contemplato
nella mostra).
Un trionfo
di colore, strumento che l'artista seppe sapientemente modulare
anticipando e fungendo da maestro ai grandi pittori che seguirono,
quali il Rembrant. Tiziano pittore, maestro e precursore dell'arte
che verrà a seguire e che rappresenterà il culmine della produzione
artistica del seicento.
Bellissima
la Madonna dei Frari (1522) che colpì l'occhio attento del grande
Goethe quando con l'amico Tischembein si recò al Quirinale e si
trovò davanti alla magnifica tela. Lo stupore di trovarsi
raffigurato Il corpo di San Sebastiano, non più con le usuali
sembianze di Apollo, ma come un giovane ragazzo dalle carni paffute,
niente di più vicino alla realtà. Tiziano giunge finalmente alla
perfezione della rappresentazione umana attraverso l'uso di una
tonalità così naturale che si avvicina perfettamente al rosa delle
carni. Anche Vasari, osservando attentamente il quadro ebbe la stessa
impressione. L'umanità dei suoi quadri e quanto di più vicino al
vero sarà poi ripresa dal Caravaggio e portata alla massima
espressione.
Tiziano è
uno sperimentatore, è ciò lo porta a cercare di dar più verità
anche ai sentimenti, alla mimica dei suoi personaggi, alle movenze,
alle mani e ai piedi appaiono perfetti, ma anche all'espressione del
dolore come si può percepire dalla tela che riproduce il Cristo
sulla Croce.Nella Crocifissione di Cristo (1555) Tiziano seppe
infatti trasmettere la sofferenza del figlio di Dio, abbandonato in
una insolita a solitudine.
Bellissime
le due annunciazioni così diverse tra loro ma ricche di elementi
simbolici che rimandano alla santità della madonna e alla sua
purezza. Uno sguardo anche al passato in cui il classicismo trova
spazio e suggerisce modelli. In seguito al viaggio a Roma, dove ebbe
modo di osservare da vicino le statue antiche, prenderà spunto
dall'arte antica per disegnare il volto dei suoi personaggi. ( ad
esempio notiamo come la statua di Giunone presta il volto alla
madonna in una delle sue tele)
Le sue opere
furono richieste dai grandi personaggi delle corti europee.
soprattutto i suoi ritratti, esempio di raffinata perfezione,
attraverso i quali i potenti e i regnanti chiedevano di essere
consacrati all'immortalità. In questo contesto si inserisce il
famoso ritratto di Paolo III senza camauro (1543, Napoli, Museo di
Capodimonte), ossia il berretto papalino. Il papa viene ritratto con
la testa scoperta in segno di umiltà. Gli occhi esprimono la
dolcezza senile dell'uomo ormai giunto alla maturità, leggermente
incurvato ma le sue mani esprimono un vigore ed una energia
giovanili La capacità di Tiziano di esprimere il movimento, una
delle particolari abilità pittoriche presenti nei suoi quadri, si
evince dalle sfumature argentee sul rosso cangiante del mantello. La
sala dei ritratti è ricca di personaggi storici. Spicca tra tutti la
grande tela che raffigura l'Imperatore Carlo V insieme al suo cane.
L'imperatore lo nominò primo pittore e alla sua morte, il figlio
Filippo II gli commissionò una tela per ornare la sua tomba,
raffigurante la deposizione di Cristo (1559- Madrid, El Prado). Un
quadro di grande impatto, in cui Tiziano presta il volto a Nicodemo
che sostiene il corpo ferito e esanime di Gesù, che a sua volta ha
il volto di Michelangelo.
La galleria
dei ritratti prosegue con l'esposizione di altre tele famose come
l'Uomo con il guanto (Museo del Louvre), il ritratto di Ranuccio
Farnese, di Giulio Romano e dei Dogi di Venezia. Trevisan e Venier,
ritratto in tarda età prossimo alla morte.
Ma
richiamano la nostra viva attenzione soprattutto i ritratti
femminili: la bella, rappresenta l'ideale della bellezza femminile
nella Venezia del 500, dalle carni rosee e rotonde. Un ideale
riproposto nella famosa Flora, confusa con la ninfa sedotta dal
vento ma che in verità ritrae una giovane fanciulla che porta come
dono d'amore al suo fidanzato un piccolo mazzo di fiori. Un ritratto
che esprime la sensualità e la purezza di una giovane donna,
destinato ad ornare la parete di una stanza privata. E infine
Giuditta, il cui volto richiama l'incantevole viso dell'amor profano
custodito alla Galleria Borghese.
Tiziano fu
prolifico e non si risparmiò fino alla fine. Per oltre settanta il
suo genio fu capace di generare magnifici capolavori, sia di soggetto
sacro che di soggetto pagano come “Danae e la pioggia di monete
d'oro”, che rimanda al mito di Giove e alle sue fantasiose
trasformazioni, e la “Venere che benda Amore,” simbolo dell'amore
inconsapevole.
La mostra
termina con un altro autoritratto (1562 Berlino, Gemaldgallerie)
simile a prima vista al ritratto che apre la mostra. Ma a ben vedere
le differenze sono notevoli. Nonostante lo sfondo, i vestiti e il
blasone siano gli stessi, l'artista appare stanco, ha oramai perso
quel piglio, quel vigore, quell'arditezza dello sguardo. Inoltre
notiamo come il dettaglio del disegno lascia il posto al colore. (Le
mani sono abbozzate). Un particolare che notiamo anche nella tela che
chiude il percorso: il supplizio di Marsia, il fauno che osò
sfidare Apollo in una gara musicale e pertanto venne scorticato dal
Dio. Un quadro inquietante a ben vedere, frutto della tarda
produzione del Tiziano che si ritrae nelle vesti di re Mida, ma che
lascia spazio ad un'ampia visione. Rappresenta la purificazione
dell'arte spogliata della natura animalesca e grossolana che la
imprigiona. Per tale motivo il volto del fauno non è turbato ma
sereno. Tiziano ebbe il pregio di sperimentare la pittura fino a
giungere alla perfezione del disegno e infine del colore a cui diede
massima espressività. Decisamente una delle più belle mostre
presentate a Roma negli ultimi anni, che chiude il ciclo artistico
proposto alle Scuderie del Quirinale e che ha visto esporre a Roma i
più grandi pittori italiani del '500.
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