martedì 3 marzo 2015

“Frammenti di Memoria” di Chiara Abbaticchio


L'artista propone la sua personale visione della realtà moderna frastornata dalle luci artificiali e dal traffico caotico delle macchine in corsa

 


dal 25 febbraio al 9 marzo 2015
Galleria Vittoria
Via Margutta 103, Roma

(testo e foto Rosa Orsini)
Si è inaugurata a Roma il 25 febbraio alla galleria Vittoria di Roma la personale di Chiara Abbaticchio intitolata “Frammenti di memoria”. L'artista propone la sua personale visione della realtà moderna, frastornata dalle luce artificiali e dal traffico caotico delle strade cittadine, dove l'individuo viene colto nella sua quotidianità, inconsapevole di divenire soggetto dell'opera pittorica.
La mostra rimarrà in esposizione fino al prossimo 9 marzo.
Nata a Roma nel 1983, Chiara dimostra fin da piccola una forte propensione al disegno, che studia e approfondisce nel corso degli anni. Diplomata al liceo artistico e all'Accademia di Belle Arti di Roma, sviluppa nel tempo un proprio linguaggio espressivo nonostante i limiti dei corsi impostati dall'accademia, che cercano di canalizzare in un binario rigido e netto il talento innato degli allievi. Oggi Chiara si definisce un'artista figurativo espressionista e nonostante la giovane età ha auto modo di farsi conoscere sia in Italia che all'estero prendendo parte a varie fiere internazionali come la Affordable Art Fair di Milano e la West Lake Expo of Art, ad Hangzhou in Cina. Inoltre i sui lavori sono stati esposti a Roma nella rassegna “I cento pittori di via Margutta” e da Christie's in occasione di un'asta di beneficenza a favore dell'AIL.
L'uso del colore, forte di pennellate sicure e sovrapposte, confonde la prospettiva nella ricerca della velocità della realtà urbana, rappresentata dalle macchine in corsa e dai taxi in fila lungo le strade. La luce abbagliante dei fari e delle insegne confonde anche le figure dei soggetti sullo sfondo notturno. Impressioni raccolte e trasferite su tela cercando di cogliere il momento, l'azione che si compie in pochi attimi, la velocità, partendo dalla trasposizione pittorica di uno scatto fotografico che aiuta l'artista a fermare l'immagine così da poter lavorare sulla base del disegno rielaborato e riportato poi sulla tela.
I soggetti ritratti per lo più femminili rimandano alle immagini pubblicitarie contenute nella cartellonistica o nelle pagine delle riviste patinate, cosicché le donne assumono pose distanti e seducenti, come colte su un set precostituito.
Chiara si ispira alla realtà di tutti i giorni, quella che ama osservare nella sua quotidianità, per le strade, nei vicoli, e che caratterizza la vita delle grandi metropoli. Parla un linguaggio cosmopolita, universale; non circoscrive l'atmosfera in cui i soggetti si muovono attribuendola ad un'unica ed universale dimensione urbana. Chiara estende il significato ad una città simbolica che rappresenta tutte le città, così come i soggetti ritratti, che diventano frammenti di memoria collettiva della nostra società.

Domanda: Come nasci come pittrice?
Chiara: La pittura ha sempre fatto parte nella mia vita, fin da quando ero piccola. Sapevo che avrei fatto la pittrice perché disegnavo sempre, ancora prima di parlare. Quindi fa parte del mio essere. Ho frequentato il liceo artistico e l'accademia, non perché credo che la pittura non possa essere autodidatta ma perché io non avrei potuto fare nient'altro. All'accademia si disegnava otto ore al giorno, per me era l'ideale. Nonostante un'iniziale delusione dovuta al fatto che l'accademia tende a spegnere l'entusiasmo delle persone e non voler fare uscire la creatività, purtroppo.

D: Ad un primo sguardo sembra che i tuoi soggetti siano prevalentemente femminili.
Chiara: Questo deriva dall'impostazione dell'accademia dove lo studio delle modelle è alla base dei corsi. Terminati gli studi ho cercato di ritrarre queste donne che vedevo fotografate sui giornali e sui cataloghi di moda. Disegnando dal vero, sono partita dalle modelle per poi disegnare la città che osservavo vivendo.

D: Ho notato che i quadri riproducono la quotidianità della vita. Un realismo cercato, voluto, colto nelle strade della città.
Chiara: Cerco di rappresentare la quotidianità di tutti, nel senso che pur appartenendo alla mia esperienza è comunque la quotidianità di una donna del ventesimo secolo. E la città può essere Roma, Milano oppure Bari. C'è il senso del vero ma anche il fatto che abbraccia tutte le città, cosi da divenire una qualunque metropoli.

D: C'è l'impronta di una base fotografica su cui sono catturate le pose?
Chiara. Vero. Quando posso mi avvalgo dell'aiuto di alcune mie amiche fotografe. Cerco di fare un set, di studiarmi una situazione perché secondo me l'occhio fotografico è anche l'occhio della città. Con questo voglio dire che la nostra è una società fatta di immagini, siamo bombardati quotidianamente da immagini. E attraverso loro, filtrate dal nostro occhio, cerco di restituire proprio quella realtà.

D: Alcuni quadri ricordano, forse involontariamente, la cartellonistica pubblicitaria. C'è la volontà da parte tua di voler reinterpretare attraverso la tua sensibilità quello che osservi come fosse stampato sulle riviste?
Chiara: Il mio intento è cercare di trasporre quello che io vedo nel quotidiano, quando vado in giro o mi fermo per la strada, Sono immagini, sempre immagini. Per esempio quando sono in metropolitana cerco di fare degli schizzi delle persone che camminano.

D: Un altro aspetto della tua pittura è quello di cercare di cogliere la velocità delle macchine in corsa, oppure la frenesia caotica delle strade e della vita moderna.
Chiara: Infatti vorrei unire l'arte figurativa con il movimento e aggiungere anche un discorso di velocità, di attimi colti. Attraverso pennellate di colore dalle varie sfumature cerco di dare quel movimento che appartiene e rappresenta la dinamicità del mondo in cui viviamo.

D: Quella che i ciclo cubo futuristi chiamavano la quarta dimensione, quindi. Ho notato anche che c'è molta solarità nei tuoi quadri. Tu sei una ragazza solare, positiva?
Chiara: Cerco di essere positiva, di non dare troppo spazio al pessimismo perché ce n'è tanto intorno a noi. La mia pittura cerca di essere piena di vita, ma una vita positiva. Anche la città non è vista come una gabbia, anche se in alcuni quadri può dare la sensazione che la città incomba su di noi. Però io cerco di unire due elementi tra loro interconnessi, ossia la città va con l'uomo e l'uomo va con la città.
D: A quale corrente artistica del passato ti senti più vicina?
Chiara: Io mi sento un espressionista. E siccome cerco anche di cogliere la figura mi definisco un figurativo espressionista. Vorrei che linea e colore vadano di pari passo.

D: Questa è la tua prima mostra?
Chiara: Questa qui è la mia seconda mostra alla galleria Vittoria con cui collaboro da più di due anni. Tramite loro ho fatto delle fiere a Milano come la Affordable Art Fair che è la mostra sotto i 5000 euro dei giovani artisti, e in Cina, alla West Lake Expo of Art. Sono soddisfatta dei risultati ottenuti anche se viviamo in un momento difficile per tutte le arti e per tutti i settori.

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