venerdì 31 agosto 2012

Ciclismo e cubofuturismo alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia


"Ciclismo, cubofuturismo e la quarta dimensione: "Al velodromo" di Jean Metzinger" fino al 16 settembre alla collezione Peggy Guggenheim di Palazzo Venier dei Leoni  a Venezia


Esemplare rappresentazione del linguaggio cubista, “al Velodromo” di Jean Metzinger è indubbiamente un capolavoro.  Dopo più di cinquant’anni, da quando nel 1945 venne acquistato dalla miliardaria Peggy Guggenheim ed entrò a far parte della magnifica collezione d'arte moderna della prima metà del novecento, oggi il dipinto svela il suo segreto.
L’uomo o meglio lo sportivo ritratto dal pittore è il ciclista Charles Crupelandt, immortalato mentre percorre i pochi metri che lo separano dal traguardo lungo il pavé della Parigi- Roubaix che lo vide vincitore nel 1912. Dall’8 giugno fino al 16 settembre il dipinto è il punto focale da cui si irradia la mostra “Ciclismo, cubofuturismo e la quarta dimensione: “al velodromo” di Jean Metzinger” presentata alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. La mostra è curata dallo storico dell’arte Erasmus Weddingen, che per primo ha scoperto l’identità del ciclista e l’anno di realizzazione. Si tratta di una retrospettiva che celebra il connubio tra arte e ciclismo, lo sport che agli albori del 20mo secolo infervorò gli animi degli appassionati delle due ruote ispirando nel contempo numerosi capolavori dell’arte avanguardista europea. L’artista essendo parte integrante della società è partecipe delle sue pulsioni e delle sue passioni. In tal modo l’arte trova nutrimento e spunto dalla realtà che la circonda diventando testimone oculare anche di importanti eventi sportivi. Metzinger, ideatore del manifesto sul cubismo, fu il primo ad trasferire nell’arte avanguardista la passione per le gare ciclistiche.



Metzinger, Al velodromo, 1912
“Al velodromo” infatti è la prima opera cubista che raffigura un evento sportivo, cui seguirono altri due dipinti sullo stesso soggetto oggi esposti in contemporanea alla mostra insieme ad un disegno sul tema della quarta dimensione. Nel dipinto “Al velodromo” Metzinger volle cogliere l’inafferrabile e fermare il tempo con il suo pennello, cosicché riuscì a dare corpo e spessore all’attimo fuggente, a quello che i cubisti definivano la quarta dimensione. Ne nasce quindi una profonda riflessione sul concetto di movimento e di dinamismo e sul  rapporto spazio tempo all’interno della concettualizzazione della proiezione tridimensionale di un oggetto che si realizza nella proiezione dello stesso oggetto in quattro dimensioni.






Depero, Ciclista attraverso
la città, 1945
Nel suo intento fu seguito per così dire "a ruota" da altri illustri esponenti della corrente cubista come Marcel Duchamps le cui opere sono legate al tema dell’elasticità dello spazio, e del futurismo italiano come Umberto Boccioni (Dinamismo di un ciclista, 1913), Mario Sironi (Il ciclista,1916), Fortunato Depero (Ciclista attraverso la città, 1945) e Gino Severini che a loro volta scelsero il ciclismo come soggetto delle loro tele testimoniando la loro passione per il ciclismo.
Boccioni, Dinamismo di un
ciclista, 1913



Importante evento collaterale della mostra è stato un incontro dal titolo “Ricordi della Roubaix” che ha coinvolto alcuni famosi ciclisti come  Francesco Moser che  hanno testimoniato la loro esperienza nell’avvincente quanto faticosa corsa francese. Per celebrare la suddetta gara il principale media partner,  la “Gazzetta dello sport”, ha messo a disposizione della manifestazione i propri archivi, nonché materiali fotografici e foto d’epoca che ritraggono i campioni delle varie edizioni. A questo punto ci domandiamo se non sia proprio il ciclismo il principale protagonista dell’evento visto che nelle sale sono esposti in primo piano modelli di biciclette vecchi e nuovi provenienti dal Museo della bicicletta “La belle échappée” di La Fresnaye-sur-Chédouet, e dal Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo.  E non finisce qui.
prototipo di bicicletta
Una delle sale ospita un singolare prototipo di  bicicletta messa a disposizione del pubblico, progettata dall’Università di Tubinga (Germania)  per illustrare le teorie spazio temporali formulate da Albert Einstein. Per approdare infine a Cyclosna, scultura fredda e macchinosa creata appositamente per l’occasione dall’artista svizzero Paul Wedmer ed esposta nel giardino delle Sculture Nasher legata al tema dell’eternità del tempo ma che rimanda all'idea delle gare ciclistiche.



 

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