Museo di Roma
Palazzo Braschi
entrata: Piazza di San Pantaleo 10
Piazza Navona 2
dal 30 novembre 2016 al 7 maggio 2017
Promossa da Roma
Capitale – Assessorato alla Crescita Culturale - Sovrintendenza
Capitolina ai Beni Culturali, col patrocinio del ministero dei Beni e
delle Attività Culturali e del turismo, la mostra dedicata ad
Artemisia Gentileschi (Roma 1593 - Napoli 1653) si presenta come
l'appuntamento più importante sulla scena del panorama artistico
romano. Un evento che prende vita dopo tre anni di intenso lavoro,
impiegato a coniugare le sinergie di un vasto complesso di
istituzioni, pubbliche e private, molte delle quali a capo di
prestigiosi musei internazionali, ed importanti collezioni private.
Una mostra “vera”, a
dispetto delle mode che prediligono la presenza di esposizioni virtuali, realizzate
principalmente con immagini fluttuanti su supporti murali e video
installazioni. Una macchina organizzativa che ha smosso le dirigenze per una partecipazione intesa ad una reale mobilitazione delle opere dalle sedi permanenti,
confluendole in un eccellente progetto espositivo, armonico ed
esaustivo, nelle sale del primo piano di Palazzo Braschi, nel cuore
di Roma, che muta la precedente destinazione di polo museale a
complesso espositivo per mostre temporanee di grande richiamo
internazionale.
Grande impiego di
energie, quindi, e grande professionalità da parte degli addetti ai
lavori, in primo luogo dei tre curatori che hanno partecipato a
delineare il profilo espositivo, prendendo in esame la parabola umana
e artistica di Artemisia Gentileschi, interprete attivissima
nell'arte del suo tempo. La mostra curata dal prof. Nicola Spinosa,
dalla dott.ssa Francesca Baldassarri, e da Judith Mann, approfondisce
per sezioni cronologiche i periodi che hanno visto soggiornare
Artemisia nei principali luoghi di sviluppo culturale a cavallo tra
XVI e XVII secolo. Alla base dell'analisi critica un processo comparativo con artisti
suoi contemporanei, che vede emergere nelle tele esposte le
predominanti pittoriche e le influenze stilistiche che determinano la
produzione artistica dei suoi più autorevoli rappresentanti.
Figlia ed allieva del più famoso
Orazio, pittore di grande levatura tecnica, di chiaro stile
caravaggesco, Artemisia raggiunge negli anni uno stile personale, distinto
dall'auterevole padre ma sempre di altissimo livello pittorico, la cui forza espressiva trova
compiutezza nella rappresentazione di personaggi tratti dall'esegesi
biblica, dalla storiografia e dalla mitologia classica, imponendosi presso le maggiori corti
europee come artista di primo piano. La mostra ripercorre le tappe
fondamentali di una lunga produzione artistica che scorre accanto ad
eventi personali e familiari che segnano la sua vita, come lo stupro
subito all'età di 17 anni dal pittore Agostino Tassi, collega del
padre, cui seguirà un doloroso processo che la costringe ad un
repentino matrimonio riparatore con il pittore Pierantonio
Stiattesi. Dopodichè, grazie all'itermediazione del padre, si trasferisce nel Gran Ducato di Toscana in cerca di maggior fortuna. Importante l'amicizia con Michelangelo il giovane che la introduce nella colta e raffinata corte di Cosimo II de' Medici, mettendola in
contatto con le potenti famiglie toscane ma anche con artisti e uomini
di cultura del panorama fiorentino, soprattutto con Galileo
Galilei, con cui stringerà una solida amicizia.
Artemisia è una donna dal
carattere forte e dotata di un innato e raro talento posto a servizio
dell'arte, che le consente di raggiungere mete professionali fino ad
allora riservate soltanto agli uomini. Prima donna tra l'altro ad
entrare, nel 1616, a far parte dell'Accademia di Pittura e del
Disegno istituita dal Vasari. Nei suoi lunghi viaggi, cui seguiranno
lunghi soggiorni professionali, a Roma, Firenze, Venezia, Londra e
Napoli, assorbe le influenze pittoriche di valenti colleghi
arricchendo il suo bagaglio culturale, e di riflesso condiziona lo
stile contribuendo a formare il gusto delle committenze, giungendo a
conquistare il favore di illustri mecenati e sovrani.
Una mostra di grande impatto per la bellezza dei quadri. Un
lungo percorso espositivo, circa 90 le opere esposte, tra cui possiamo ammirare l'Autoritratto
come suonatrice di liuto (del 1617), le due versioni di Susanna e i
Vecchioni (quella del 1610 e quella del 1652 realizzata con Onofrio
Palumbo), Danae (1612), Giuditta e la fantesca Abra (1613), Giuditta
che decapita Oloferne (la versione del 1617 e quella del 1620), Ester
e Assuero (1626-29), Cleopatra (1639-40). A queste si affiancano le
opere di Orazio Gentileschi, Battistello Caracciolo, Filippo
Tarchiani, Carlo Saraceni, Simon Vouet, Massimo Stanzione e Jusepe
de Ribera.
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