Segno e simbolo nella figurazione e nella scultura di Lauro Papale.
Inaugurata il 17 dicembre alla
galleria Frammenti d’Arte di Roma la personale dell'artista
fino al 5 gennaio 2017
Un'insolita
performance che vede l’artista lanciare in aria i semi di acero invitando il
pubblico a partecipare, introduce all’esposizione delle opere di Lauro
Papale. Come racconta lui stesso, durante una passeggiata in una faggeta, vede
staccarsi dai rami di un acero i semi che per la loro insolita forma, soffiati
dal vento, girano su se stessi prima di cadere al suolo.
Incuriosito dalla natura
speculare del seme, nasce l’intuizione di creare un grafismo intorno
al quale sviluppare l’idea compositiva. Un
segno adattabile a forme di integrazione e sviluppo compositivo, attraverso una
sintesi astratta della forma, spogliata da sovrastrutture, attraverso una
semplificazione che approda ad una linea geometrica, rigorosa, pulita.
Il seme d’acero quindi si presta
attraverso la sintesi attuata dall’artista alla nascita di un segno nuovo che
diviene matrice, un elemento impiegato ad interpretare l’atto creativo. Ma
perché, ci chiediamo, dare il nome di “pentagono alato”? Se si fa attenzione
notiamo che il nucleo centrale del segno è proprio rappresentato dai cinque
lati di un pentagono, come suggerito dalla forma naturale del seme. Mentre le
ali sono le sue propaggini. Ecco spiegata la genesi del “pentagono alato”.
Noteremo nel corso
dell’esposizione come l’artista riprenda questo modulo adattandolo a un
discorso sia bidimensionale che tridimensionale, riportandolo nelle pitture in
acrilico, nelle maioliche e nelle sculture, modificando di volta in volta
posizioni e dimensioni.
Facendo riferimento all’ispirazione
offerta dalla natura, ci avviciniamo ad un’opera che rimanda all’origine del
segno. La prima opera che vado quindi a menzionare è l’albero, realizzata nel
2015. Una scultura in legno dipinto, che riassume la forma e la sostanza del
segno, dove l’elemento partecipa della composizione come matrice unica ed
assoluta, dove l’unica variante è il colore, e che ci riporta alla fase
iniziale, ossia all’albero di acero, da cui parte tutto il discorso creativo.
Il seme è l’albero.
Nella scultura “Aggregazione”, in
ferro patinato, del 2014, quindi anteriore a quella precedente, che vediamo
distesa sulla base bianca, il segno concorre a creare una composizione astratta
che nel nome racchiude il senso dell’idea concepita dall’artista, in questo
caso legata alle potenzialità aggregative del modulo. In entrambi i casi il “Segno” concorre a creare una forma
astratta carica di significati simbolici.
Lauro Papale è un artista
poliedrico, fine pittore e raffinato scultore. Pertanto la sua vena creativa si
esprime in più settori. La sua attività di studio e di ricerca lo porta ad esplorare vari
linguaggi espressivi, che interagiscono nella scelta compositiva e che oggi
concorrono a completare il suo profilo artistico.
Partiamo dalle pitture che
vediamo esposte sulla parete, intervallate da piccoli quadri realizzati in
ceramica o con l’antica e raffinata tecnica raku. Sono tele realizzate con
colori ad acrilico, parte
di una recente produzione che vede appunto nel segno il cardine dell’impianto
compositivo.
Il primo quadro è intitolato
“Germinazione”. Titolo che accostiamo alla fenomenologia della natura del seme
che disperso dal vento, dà vita ad altre piante laddove cade.
Notiamo come nella pittura, la presenza degli elementi geometrici sulla
tela crea una danza di tessere colorate, inserite liberamente nello spazio alla
ricerca di un equilibrio armonico, in un gioco di piani affiancati e
sovrapposti dove l'effetto di profondità è prodotto dalla contrapposizione
tonale dei colori. Ricordiamo che Papale nasce come pittore: la sua esperienza
pittorica emerge dal sapiente accostamento dei colori, dalle basi cromatiche
che accentuano l'effetto di profondità e volume, che vedremo riprodotto
magistralmente anche nelle sculture.
Un gioco di equilibri e profondità, che ritroviamo anche
nell’opera “Trasparenze”, dove le tessere colorate sono a rilievo sullo sfondo nero.
Chiude l’opera composizione 116 il ciclo del segno poiché
nelle altre due tele presentate cambia l’oggetto o forse potremmo dire il tema.
Come specificato prima I segni concorrono a definire una
simbologia. Ma non solo. In questa sintesi geometrica ed astratta di linee
confluiscono anche le sinergie di una dialettica interculturale. Mi riferisco soprattutto
alle civiltà precolombiane, oggetto di studio nel suo percorso di ricerca, e
che per evidenti richiami alla forma geometrica, diventano fonte di ispirazione.
Papale si è documentato cercando di capire, di immedesimarsi nello spirito del
tempo, di quel mondo regolato dalla geometria, con cui vede delle analogie,
delle vicinanze, degli accostamenti. Nascono da queste riflessioni la Composizione
316, alle mie spalle, in acrilico, che è un chiaro richiamo alle forme di
queste antiche civiltà e che ritroviamo anche nell’opera realizzata con la
tecnica Raku, composizione D15, sopra la finestra.
Ricerca e studio sono alla base del percorso artistico.
Presente anche la fascinazione dei segni di altre antiche civiltà. Osserviamo le tavolette in terracotta. Per la
loro forma, per il colore, ricordano le tavolette contabili in argilla
ritrovate nella città di Ebla, nella Siria settentrionale, risalenti al 2500-2200 A.C.
Sono in terracotta patinata, con inserimenti di placchette
dorate, contaminazioni che danno movimento e luce alla materia. In “tracce
impressioni. 1 ”, Papale accosta il suo “pentagono” a caratteri che ricordano la scrittura
cuneiforme. “Tracce, origine” invece è una libera interpretazione dell’origine
del mondo dove l’effetto dorato conferisce profondità alla composizione, una
luce potremmo dire da cui proviene la vita.
Dalla pittura Papale approda alla
grafica o viceversa, in quanto esiste un interscambio nella progettualità,
dell’idea realizzata con i bozzetti al computer. Nella fine art ritroviamo
alcuni soggetti ritratti nelle opere pittoriche. Riconosciamo fedele
all’originale “trasparenze”.
In alcuni casi la composizione
presenta degli sviluppi diversi. Come nel “sogno”, la tela vicino alla porta
d’ingresso, la differenza presente nella fine art consiste nella ripetizione
della figura in secondo piano, diversamente dalla tela che vede il segno
emergere da dietro la nuca. Vorrei farvi notare la bellezza suggestiva de “la
guardia schierata”, dove la ripetizione di una scultura che sale. Bellissimo anche “natività”. Sono tutte opere del 2016.
Nella materia lavorata su maiolica o con l'antica tecnica
orientale Raku il segno approda infine ad una forma compiuta, ad una
figurazione plastica. Papale riproduce nelle sue sculture figure ed oggetti
intrisi di ancestrali significati simbolici. Totem, profili di guerrieri ed
animali sono soggetti di raffinati lavori dai molteplici tasselli policromi,
che rimandano talvolta ad antiche figure precolombiane, qui rielaborate
attraverso la sua personale visione artistica.
Alle sculture si aggiungono i pannelli, veri e propri quadri dalle superfici smaltate, che racchiudono l’idea
figurativa, espressa sempre attraverso la sintesi del segno. Una
figurazione geometrica che sintetizza la forma piegandola ad un linearità che
esclude ogni elemento superfluo nella decorazione, conservandone l’essenza e il contenuto. La linea diventa circolare, notiamo delle curve, degli inserti
cromatici che definiscono e in cui si distinguono i segmenti e
la forma. Papale raggiunge un'armonia nella composizione
che potremmo definire superba, un alto valore estetico che restituisce all’osservatore
sacralità e bellezza. Sono composizioni che nascono spesso da una riproduzione
del reale, altre volte invece da una casualità, ossia da una combinazione
casuale delle linee nella quale l’artista scorge una forma, che poi riproduce
sul piano.
Nella ceramica Raku la materia è di per sé opera d'arte.
Accostandosi allo studio della tradizione orientale, Papale subisce la
fascinazione di questa antica tecnica che lo conduce ad eccellenti risultati:
la luce catturata dalle superfici policrome e spesso enfatizzata da effetti
metallici, insiste sui piani sfalsati, nelle cavillature e nelle piccole
pieghe, restituendoci preziosi punti di osservazione. Sculture dove la
cromaticità è contemporaneamente sostanza e forma, luce e ombra. Sculture dove l’originalità della forma, dell’esecuzione, invitano
a riconoscere gli elementi peculiari del soggetto sintetizzato dal segno che in
questo caso non rimane fedele a se stesso ma subisce delle modifiche
adattandosi alla composizione.
Grazie Rosa, come sempre la tua professionalità è pari alla tua gentilezza.
RispondiEliminaLauro.