L'artista propone la sua personale visione della realtà moderna frastornata dalle luci artificiali e dal traffico caotico delle macchine in corsa
dal 25 febbraio al 9 marzo 2015
Galleria Vittoria
Via Margutta 103, Roma
(testo e foto Rosa Orsini)
Si è inaugurata a Roma
il 25 febbraio alla galleria Vittoria di Roma la personale di Chiara
Abbaticchio intitolata “Frammenti di memoria”. L'artista propone
la sua personale visione della realtà moderna, frastornata dalle luce
artificiali e dal traffico caotico delle strade cittadine, dove
l'individuo viene colto nella sua quotidianità, inconsapevole di
divenire soggetto dell'opera pittorica.
La mostra rimarrà in esposizione fino al prossimo 9 marzo.
La mostra rimarrà in esposizione fino al prossimo 9 marzo.
Nata a Roma nel 1983,
Chiara dimostra fin da piccola una forte propensione al disegno, che
studia e approfondisce nel corso degli anni. Diplomata al liceo
artistico e all'Accademia di Belle Arti di Roma, sviluppa nel tempo un
proprio linguaggio espressivo nonostante i limiti dei corsi
impostati dall'accademia, che cercano di canalizzare in un binario
rigido e netto il talento innato degli allievi. Oggi Chiara si
definisce un'artista figurativo espressionista e nonostante la
giovane età ha auto modo di farsi conoscere sia in Italia che
all'estero prendendo parte a varie fiere internazionali come la
Affordable Art Fair di Milano e la West Lake Expo of Art,
ad Hangzhou in Cina. Inoltre i
sui lavori sono stati esposti a Roma nella rassegna “I cento
pittori di via Margutta” e da Christie's in occasione di un'asta di
beneficenza a favore dell'AIL.
L'uso
del colore, forte di pennellate sicure e sovrapposte, confonde la
prospettiva nella ricerca della velocità della realtà urbana,
rappresentata dalle macchine in corsa e dai taxi in fila lungo le
strade. La luce abbagliante dei fari e delle insegne confonde anche
le figure dei soggetti sullo sfondo notturno. Impressioni
raccolte e trasferite su tela cercando di cogliere il momento,
l'azione che si compie in pochi attimi, la velocità, partendo dalla
trasposizione pittorica di uno scatto fotografico che aiuta l'artista
a fermare l'immagine così da poter lavorare sulla base del disegno
rielaborato e riportato poi sulla tela.
I soggetti ritratti per
lo più femminili rimandano alle immagini pubblicitarie contenute
nella cartellonistica o nelle pagine delle riviste patinate, cosicché
le donne assumono pose distanti e seducenti, come colte su un set
precostituito.
Chiara si ispira alla
realtà di tutti i giorni, quella che ama osservare nella sua
quotidianità, per le strade, nei vicoli, e che caratterizza la vita
delle grandi metropoli. Parla un linguaggio cosmopolita, universale;
non circoscrive l'atmosfera in cui i soggetti si muovono
attribuendola ad un'unica ed universale dimensione urbana. Chiara
estende il significato ad una città simbolica che rappresenta tutte
le città, così come i soggetti ritratti, che diventano frammenti di
memoria collettiva della nostra società.
Domanda: Come nasci
come pittrice?
Chiara: La pittura
ha sempre fatto parte nella mia vita, fin da quando ero piccola.
Sapevo che avrei fatto la pittrice perché disegnavo sempre, ancora
prima di parlare. Quindi fa parte del mio essere. Ho frequentato il
liceo artistico e l'accademia, non perché credo che la pittura non
possa essere autodidatta ma perché io non avrei potuto fare
nient'altro. All'accademia si disegnava otto ore al giorno, per me
era l'ideale. Nonostante un'iniziale delusione dovuta al fatto che
l'accademia tende a spegnere l'entusiasmo delle persone e non voler
fare uscire la creatività, purtroppo.
D: Ad un primo sguardo
sembra che i tuoi soggetti siano prevalentemente femminili.
Chiara: Questo
deriva dall'impostazione dell'accademia dove lo studio delle modelle
è alla base dei corsi. Terminati gli studi ho cercato di
ritrarre queste donne che vedevo fotografate sui giornali e sui
cataloghi di moda. Disegnando dal vero, sono partita dalle modelle
per poi disegnare la città che osservavo vivendo.
D: Ho notato che i
quadri riproducono la quotidianità della vita. Un realismo cercato,
voluto, colto nelle strade della città.
Chiara: Cerco di
rappresentare la quotidianità di tutti, nel senso che pur
appartenendo alla mia esperienza è comunque la quotidianità di una
donna del ventesimo secolo. E la città può essere Roma, Milano
oppure Bari. C'è il senso del vero ma anche il fatto che abbraccia
tutte le città, cosi da divenire una qualunque metropoli.
D: C'è l'impronta di
una base fotografica su cui sono catturate le pose?
Chiara. Vero.
Quando posso mi avvalgo dell'aiuto di alcune mie amiche fotografe.
Cerco di fare un set, di studiarmi una situazione perché secondo me
l'occhio fotografico è anche l'occhio della città. Con questo
voglio dire che la nostra è una società fatta di immagini, siamo
bombardati quotidianamente da immagini. E attraverso loro, filtrate
dal nostro occhio, cerco di restituire proprio quella realtà.
D: Alcuni quadri
ricordano, forse involontariamente, la cartellonistica pubblicitaria.
C'è la volontà da parte tua di voler reinterpretare attraverso la
tua sensibilità quello che osservi come fosse stampato sulle
riviste?
Chiara: Il
mio intento è cercare di trasporre quello che io vedo nel
quotidiano, quando vado in giro o mi fermo per la strada, Sono
immagini, sempre immagini. Per esempio quando sono in metropolitana
cerco di fare degli schizzi delle persone che camminano.
D: Un altro aspetto
della tua pittura è quello di cercare di cogliere la velocità delle
macchine in corsa, oppure la frenesia caotica delle strade e della
vita moderna.
Chiara: Infatti
vorrei unire l'arte figurativa con il movimento e aggiungere anche un
discorso di velocità, di attimi colti. Attraverso pennellate di
colore dalle varie sfumature cerco di dare quel movimento che
appartiene e rappresenta la dinamicità del mondo in cui viviamo.
D: Quella che i ciclo
cubo futuristi chiamavano la quarta dimensione, quindi. Ho notato
anche che c'è molta solarità nei tuoi quadri. Tu sei una ragazza
solare, positiva?
Chiara: Cerco
di essere positiva, di non dare troppo spazio al pessimismo
perché ce n'è tanto intorno a noi. La mia pittura cerca di essere
piena di vita, ma una vita positiva. Anche la città non è vista
come una gabbia, anche se in alcuni quadri può dare la sensazione
che la città incomba su di noi. Però io cerco di unire due
elementi tra loro interconnessi, ossia la città va con l'uomo e
l'uomo va con la città.
D: A quale corrente
artistica del passato ti senti più vicina?
Chiara: Io mi
sento un espressionista. E siccome cerco anche di cogliere la figura
mi definisco un figurativo espressionista. Vorrei che linea e colore
vadano di pari passo.
D: Questa è la tua
prima mostra?
Chiara: Questa
qui è la mia seconda mostra alla galleria Vittoria con cui collaboro
da più di due anni. Tramite loro ho fatto delle fiere a Milano come
la Affordable Art Fair che è la mostra sotto i 5000 euro dei
giovani artisti, e in Cina, alla West Lake Expo of Art. Sono
soddisfatta dei risultati ottenuti anche se viviamo in un momento
difficile per tutte le arti e per tutti i settori.
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