Manalo |
URBAN STORIES
Michael Vincent Manalo, Diamond, Gian Paolo Rabito, Davide Bramante, Matteo Casilli.
dal 15 maggio al 15 giugno 2015
galleria Rosso20sette arte contemporanea
via dell'Orso 27, Roma
Lo
scorso 15 maggio alla galleria Rosso20sette di Roma è stata
inaugurata la collettiva “Urban stories”. Una breve e intensa
panoramica sulle realtà urbane che accorpa i lavori di cinque
giovani artisti, i quali perseguendo il loro personale percorso
artistico sono giunti ad una maturazione di stili e contenuti che li
ha resi famosi sia in Italia che all'estero. La galleria ha
selezionato alcune opere che attraverso immagini didascaliche, a
volte oniriche ma sempre suggestive, celano storie di quotidiana
esistenza lungo le vie affollate delle grandi metropoli o racchiuse
ed elaborate nei meandri inconsci del nostro essere. I quadri, lo
stencil, il disegno e la fotografia trovano quindi spazio
integrandosi perfettamente lungo le pareti della galleria, una tra le
più famose del centro storico di Roma dedicata all'arte
contemporanea, che affianca all'installazione espositiva anche una
discreta produzione editoriale che raccoglie le monografie degli
artisti da lei presentati.
Ecco quindi che in quest'ultima mostra recupera a voler quasi ribadire un argomento già espresso e sviluppato i lavori surreali di Michael Vincent Manalo (Manila 1986), giovane fotografo filippino che nonostante una formazione da autodidatta realizza delle immagini sapientemente elaborate e ritoccate in post produzione. Un mix tra realtà e visione onirica in cui riproduce uomini, donne e sopratutto bambini intrappolati in una dimensione sospesa nel tempo. I personaggi sembrano muoversi nello spazio senza confini, come luoghi sperduti in chissà quale posto della memoria. Immagini che appartengono ad un universo magico dove l’intensità dei colori accompagna la sensazione delle situazioni rappresentate.
Ecco quindi che in quest'ultima mostra recupera a voler quasi ribadire un argomento già espresso e sviluppato i lavori surreali di Michael Vincent Manalo (Manila 1986), giovane fotografo filippino che nonostante una formazione da autodidatta realizza delle immagini sapientemente elaborate e ritoccate in post produzione. Un mix tra realtà e visione onirica in cui riproduce uomini, donne e sopratutto bambini intrappolati in una dimensione sospesa nel tempo. I personaggi sembrano muoversi nello spazio senza confini, come luoghi sperduti in chissà quale posto della memoria. Immagini che appartengono ad un universo magico dove l’intensità dei colori accompagna la sensazione delle situazioni rappresentate.
Anche
Diamond è un nome che appartiene alla storia della galleria. Nato a
Roma nel 1977 oggi è uno dei più importanti artisti della street
art. In questa sessione vengono presentati alcuni stencil, una delle
tecniche che ama adoperare, i cui contorni sembrano mangiati dal
fuoco. Disegni frutto di una fantasia raffinata dove ogni dettaglio
risulta ben definito. I soggetti, da una parte la sagoma di una donna
dall'altra un treno in corsa, sono inscritti in un cerchio che prende
nel primo la forma di una gabbia per uccelli. La sua tecnica alterna
l'uso di spray, del
pennello, della matita, dell'inchiostro giapponese e del black ivory
mentre la sua produzione si incentra principalmente sui volti e sulle
immagini di donne orientali disegnati su uno sfondo
arabescante. Delle moderne femmes
fatales che
sfoggiano una bellezza rude e sensuale. Diamond non ricalca i
cliché della street art. Diatti il suo stile subisce l'influenza dei
maggiori esponenti della secessione viennese, Gustav
Klimt e Alfhonse
Mucha , così come troviamo richiami alle sfumature dell’Art
Nouveau, allo stile Liberty e alle illustrazioni giapponesi. Ecco
che la sua arte, attuale e trasgressiva, si purifica attraverso una
scelta di soggetti la cui bellezza classica e seducente fuoriesce dal
disegno incantando l'osservatore.
Gian Paolo Rabito,
titolo NY 02, tecnica acrilico e olio
su tavola intelata, cm 60x120
|
Da una
personale e onirica manipolazione della realtà si passa poi ad un
approccio più realistico, dai contenuti immediati. Immagini che
raccolgono frammenti di realtà.
Rimanendo
nel campo della tecnica pittorica e del disegno, preciso e pulito
nell'esecuzione, citiamo i quadri di Gian Paolo Rabito. Giovane
artista romano, classe 1963, vanta alle spalle un'esperienza
ventennale come illustratore free lance, collaborando con le maggiori
riviste pubblicitarie. Rabito guarda ai grandi illustratori del
nostro cinema con ammirazione. I suoi disegni su tela, colorati con
l'acquerello che conferisce attraverso l'uso di tinte fredde una
luminosità di base, riproducono gli scorci delle metropoli
americane. Rabito espone due quadri dove riproduce i grattaceli
frastagliati di New York. Larghe campiture e visioni aree su
orizzonti sconfinati di una città che mostra il suo inconfondibile
profilo. Nei suoi lavori c'è un attenzione curata dei dettagli, una
precisione fotografica nel descrivere ed accostare case e palazzi,
inseguendo una fedele riproduzione della realtà. Prevale comunque
una personale interpretazione dell'artista che ha la capacità di
restituire all'osservatore le emozioni che lo hanno catturato nei
suoi viaggi oltre oceano. Questa capacità di trasferire il pathos
sublima l'opera pittorica rendendola unica ed univoca.
Le
storie urbane si profilano lungo le pareti della galleria. L’immagine
è il racconto. In una semplice foto ci possono essere mille storie,
così come avviene nella gigantografia di Davide Bramante. Nato a
Siracusa nel 1970, laureato all'Accademia Albertina di Belle Arti di
Torino, Bramante ama usare la tecnica analogica perché si adatta al
suo modo di fotografare, riflesso esteriore del suo modo di
ricordare, di pensare e di sognare. Le sue fotografie, stampate in
grande formato, si compongono di sovrapposizioni temporali e
spaziali. Un insieme di elementi, strade, personaggi, palazzi,
chiamati a formare un tutt'uno caotico e scomposto che meglio
rappresenta la realtà di New York, dove i volti si confondono lungo
le strade battute quotidianamente con i ritmi veloci e serrati di
ogni singola esistenza e che alterano la percezione della realtà,
togliendo tempo alla riflessione e alla contemplazione.
Infine
chiude l'esposizione Matteo Casilli. Nato a Roma nel 1963, una
laurea in filosofia e un diploma alla Scuola Romana di Fotografia gli
hanno permesso di costruire una suo stile fotografico riconosciuto ed
apprezzato anche dai maestri dell'obiettivo come Oliviero Toscani con
cui ha collaborato nella realizzazione del libro “Firenze Santo
Spirito”. Casilli ha già esposto alla galleria con la personale
“No surprises” dedicata alla città di New York e con la
collettiva “Start Up”. I suoi light-box dedicati alla città
americana raccontano i luoghi avvolti nel silenzio. Una città che
in fondo non contiene sorprese secondo la sua personale visione,
tranne avere l'unica particolarità di vivere 24 ore su 24. Una
riflessione se vogliamo “filosofica” su una realtà urbana che si
racconta con le persone che la popolano, con i colori, con i
movimenti e che seppur immersa nella notte continua a vivere e
pulsare.
Bramante |
Nessun commento:
Posta un commento