lunedì 22 aprile 2013

I capolavori di Tiziano esposti alle Scuderie del Quirinale a Roma

Alle Scuderie del Quirinale è in corso  fino al 16 giugno 2013una delle più belle monografiche dedicate al grande pittore Tiziano Vecellio

 


(5 marzo - 16 giugno)

 

La primavera romana ci invita a passeggiare per le strade del centro inebriati dai profumi degli alti fusti in fiore che in questo periodo regalano alla città quelle tonalità cromatiche che tanto hanno ispirato i paesaggisti del XVIII secolo, ma richiama i turisti e non solo anche per le interessanti iniziative culturali dei grandi musei. Eccoci dunque davanti alle Scuderie del Quirinale dove è in corso una delle più belle monografiche dedicate al grande pittore Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1490 – Venezia 1576), il massimo esponente dell'arte pittorica della scuola veneta. Risalendo la scalinata delle scuderie ci accoglie con tutta la sua maestosità la pala del martirio di San Lorenzo (1547- Venezia, Chiesa dei Gesuiti). Il santo disteso sulla graticola si dimena circondato dalle guardie che infieriscono sul suo corpo martoriato, avvolto dalle tenebre notturne squarciate in alto nel cielo da un bagliore di luce divina. Dio partecipa al supplizio così come l'innocenza, rappresentata dalla figura di un bambino che infilandosi tra i soldati guarda attonito il Santo. Un dipinto ricco di simbolismo nel quale Tiziano sperimentò l'atmosfera delle tenebre notturne ottenendone la massima rappresentazione, dove la penombra dona il carattere di mistero divino alla drammaticità della scena. Sulla destra, al centro della parete, l'autoritratto di Tiziano (1547- Madrid, Museo Nazionale del Prado), avvolto da una una vistosa pelliccia e dalla corona doppia donatagli da Carlo V nominadolo cavaliere dello Speron d'oro. Tiziano ritratto di profilo guarda lontano, l'occhio si perde nell'infinito, in previsione di un futuro prolifico e ricco di onori.
Giunse all'età di 87 anni ricco, potente e blasonato ma dovette subire un funerale non all'altezza della sua posizione, a causa dello sperpero insensato delle ricchezze accumulate dal figlio Pompilio, indirizzato alla carriera ecclesiastica, ahimè, senza successo. Morì di vecchiaia nel periodo in cui Venezia era minacciata dalla terribile piaga della peste.
La mostra ripercorre i settantanni della produzione artistica del grande pittore veneto, allievo del Bellini e del Giorgione, con cui spesso vennero confuse le sue opere. Malintesi interpretativi che costrinsero Tiziano a firmare le sue tele per attribuirsene la paternità, a scanso di equivoci. Una mostra che ha coinvolto i più grandi musei europei e italiani quali il Louvre, el Prado e il museo di Capodimonte. Il loro contributo ha permesso di esporre a Roma i magnifici capolavori custoditi nelle loro sale anche se la città eterna di suo custodisce alcune tra le più importanti opere del pittore veneto. (come L'amor Sacro e l'Amor Profano, realizzato nel 1515, esposto alla Galleria Borghese e stranamente non contemplato nella mostra).
Un trionfo di colore, strumento che l'artista seppe sapientemente modulare anticipando e fungendo da maestro ai grandi pittori che seguirono, quali il Rembrant. Tiziano pittore, maestro e precursore dell'arte che verrà a seguire e che rappresenterà il culmine della produzione artistica del seicento.
Bellissima la Madonna dei Frari (1522) che colpì l'occhio attento del grande Goethe quando con l'amico Tischembein si recò al Quirinale e si trovò davanti alla magnifica tela. Lo stupore di trovarsi raffigurato Il corpo di San Sebastiano, non più con le usuali sembianze di Apollo, ma come un giovane ragazzo dalle carni paffute, niente di più vicino alla realtà. Tiziano giunge finalmente alla perfezione della rappresentazione umana attraverso l'uso di una tonalità così naturale che si avvicina perfettamente al rosa delle carni. Anche Vasari, osservando attentamente il quadro ebbe la stessa impressione. L'umanità dei suoi quadri e quanto di più vicino al vero sarà poi ripresa dal Caravaggio e portata alla massima espressione.
Tiziano è uno sperimentatore, è ciò lo porta a cercare di dar più verità anche ai sentimenti, alla mimica dei suoi personaggi, alle movenze, alle mani e ai piedi appaiono perfetti, ma anche all'espressione del dolore come si può percepire dalla tela che riproduce il Cristo sulla Croce.Nella Crocifissione di Cristo (1555) Tiziano seppe infatti trasmettere la sofferenza del figlio di Dio, abbandonato in una insolita a solitudine.
Bellissime le due annunciazioni così diverse tra loro ma ricche di elementi simbolici che rimandano alla santità della madonna e alla sua purezza. Uno sguardo anche al passato in cui il classicismo trova spazio e suggerisce modelli. In seguito al viaggio a Roma, dove ebbe modo di osservare da vicino le statue antiche, prenderà spunto dall'arte antica per disegnare il volto dei suoi personaggi. ( ad esempio notiamo come la statua di Giunone presta il volto alla madonna in una delle sue tele)
Le sue opere furono richieste dai grandi personaggi delle corti europee. soprattutto i suoi ritratti, esempio di raffinata perfezione, attraverso i quali i potenti e i regnanti chiedevano di essere consacrati all'immortalità. In questo contesto si inserisce il famoso ritratto di Paolo III senza camauro (1543, Napoli, Museo di Capodimonte), ossia il berretto papalino. Il papa viene ritratto con la testa scoperta in segno di umiltà. Gli occhi esprimono la dolcezza senile dell'uomo ormai giunto alla maturità, leggermente incurvato ma le sue mani esprimono un vigore ed una energia giovanili La capacità di Tiziano di esprimere il movimento, una delle particolari abilità pittoriche presenti nei suoi quadri, si evince dalle sfumature argentee sul rosso cangiante del mantello. La sala dei ritratti è ricca di personaggi storici. Spicca tra tutti la grande tela che raffigura l'Imperatore Carlo V insieme al suo cane. L'imperatore lo nominò primo pittore e alla sua morte, il figlio Filippo II gli commissionò una tela per ornare la sua tomba, raffigurante la deposizione di Cristo (1559- Madrid, El Prado). Un quadro di grande impatto, in cui Tiziano presta il volto a Nicodemo che sostiene il corpo ferito e esanime di Gesù, che a sua volta ha il volto di Michelangelo.
La galleria dei ritratti prosegue con l'esposizione di altre tele famose come l'Uomo con il guanto (Museo del Louvre), il ritratto di Ranuccio Farnese, di Giulio Romano e dei Dogi di Venezia. Trevisan e Venier, ritratto in tarda età prossimo alla morte.
Ma richiamano la nostra viva attenzione soprattutto i ritratti femminili: la bella, rappresenta l'ideale della bellezza femminile nella Venezia del 500, dalle carni rosee e rotonde. Un ideale riproposto nella famosa Flora, confusa con la ninfa sedotta dal vento ma che in verità ritrae una giovane fanciulla che porta come dono d'amore al suo fidanzato un piccolo mazzo di fiori. Un ritratto che esprime la sensualità e la purezza di una giovane donna, destinato ad ornare la parete di una stanza privata. E infine Giuditta, il cui volto richiama l'incantevole viso dell'amor profano custodito alla Galleria Borghese.
Tiziano fu prolifico e non si risparmiò fino alla fine. Per oltre settanta il suo genio fu capace di generare magnifici capolavori, sia di soggetto sacro che di soggetto pagano come “Danae e la pioggia di monete d'oro”, che rimanda al mito di Giove e alle sue fantasiose trasformazioni, e la “Venere che benda Amore,” simbolo dell'amore inconsapevole.
La mostra termina con un altro autoritratto (1562 Berlino, Gemaldgallerie) simile a prima vista al ritratto che apre la mostra. Ma a ben vedere le differenze sono notevoli. Nonostante lo sfondo, i vestiti e il blasone siano gli stessi, l'artista appare stanco, ha oramai perso quel piglio, quel vigore, quell'arditezza dello sguardo. Inoltre notiamo come il dettaglio del disegno lascia il posto al colore. (Le mani sono abbozzate). Un particolare che notiamo anche nella tela che chiude il percorso: il supplizio di Marsia, il fauno che osò sfidare Apollo in una gara musicale e pertanto venne scorticato dal Dio. Un quadro inquietante a ben vedere, frutto della tarda produzione del Tiziano che si ritrae nelle vesti di re Mida, ma che lascia spazio ad un'ampia visione. Rappresenta la purificazione dell'arte spogliata della natura animalesca e grossolana che la imprigiona. Per tale motivo il volto del fauno non è turbato ma sereno. Tiziano ebbe il pregio di sperimentare la pittura fino a giungere alla perfezione del disegno e infine del colore a cui diede massima espressività. Decisamente una delle più belle mostre presentate a Roma negli ultimi anni, che chiude il ciclo artistico proposto alle Scuderie del Quirinale e che ha visto esporre a Roma i più grandi pittori italiani del '500.

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