Una storia dedicata ai bambini ma che fa riflettere anche i grandi
Il tema della diversità raccontato dai disegni di Simona Binni
(testo e foto Rosa Orsini)
“Amina e il vulcano” nasce dalla fantasia di una talentuosa e giovane disegnatrice, Simona Binni che ne ha curato sia il disegno che il testo. Una delicata e commovente storia illustrata, che tocca le corde dell'anima facendole vibrare all'unisono.
Una storia che ci riporta, come un viaggio nel tempo, al periodo della nostra adolescenza, quando il sentimento di solitudine ed estraneità apparteneva al nostro quotidiano, caratterizzava i nostri comportamenti, gli isolamenti, generando quell'invisibile distanza tra il nostro mondo, fragile ed infantile, e quello degli adulti. Simona ha la capacità di evocare quelle emozioni grazie soprattutto alla sua esperienza di psicologa e all'attenzione all'universo sensibile dei bambini ai quali dedica la storia di Amina.
“Amina e il vulcano” nasce dalla fantasia di una talentuosa e giovane disegnatrice, Simona Binni che ne ha curato sia il disegno che il testo. Una delicata e commovente storia illustrata, che tocca le corde dell'anima facendole vibrare all'unisono.
Una storia che ci riporta, come un viaggio nel tempo, al periodo della nostra adolescenza, quando il sentimento di solitudine ed estraneità apparteneva al nostro quotidiano, caratterizzava i nostri comportamenti, gli isolamenti, generando quell'invisibile distanza tra il nostro mondo, fragile ed infantile, e quello degli adulti. Simona ha la capacità di evocare quelle emozioni grazie soprattutto alla sua esperienza di psicologa e all'attenzione all'universo sensibile dei bambini ai quali dedica la storia di Amina.
La protagonista, che ha
soltanto dieci anni, ha il dono di parlare e comunicare con gli
animali e con le piante. Naturalmente tutto ciò è visto in maniera
preoccupante sia dalla famiglia che dai medici, che bollano l'unicità del suo essere come un segnale di schizofrenia da
tenere sotto osservazione. Ma il padre, forse colto da un briciolo di
umana sensibilità verso la figlia problematica, decide di mandarla
in vacanza dai nonni materni a Stromboli. La sua ultima vacanza prima
di essere ricoverata in una clinica psichiatrica. Ed è lì che Amina
inconsapevolmente ritrova le sue radici materne, riscoprendo
attraverso la lettura del diario la madre scomparsa, che non ha avuto
la fortuna di conoscere perché morta dandola alla luce. Nonostante
il tono profondo e la drammaticità della storia i contenuti fanno
riflettere sulla diversità dell'individuo e di come questo sia
recepito all'esterno, indipendentemente dai legami affettivi. Ma
Simona ha anche la capacità di sorprendere il lettore introducendo
nella storia l'elemento fantastico della creatura marina che si
riscopre essere... Ma non vi racconto il finale. Il talento
dell'autrice è proprio quello di dosare immaginazione e tecnica
affiancandole a tematiche delicate che riguardano i ragazzi e il
mondo della preadolescenza. Tema che ci rivela sarà trattato anche
nel suo prossimo lavoro. In occasione della rassegna SpazioCimaComics
svoltosi i primi di gennaio presso la galleria Spaziocima di Roma,
Simona mi ha concesso questa breve intervista nella quale racconta il
suo percorso professionale e di come il disegno abbia colmato quel
vuoto interiore che ogni anima creativa avverte qualora la vita
quotidiana sia scandita soltanto da momenti frenetici e fugaci.
Domanda: Parlami di te
e del tuo percorso artistico.
Simona: Io sono
psicologa. Quindi ho fatto un percorso completamente diverso anche se
disegno da una vita. Ho sempre avuto la passione per i fumetti, per i
cartoni animati. Poi mi sono accorta che la vita che facevo mi stava
un pochino stretta, mi mancava qualcosa, mi mancava il disegno.
Cosicché quattro anni fa ho deciso di seguire questa mia passione e
mi sono iscritta alla Scuola Romana del Fumetto che ho
frequentato per tre anni. Lì ho imparato la tecnica, ho cercato di
assorbire come una spugna tutto quello che potevo.
Domanda: Come è stata
la tua esperienza nel campo del fumetto?
Simona: Oltre
a disegnare i soggetti ho sempre scritto le mie storie. Così ho
provato a presentare questo progetto di cui ho scritto anche la
storia “Amina e il
vulcano”. Mi sono
presentata, ho fatto la classica gavetta portando il book alle
fiere finché un giorno sono stata selezionata dalla Tunuè
che è la mia attuale casa editrice. Il progetto è piaciuto e così
abbiamo cominciato la lavorazione.
Domanda: Quindi questa
è la tua prima pubblicazione?
Simona: E' la
prima pubblicazione per quanto riguarda il grafic novel, ma ho già
pubblicato due storie brevi in America, con una piccola casa editrice
indipendente, la Bliss on tap. In
realtà ho fatto anche un altro libro di cui ho curato le
illustrazioni umoristiche. Si trattava di un lavoro per la
Eurogeosurvey, un libro sulla geologia, edito dalla Comunità
Europea. Poi ho lavorato come disegnatrice per una serie di
pubblicità del cloud di Telecom Italia. C'è la mia mano che
disegna e spiega che cosa è il Cloud.
Domanda: Anche il
testo di “Amina e il vulcano” è tuo. Non è faticoso fare sia la
sceneggiatura che il disegno? O forse no visto che hai l'idea in
mente e sai come si muovono i personaggi?
Simona: Non lo so,
ti direi sì se non fosse una cosa che ho sempre fatto fin da quando
ero piccola. Io non mi metto lì a scrivere il testo. Voglio dire che
quando mi metto a disegnare so già cosa diranno i miei personaggi e
che quello che faranno. E' una cosa automatica, scrivo un soggetto e
poi comincio a lavorarci direttamente dal punto di vista grafico. I
dialoghi poi vengono da sé anche se c'è tutta la parte dell'editing
che viene fatta insieme al direttore editoriale.
Domanda: Raccontami
invece la storia di questo personaggio, Amina.
Simona: E' la
storia di questa bambina che si chiama Amina che ha dieci anni. Un
giorno viene mandata dal papà a trascorrere un periodo di vacanza
sull'isola di Stromboli, a casa dei nonni materni. Qui trova il
diario della mamma che lei non ha conosciuto perché è morta il
giorno che l'ha partorita. Trovando questo diario ripercorre appunto
le tappe della vita della mamma, quando era piccola, quando incontra
il papà, si innamora e va via dall'isola. Ad un certo punto subentra
nella storia un elemento fantastico.
Domanda: Perché hai
introdotto nella storia un soggetto fantastico, che comunque cambia
il livello della narrazione?
Simona: L'elemento
fantastico mi serviva come metafora per introdurre il concetto della
diversità. Perché Amina è una bambina diversa dalle altre, e
quindi il papà, i nonni, chi sta intorno a lei ad un certo punto
devono prenderne atto. Ma come si comportano? Come reagiscono? Ognuno
con il proprio modo di essere. Per me era importantissimo questo
concetto tanto quanto il luogo dove si svolge tutta la storia:
l'isola di Stromboli con la magia del vulcano e il mare così azzurro
e profondo.
Domanda: L'isola di
Stromboli è legata alla tua infanzia oppure si tratta di una scelta
simbolica?
Simona: E' legata
ad una vacanza.
Domanda: Quindi sei
rimasta affascinata dalla sua magia?
Simona:
Assolutamente sì. C'è un pezzo nella storia assolutamente
autobiografico: una sera Amina sta seduta sulla scogliera insieme al
nonno, il mare è mosso. Lì avverte una sensazione di isolamento e
di impotenza di fronte alla natura. Ma anziché averne paura cerca di
sentirsi parte dell'elemento naturale. Per me è stata la stessa
cosa. Quel posto ti tira fuori delle sensazioni molto forti, direi
ancestrali.
Domanda: “Amina e il
vulcano” è una storia unica oppure seguiranno altre puntate?
Simona: No,
per ora Amina inizia e finisce qui.
Domanda: Alla fine
Amina ritrova la sua identità'?
Simona: Trova la
sua identità, e tutti intorno a lei tutti devono adeguarsi alla
realtà, accettarla. Il finale è abbastanza a sorpresa. Non volevo
che il finale fosse bello e basta. Volevo qualcosa che facesse
pensare. Secondo me il finale necessariamente bello a volte forse è
quasi deludente, scontato. Le cose che finiscono male, non che Amina
finisca male, forse per un senso di fastidio ti portano a riflettere
di più.
Domanda: Il tuo
bagaglio culturale legato agli studi di psicologia ti aiuta a far sì
che il personaggio abbia un carattere particolare. Ma soprattutto ti
permette di affrontare certe tematiche che nel fumetto sono
inusuali.
Simona: Sì certo.
All'inizio Amina viene mandata dallo psichiatra perché è una
bambina particolare. Sente le voci, parla con gli animali. A dieci
anni sentire le voci non è considerato normale. Quindi nasce il
desiderio di chiedersi “ma che cosa è normale?” “E' chi sente
in maniera diversa la vita ad essere veramente anormale o siamo
noi che non riusciamo ad uscire da certi schemi, a capire l'altro in
modo diverso?” Tutto ruota quindi intorno a questo concetto.
Domanda: Quali sono i
tuoi progetti futuri?
Simona: Al
momento sto lavorando al prossimo libro. Vorrei parlare sempre
di preadolescenza, perché è una fase estremamente delicata. E' il
passaggio dall'infanzia al mondo adulto al quale però non si può
dare un limite temporale fisso. Un passaggio molto importante.
Quindi nel prossimo libro vorrei affrontare proprio questo tema.
Nessun commento:
Posta un commento